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Chi è Paola Pettinà, la finta badante accusata di aver drogato e ucciso gli anziani a Vicenza

Si aggrava la posizione della finta badante, Oltre all’omicidio dell’81enne Imelda Stevan, per il quale è finita in carcere, si indaga su 4 morti sospette. La 46enne di Sondrigo (Vicenza) avrebbe acquistato 272 confezioni di Xanax, secondo quanto emerge.
A cura di Biagio Chiariello
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La posizione di Paola Pettinà, la falsa badante accusata di aver intossicato gli anziani di cui si prendeva cura con dosi massicce di farmaci, si aggrava. Oltre all'omicidio dell'81enne Imelda Stevan, per il quale è finita in carcere, ci sono altre tre morti sospette sul caso della 46 anni di Sandrigo, in provincia di Vicenza.

Nelle 77 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare, emerge come la donna – ora rinchiusa nel carcere di Montorio – fingendosi un'operatrice socio-sanitaria, avrebbe somministrato ingenti quantità di Tavor, Xanax e Lorazepam. Nel contesto dell'accusa emerge il nome del compagno convivente, che Pettinà avrebbe tentato di avvelenare facendogli credere di assumere un multivitaminico, e quello della madre di lui, deceduta in circostanze sospette.

Secondo quanto emerso dalle indagini, la finta badante otteneva i medicinali utilizzando fotocopie di ricette in bianco, assicurando in farmacia di avere gli originali a casa. La 46enne avrebbe acquistato, in un arco di pochi mesi, 272 confezioni di Xanax in 25 farmacie diverse.

“Forse ho esagerato con le benzodiazepine, ma vedevo gli anziani agitati, non volevo far loro del male”, avrebbe detto la donna ai carabinieri che mercoledì sera hanno eseguito l’ordinanza.

"Siamo distrutti e arrabbiati, anche con noi stessi perché la mamma gliel’abbiamo affidata noi. Il fatto che sia stata arrestata un po’ ci solleva, ma ora vogliamo giustizia. E soprattutto vogliamo sapere perché avrebbe fatto tutto questo", hanno dichiarato i figli di Imelda Stevan, la prima vittima individuata, al Giornale di Vicenza.

"Di quella donna ci siamo fidati, perché si presentava bene e anche per il fatto che era italiana e questo favoriva la comunicazione senza creare problemi. Dava l’idea di sapere il fatto suo, non potevamo immaginare in che mani avevamo messo la mamma". E chiedono: "Al di là di indagini, processi ed eventuali condanne, quello che ci preme sapere è la ragione del comportamento di questa donna. Cosa le aveva fatto nostra madre?".

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