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Opinioni

Perché l’uccisione del generale Kirillov è un guaio per Putin

Lo “zar” delle armi chimiche ha avuto il merito dei successi nell’ultimo anno di guerra, dicono gli esperti sentiti da Fanpage.it. La collaborazione con la Siria e il ruolo di una risorsa naturale. E dopo i successi degli attentati dei servizi ucraini, a Mosca arriva la paura.
A cura di Riccardo Amati
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Igor Kirillov era per Vladimir Putin quel che “Ali il Chimico” fu per Saddam Hussein. Entrambi avevano il grado di generale ed erano il punto di riferimento dei rispettivi regimi per la produzione, lo stoccaggio e l’utilizzo di armi chimiche. Entrambi erano molto importanti per i loro datori di lavoro e molto odiati dai nemici. Entrambi hanno fatto una brutta fine.

Destini comuni

Per i più giovani o per chi ha la memoria corta, “Ali il Chimico” era il soprannome del generale — nonché cugino di Saddam — Ali Hassan al Majid, responsabile di aver fatto uccidere con gas cianidrici tra 50mila e 180mila curdi nel nord dell’Iraq, secondo i giudici di Baghdad, Humans Rights Watch e altre organizzazioni umanitarie.

Per ordine del generale Kirillov è stata ammazzata meno gente. Ma attenzione a sottostimare la capacità letale del russo: a parte l’uso a quanto pare capillare ma “moderato” dei gas sul fronte ucraino, Kirillov ha avuto un ruolo di supporto quando non decisionale negli attacchi coi gas da parte dell’esercito di Bashar al Assad contro i ribelli in Siria, dicono gli addetti ai lavori.

“Ali il Chimico” fu impiccato a Baghdad dopo la quarta condanna a morte per crimini contro l’umanità. Il generale Ivan Kirillov è saltato in aria a Mosca il giorno dopo esser stato incriminato in absentia dalla magistratura di Kyiv per l’uso di armi chimiche proibite in 4.800 casi nell’ultimo anno e mezzo di guerra.

L’impudente quanto efficace azione dell’Sbu, il servizio segreto ucraino, ha dimostrato una volta di più le disfunzioni dei servizi di sicurezza russi e scosso i nervi dell’establishment militare e politico moscovita. Non perché il generale ammazzato sia insostituibile. Ma perché ci si chiede chi sarà il prossimo bersaglio, dato il successo degli antenati già compiuti dal nemico sul suolo russo.

Terrore a Mosca

L’ultimo, pochi giorni fa. Quando un’autobomba ha fatto fuori Sergei Yevsyukov, direttore del carcere di Olevinka, dove Kyiv ritene siano stati torturati e poi uccisi prigionieri di guerra ucraini. In novembre, con lo stesso metodo veniva tolto di mezzo uno dei comandanti della Flotta del Mar Nero, Valery Trankovsky. Prima di loro, molti altri, L'Sbu sta diventando “il nuovo Mossad”, dicono alcuni osservatori.

“Prendendo di mira comandanti accusati di crimini di guerra, Kyiv cerca di demoralizzare chi della guerra è responsabile”, ha scritto su Spectator l’accademico Mark Galeotti, direttore di Mayak Intelligence. “Se nemmeno i generali che vivono a Mosca sono al sicuro, si spera che sempre più ufficiali cerchino di non farsi coinvolgere troppo attivamente nel conflitto, anche se non possono condannarlo in modo esplicito”.

Le ripercussioni sono anche sulla gente comune. Che nella maggior parte del Paese, a partire dalla capitale, vede la guerra come qualcosa di lontano, di cui si parla in televisione. Per i residenti di Ryazansky Prospect, dove è scoppiata la bomba che ha ucciso Kirillov, la guerra è improvvisamente diventata molto reale. A sette chilometri scarsi dal Cremlino.

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Promesse di rappresaglia

Il vice segretario del Consiglio di Sicurezza russo, Dmitry Medvedev, promette sfracelli. La propagandista Olga Skabayeva afferma nel suo talk show che Zelensky "ha firmato la sua condanna a morte". Più realisticamente, è probabile che si assista a un’intensificazione degli attacchi russi su città e infrastrutture ucraine nei prossimi giorni.

Fatto sta che Putin ha subìto un nuovo smacco, dopo quello della caduta del regime di Assad. Se questo possa influire positivamente sulla prospettiva di un cessate il fuoco dopo il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, è tutto da vedere.

Per il momento, l’utilizzo di armi chimiche sul fronte e negli attentati di Fsb, Gru e altri servizi segreti di Mosca contro dissidenti e “traditori” continuerà: Kirill aveva fatto un buon lavoro e i suoi successori hanno la strada spianata.

Gas sulle trincee

“Alcuni reparti dell’esercito ucraino con cui sono in contatto riferiscono di aver subìto anche tre o quattro attacchi giornalieri con i gas, negli ultimi diciotto mesi”, dice a Fanpage.it Hamish de Bretton-Gordon, consulente per la difesa nucleare batteriologica e chimica (Cbrn), già colonnello dell’esercito britannico al comando del reggimento Cbrn delle forze Nato e autore di Chemical Warrior (Headline, 2020).

“Si tratta, in questo caso, di gas che non uccidono ma che costringono i soldati a uscire dalle trincee, venendo a tiro dell’artiglieria, dei droni e del fuoco diretto delle forze russe. La tattica risale alla Prima guerra mondiale ma resta valida in una guerra d’attrito. Ritengo che i progressi fatti nell’ultimo anno dall’esercito di Mosca siano dovuti in gran parte a questo”.

L’utilizzo di gas denunciato da Kyiv è stato confermato da Usa e Regno Unito. In particolare, gli americani dicono di aver le prove di attacchi con la cloropicrina, un agente tossico soffocante. Anche se talvolta è classificata come semplice gas anti-sommossa, la sostanza può avere conseguenze gravi sull’organismo ed è proibita dalla Convenzione sulle armi chimiche del 1993, di cui la Russia è firmataria.

L’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Obcw) ha rilevato la presenza di sostanze tossiche sulle trincee ucraine. Per Mosca è una false flag di Kyiv per incolpare il nemico. “Non avrebbe senso”, nota Lennie Phillips, esperto di armi chimiche per il think tank londinese Rusi.“In Siria si sono usate armi chimiche in modo massiccio e impunito”, argomenta l’accademico al telefono con Fanpage.it. “Perché mai gli ucraini dovrebbero prendersi la briga di costruire una false flag che serve a poco o niente”?

Kirillov il propagandista

La portavoce del ministero degli Esteri russo (Mid) Maria Zakharova ha dato la colpa dell’uccisione di Kirillov all’Occidente “complice” di Kyiv. E ha celebrato il generale come un eroe per aver “smascherato” un sacco di presunte malefatte anglosassoni. Al ruolo di “zar” delle armi chimiche, infatti, Kirillov abbinava quello di propagandista di una serie di fake news da far impallidire la stessa Zakharova.

Fu lui a diffondere la bufala dei biolaboratori statunitensi in Ucraina, quella dei droni per diffondere la malaria, e quella della preparazione di una bomba nucleare “sporca” da parte di Kyiv. Accuse smentite, o se preferite debunked, da chiunque se ne sia occupato, perché del tutto inconsistenti.

“Era un agente cruciale per la narrativa del Cremlino, e anche per questo motivo è entrato nel mirino dell’Sbu”, commenta Bretton-Gordon.

Tra le balle del generale assassinato, spicca l'accusa che l’attentato al novichok del 2018 a Salisbury contro Sergei Skripal fosse una "provocazione" britannica, e non la maldestra operazione di due agenti del Gru, il servizio segreto militare russo. Peccato che i due furono ripresi in video vicino alla casa di Skripal. Un’inchiesta di Christo Grozev per Bellingcat completò il debunking.

"Kirillov era direttamente coinvolto nell’operazione Salisbury", racconta Hamish Bretton-Gordon. “È stato il suo team a fornire il novichok e a formare la squadra impegnata nell’attentato”, risulta al colonnello. “Quella quantità avrebbe potuto uccidere centinaia di persone. È un caso che non sia successo”.

Tra le operazioni di propaganda guidate dal generale Kirillov, la missione Covid in Italia nel 2020. Più un esercizio di soft power che di spionaggio. Senz’altro, un bel colpo pubblicitario per Mosca.

Igor Kirillov era in prima linea anche per smentire a raffica le accuse a Bashar al Assad di usare armi chimiche durante la guerra civile: “Manipolazioni e provocazioni americane”, diceva. In linea con i comunicati ufficiali del Mid.

“In realtà il generale e uomini del suo team erano spesso in Siria, per collaborare al programma armi chimiche di Assad e per studiare gli effetti delle stesse sulle persone colpite”, sostiene Bretton-Gordon. “Si trattava anche di raccogliere informazioni per un utilizzo dei gas in Ucraina”.

La maggior parte degli oltre 80 attacchi chimici attribuiti alle forze governative siriane furono condotti con raid aerei. Dopo l'arrivo, nel dicembre 2015, delle batterie S-400 russe, nessuno poteva decollare senza l'approvazione della missione da parte del comando russo. Questo rende la corresponsabilità di Mosca nei bombardamenti con gas non solo plausibile, ma inevitabile.

“La Russia di Putin ha sviluppato il programma della Siria per questi armamenti. Tutto avveniva in simbiosi, e la cooperazione sulle armi chimiche è uno dei motivi della difesa a oltranza che Putin ha fornito ad Assad”, afferma Hamish Bretton-Gordon.

Le prove raccolte dall'Obcw smontano la pretesa russa che Damasco non usasse armi chimiche. Lennie Phillip era team leader della missione di fact-finding dell’organizzazione tra il 2015 e il 2017: "Non ho dubbi. Khan Shaykhun fu colpita da bombe al sarin sganciate dall'aviazione di Assad. Ricordo le analisi: settimane dopo, il veleno era ancora nel sangue delle vittime". L'attacco causò oltre 70 morti e 400 feriti.

Rocce di fosfato

Un interprete che aveva partecipato a vertici tra i ministri degli Esteri di Siria e Russia, nel 2018 ci confidò che uno dei temi prioritari nell’agenda russa negli incontri — risalenti a qualche anno prima — era quello delle miniere di rocce di fosfato di cui il Paese arabo abbonda. Il fosfato serve per produrre fertilizzanti. Le rocce da cui si estrae a volte contengono uranio.

Il fosfato può servire anche per la guerra: "Trattato, si trasforma in acido fosforico e poi in composti a base di fosforo, fino a diventare, in alcuni casi, un componente per armi chimiche", spiega Phillips. "Se un Paese dispone di miniere di fosfato e vuole produrre armi chimiche, è logico che utilizzi le proprie risorse naturali".

Il controllo sull'export di rocce di fosfato dalla Siria è stato a lungo nelle mani della russa Stroytransgaz, società di proprietà di Gennady Timchenko, amico storico di Putin e tra gli uomini più ricchi della Russia. Le sanzioni occidentali hanno complicato il quadro, favorendo l’ingresso di numerosi intermediari nel mercato.

Sintomi e cure

Intendiamoci, le rocce di fosforo siriane erano esportate in mezza Europa, Italia compresa. La stessa Ucraina è stata un cliente. Ma è interessante come il legame tra la Siria di Assad, la Russia di Putin e le armi chimiche sembri passare anche da questa materia prima. Il cui commercio era stato assegnato a una delle persone più fidate del leader del Cremlino.

“La Siria è davvero molto importante per Putin, le armi chimiche anche”, conclude Bretton Gordon. “In pochi giorni ha perso la Siria e il responsabile delle sua guerra chimica. Le modalità dell’uccisione di Kirillov, inoltre, evidenzia una crisi delle agenzie di sicurezza, dovuta a sovrapposizioni e competizione tra di esse”.

Secondo l’esperto, sono tutti sintomi che nel 2025 potrebbero convincere Putin a una cura che finora non ha mai voluto davvero provare: la trattativa per fermare la guerra, anche a costo di alcuni degli obiettivi prefissati.

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Giornalista e broadcaster. Corrispondente da Mosca a mezzo servizio (L'Espresso, Lettera 43 e altri - prima di Fanpage). Quindici anni tra Londra e New York con Bloomberg News e Bloomberg Tv, che mi inviano a una serie infinita di G8, Consigli europei e Opec meeting, e mi fanno dirigere il servizio italiano. Da giovane studio la politica internazionale, poi mi occupo di mostri e della peggio nera per tivù e quotidiani locali toscani, mi auto-invio nella Bosnia in guerra e durante un periodo faccio un po' di tutto per l'Ansa di Firenze. Grande chitarrista jazz incompreso.
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