Dona un rene a uno sconosciuto e innesca una catena di trapianti: salvate tre persone
Uno straordinario gesto di altruismo ha dato il via a una catena di donazioni e trapianti incrociati che ha consentito a tre pazienti, residenti a Padova, L’Aquila e Bologna, di tornare a una vita normale. Protagonista della vicenda, resa nota dal Centro Nazionale Trapianti (CNT), è stato un uomo che, con una cosiddetta "donazione samaritana", ha deciso di donare da vivo uno dei suoi reni a una persona sconosciuta, affidandolo alla Rete nazionale trapianti.
Cos'è la donazione samaritana
Ma cos'è la donazione samaritana? Si tratta di un atto di generosità unico, in cui un donatore sano offre il proprio organo senza legami personali con il ricevente, in forma anonima e gratuita. Questo gesto, che richiede un complesso iter di valutazioni cliniche, psicologiche e legali, è decisamente raro in Italia: negli ultimi nove anni, solo nove persone hanno intrapreso questo percorso, con l’ultimo caso registrato oltre cinque anni fa, prima della pandemia di Covid.
Tre prelievi e trapianti organizzati in una giornata
Le donazioni e i trapianti, effettuati nel novembre scorso, sono stati organizzati in una sola giornata, con una precisione cronometrica. I prelievi sono stati realizzati simultaneamente nei tre ospedali coinvolti, e i reni sono stati trasferiti ai rispettivi centri di destinazione grazie all’intervento della Polizia stradale, che ha utilizzato Lamborghini Urus e Huracan appositamente attrezzate per il trasporto di organi. Una volta consegnati, gli organi sono stati trapiantati con successo nei tre pazienti, in contemporanea. Tutte le persone coinvolte, donatori e riceventi, sono state dimesse in buone condizioni di salute pochi giorni dopo. Complessivamente, l’operazione ha mobilitato 110 operatori sanitari tra medici, infermieri, biologi e psicologi, con il coordinamento del Centro nazionale trapianti e delle strutture regionali di Veneto, Abruzzo ed Emilia-Romagna.
Nello specifico, come spiega il CNT, "il donatore samaritano si è affidato al Centro trapianti rene-pancreas dell’Ospedale di Padova diretto dalla professoressa Lucrezia Furian, e prima di essere ammesso al programma di donazione ha dovuto affrontare un rigoroso iter di valutazione clinica, immunologica e psicologica. Come definito dal protocollo nazionale vigente, ben due commissioni di parte terza, una a livello regionale e una a livello nazionale, hanno vagliato la candidatura del volontario, fino al via libera definitivo del Tribunale competente territorialmente, che ha autorizzato il prelievo da vivente, accertando la libertà e la consapevolezza della decisione. È importante sottolineare che la procedura di prelievo non comporta particolari rischi per chi decide di sottoporvisi, e una volta effettuata il donatore può tornare a una vita perfettamente normale".
Come si sono svolti i tre trapianti di reni
Dopo il via libera da parte del magistrato, il Centro nazionale trapianti diretto dal dottor Giuseppe Feltrin ha accettato la donazione dell’organo utilizzandola per far scattare una serie di trapianti concatenati tra coppie donatore-ricevente tra loro incompatibili. Il rene del samaritano è stato assegnato a un paziente in cura presso il Centro trapianti dell’Ospedale San Salvatore dell’Aquila. Un parente del ricevente aquilano (incompatibile con quest’ultimo) ha donato a sua volta un rene che è stato assegnato a un paziente del Centro trapianti di rene del Policlinico Sant’Orsola di Bologna e affidato al responsabile chirurgico professor Matteo Ravaioli. Anche in questo caso un familiare del trapiantato ha donato un rene che è stato destinato a un paziente iscritto nella lista d’attesa ordinaria presso il Centro trapianti di Padova. In questo modo la catena di donazioni si è chiusa con la realizzazione di tre trapianti, tutti perfettamente riusciti.