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Cosa ha detto Nicola Lagioia su Valditara e perché il ministro l’ha querelato per diffamazione

Il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ha querelato per diffamazione lo scrittore Nicola Lagioia. A farlo sapere è stato lo stesso Lagioia. La richiesta sarebbe di un risarcimento da 20mila euro. Alla base della querela ci sarebbe una presa in giro ai danni del ministro per un tweet “sgrammaticato”, avvenuta in tv a marzo.
A cura di Luca Pons
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Il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara ha querelato lo scrittore Nicola Lagioia per una presa in giro ironica avvenuta in tv. Il ministro ha infatti depositato una denuncia nei confronti dello scrittore barese, per anni direttore del Salone internazionale del libro di Torino, che lo ha fatto sapere sui suoi profili social. A motivare la querela – con richiesta di risarcimento da 20mila euro – sarebbe stata una presa in giro avvenuta a marzo, durante una trasmissione televisiva, a seguito di un tweet "sgrammaticato" di Valditara.

Una nuova polemica del ministro con un intellettuale, quindi, dopo che quella con Christian Raimo si era conclusa con una sospensione di tre mesi per l'insegnante. In questo caso, però, non si parla di un attacco ‘politico' rivolto a Valditara, ma di una semplice battuta ai suoi danni. Il ministro però ha parlato di "libertà di insulto", di "offesa" e di "ingiuria" difendendosi dalle critiche delle opposizioni. L'udienza è fissata per il prossimo 18 aprile. Ecco cosa aveva scritto il ministro e cosa ha poi affermato Lagioia in televisione.

Il tweet sgrammaticato di Valditara e le reazioni

A sollevare l'ironia di molti era stato un tweet di Valditara risalente al 28 marzo di quest'anno. Si parlava di una proposta circolata in quei giorni, e appoggiata dal ministro: far effettuare agli studenti stranieri dei test di italiano nel momento in cui si iscrivono alla scuola pubblica, per valutare il loro livello ed eventualmente far partire delle lezioni extra, obbligatorie, per imparare la lingua. Una norma che poi è entrata, in modo leggermente diverso, in un decreto Scuola.

Il ministro il 28 marzo aveva scritto questa frase: "Se si è d'accordo che gli stranieri si assimilino sui valori fondamentali iscritti nella Costituzione ciò avverrà più facilmente se nelle classi la maggioranza sarà di italiani, se studieranno in modo potenziato l'italiano laddove già non lo conoscano bene, se nelle scuole si insegni approfonditamente la storia, la letteratura, l'arte, la musica italiana, se i genitori saranno coinvolti pure loro nell'apprendimento della lingua e della cultura italiana e se non vivranno in comunità separate. È in questa direzione che noi intendiamo muoverci".

Un periodo decisamente lungo, con più di un passaggio dalla dubbia correttezza grammaticale. Tanto che, il giorno dopo, Valditara aveva risposto alle battute arrivate online con un altro post: "Quando si detta un tweet al telefono non si compie un'operazione di rigore linguistico e si è più attenti al contenuto", aveva scritto, confermando di fatto che il "rigore linguistico" in quel tweet non c'era.

Le parole di Lagioia in tv che hanno spinto il ministro alla querela

Il giorno successivo, il 30 marzo, Nicola Lagioia era stato tra gli ospiti del programma Chesarà, programma di Rai 3 condotto da Serena Bortone. Uno degli argomenti della puntata era stato proprio la proposta di un test di italiano per gli studenti stranieri, da molti nell'opposizione considerato discriminatorio e un modo per tornare all'idea di classi separate per immigrati.

"Molti dimostrerebbero probabilmente di padroneggiare l'italiano più del ministro Valditara", aveva affermato Lagioia. "In un tweet si è poi scusato lui stesso, era totalmente sgrammaticato". E ancora: "Se ci fosse la lingua italiana come accesso alla cittadinanza… Se partecipassero, diciamo così, agli esami, probabilmente Valditara lo fallirebbe e molti di questi studenti invece passerebbero. Facciamo il test di italiano al ministro. Ma lo ha già cannato eh".

Questo l'intervento che, stando a quanto riportato dallo scrittore, sarebbe alla base della querela. "La mia colpa consisterebbe nell’aver criticato lo stile di un suo tweet, scritto a mio parere molto male sulla limitazione degli stranieri nelle classi italiane. Quel tweet fu attaccato da tantissime persone in quei giorni per la sua nebulosità, con toni ben più aspri del mio. Ma il ministro decide di querelare me", ha scritto Lagioia sui social.

Lagioia: "Intento intimidatorio", Valditara: "No libertà di insulto"

"Il ministro si è sentito leso per come l’ho preso in giro in trasmissione", ha aggiunto. "Nel paese in cui l’ultimo Nobel per la letteratura è andato a chi ‘nella tradizione dei giullari medievali fustiga il potere e riabilita la dignità degli umiliati' credevo fosse lecito. Ma forse non siamo più quel paese", ha detto ancora, ricordando Dario Fo.

Lagioia ha poi allargato la riflessione: "Giudicate voi se volete vivere in un paese in cui non si può criticare un potente in questo modo. Il ministro ha dichiarato che siccome il danno che mi chiede è civile e non penale, la libertà d'espressione sarebbe salva. A me invece l'intento intimidatorio sembra chiaro". La prima udienza è stata fissata il 18 aprile 2025. Ironicamente, ha sottolineato lo scrittore, si tratterà anche del compleanno di Lagioia.

Lo stesso ministro, chiamato in causa dagli attacchi dell'opposizione – soprattutto Pd, Movimento 5 stelle e Alleanza Verdi-Sinistra – a seguito della querela, ha poi ulteriormente risposto: "Prendo atto che l'onorevole Schlein è per la libertà di insulto", ha affermato rispondendo alla segretaria dem che difendeva Lagioia. "Confonde la critica con l'offesa e l'ingiuria. Non è questa la cultura del rispetto che ci sforziamo di insegnare ai nostri giovani".

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