video suggerito
video suggerito

“Suicidio termine inesatto. E noi siamo ombre”: l’ultima intervista al papà che si è ucciso dopo la figlia

Alessandro Giacoletto, il medico 64enne che si è tolto la vita insieme alla moglie Cristina Masera, farmacista di 59 anni, a inizio dicembre aveva raccontato a un giornale il dramma della figlia Chiara, vittima di abusi da bambina. La ragazza si è impiccata nel 2022, al padre una volta confidò: “Sarebbe meglio il cancro: quello potrei toglierlo, questo no”.
A cura di Susanna Picone
498 CONDIVISIONI
Una foto della famiglia condivisa su Facebook dalla Farmacia San Giovanni
Una foto della famiglia condivisa su Facebook dalla Farmacia San Giovanni

“Suicidio è, in questi casi, un termine inesatto. Chi pone fine alla sua vita a causa di una violenza è vittima di un ‘omicidio psichico’ e il suo aguzzino è un assassino”: così Alessandro Giacoletto, il medico 64enne che si è tolto la vita insieme alla moglie Cristina Masera, farmacista di 59 anni, diceva pochi giorni prima di morire in una intervista al giornale locale “L’Eco del Chisone”. Il medico parlava di quanto era accaduto alla figlia Chiara, trovata impiccata in casa nel gennaio di due anni fa.

Chiara aveva deciso di farla finita al termine di una giornata apparentemente "normale". Vittima di abusi sessuali da bambina, non aveva superato quel dolore. E i suoi genitori, a loro dire “ombre” dopo la morte della figlia, il 9 dicembre sono stati trovati privi di conoscenza nella loro auto chiusa in garage. Come la figlia, hanno scelto di togliersi la vita.

Una storia drammatica quella che arriva da Orbassano, la notizia del suicidio dei due coniugi dopo il dramma della figlia ha suscitato un'ondata di emozione anche sui social, con tante persone che conoscevano i due professionisti e hanno voluto ricordarli. Nell’intervista pubblicata il 4 dicembre papà Alessandro parlava della figlia Chiara come di una ragazza “bella e sognatrice”, che somigliava molto, anche fisicamente diceva, a Giulia Cecchettin, vittima di femminicidio un anno fa. Amante dello studio e della letteratura, dopo una infanzia e una adolescenza in apparenza "normali", le cose per lei erano cambiate all’età di 23 anni, quando la ragazza stava frequentando la facoltà di Medicina.

Il suo malessere venne alla luce con attacchi di panico, ansia, insonnia, incubi. Chiara chiese aiuto, la seguirono psicologi, psicoterapeuti e psichiatri, e gli stessi genitori per anni avevano cercato di comprenderla e salvarla. Ma solo nel 2018 avevano scoperto, leggendo un diario lasciato aperto quasi per caso, il perché del suo dolore. Chiara aveva subito abusi sessuali da un parente, poi deceduto. Al padre una volta confidò: “Sarebbe meglio il cancro: quello potrei toglierlo, questo no”.

Prima di togliersi la vita, la giovane aveva scritto 5 lettere alle persone a lei care per chiedere scusa per il suo gesto. “Oltre ai terribili casi che la cronaca ci espone a ritmo impressionante e che tutti conoscono e condannano – diceva il padre nell’intervista – esiste un mondo sommerso di situazioni esistenziali meno visibili, ma infinitamente più vasto. Mi riferisco alle donne che subiscono molestie o abusi in età infantile o adolescenziale, talora in contesti di degrado, talora all'interno di famiglie cosiddette ‘normali’. L’esperienza ci insegna che, fino a quando non si subisce in modo diretto un dramma, non è possibile comprenderne sino in fondo la profondità o l’intensità”.

Dopo la morte della ragazza, i genitori avevano deciso di vendere la propria quota della farmacia di Orbassano e devolvere il ricavato in beneficenza. E avevano raccontato di aver scoperto anche tante storie simili a quella della loro famiglia. “Ancora oggi, se il reato di abuso o molestia contro un minore è antecedente di dieci anni alla denuncia o al ricordo del fatto, questo cade in prescrizione e il responsabile non è perseguibile”.

I genitori di Chiara, ricoverati dal 9 dicembre in condizioni disperate nel reparto di rianimazione all'ospedale San Luigi, sono morti uno a pochi giorni di distanza dall’altro. Prima si è spenta la madre, il 18 dicembre, il 23 è deceduto il papà. Nel racconto al giornale, avevano detto appunto di sentirsi "soltanto ombre" dopo la morte della figlia.

La sindaca di Orbassano, Cinzia Bosso, ha pubblicato sui social una foto con tre candele accese: "Possiate ora riposare in pace tutti e tre insieme, a noi resterà per sempre il vostro ricordo".

498 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views