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Tirapugni, svastiche e simboli fascisti: 11 estremisti di destra indagati per odio razziale

Attraverso la piattaforma Telegram gli undici estremisti di destra avrebbero propagandato idee naziste e fasciste sulla superiorità della razza bianca, nonché sull’odio razziale nei confronti degli ebrei, e anche istigato a commettere atti di violenza sempre per motivi etnici e razziali. Le indagini sono state condotte dalla Procura di Milano.
A cura di Davide Falcioni
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Avevamo un vero e proprio culto per Hitler e Mussolini, oltre che per altri gerarchi nazisti e picchiatori fascisti. Un culto che rischiava di sfociare anche in violenza, visto che nelle loro case sono stati trovati tirapugni e altri pericolosi oggetti: per questo la Procura di Milano ha disposto nelle ultime ore perquisizioni nei confronti di undici ragazzi tra i 19 e i 24 anni in tutta Italia, tutti accusati di istigazione a delinquere aggravata dall'odio razziale. Le indagini sono state coordinate dal pubblico ministero Leonardo Lesti e condotte dalla Polizia Postale con la collaborazione della Digos; nel corso dei sequestri sono state trovate, tra le altre cose, bandiere naziste, croci celtiche e copie del saggio di Hitler Mein Kampf.

Attraverso la piattaforma Telegram – e in particolare canali e gruppi chiamati "Tricolore del sangue italico", "Ordine attivo terzista", "Spirito fascista", "Rinascita popolare italiana" e "Sangue e suolo", gli undici estremisti di destra avrebbero propagandato idee naziste e fasciste sulla superiorità della razza bianca, nonché sull'odio razziale nei confronti degli ebrei, e anche istigato a commettere atti di violenza sempre per motivi etnici e razziali.

Dove sono state condotte le perquisizioni

Le perquisizioni sono avvenute nelle province di Catanzaro, Brianza, Lecco, Milano, Como, Bari, Barletta-Andria, Pistoia, Salerno e Rovigo. Le indagini degli agenti del Centro operativo per la sicurezza cibernetica abbracciano il periodo dal dicembre 2023 al settembre 2024 e sono state condotte con intercettazioni telefoniche e analisi delle conversazioni sui social. Sono emersi “contenuti nazionalsocialisti”, “suprematisti”, “razzisti” ed “antisemiti” e “continui incitamenti alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali ed etnici”.

Dodici neofascisti arrestati nei giorni scorsi

Pochi giorni fa la Procura di Bologna, coadiuvata dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, ha ordinato 12 misure cautelari in carcere e 13 perquisizioni domiciliari a carico di individui appartenenti al gruppo neonazista e suprematista "Werwolf Division" (il nome viene dai "lupi mannari" nazisti guidati da Heinrich Himmler per contrastare l’avanzata delle forze alleate e sovietiche in Germania alla fine della Seconda guerra mondiale). Gli indagati sono tutti accusati di associazione con finalità di terrorismo, propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa e detenzione illegale di arma da fuoco.

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"Miravano ad instaurare uno stato autoritario"

Secondo gli inquirenti gli arrestati costituivano una "vera e propria ‘cellula organizzata’, già in fase operativa e in grado di realizzare attentati anche con le tecniche usate dai cosiddetti ‘lone wolves’ (lupi solitari, ndr) sia suprematisti che jihadisti". Secondo la Procura di Bologna gli indagati puntavano al sovvertimento dell’attuale ordinamento per "l’instaurazione di uno Stato etico e autoritario incentrato sulla ‘razza ariana’", anche con il progetto di azioni violente nei confronti di alte cariche delle istituzioni.

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