Nella manovra finanziaria 10 mln per ricercatori precari Cnr, Caso (5s): “Segnale contro tagli del governo”
È stato approvato l’emendamento alla manovra finanziaria, sottoscritto congiuntamente da M5S, Pd e Avs, per la stabilizzazione dei ricercatori precari del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche). Grazie a questo emendamento, verranno stanziati circa 10 milioni di euro all’anno per garantire la stabilizzazione di circa duecento precari.
I ricercatori del CNR vivono, da anni, in una condizione di assoluta incertezza dovuta a finanziamenti instabili, contratti a tempo determinato e assegni di ricerca. Maria Chiara Carrozza, presidente del CNR, è di tutt'altro avviso: ha infatti fin da subito respinto l’idea di una stabilizzazione, alimentando forti preoccupazioni tra i ricercatori.
In risposta, gli stessi si sono dichiarati in assemblea permanente, occupando la sede centrale del CNR a Roma il 28 novembre scorso. La protesta è iniziata dopo un incontro con la presidente Carrozza, durante il quale sarebbe stata proposta soltanto l’organizzazione di un concorso per 90 posti, una soluzione considerata insufficiente rispetto al numero elevato di precari.
Al CNR, si stima che ci siano infatti circa 4.000 ricercatori precari, di cui 1.200 con contratti a tempo determinato e 2.800 con assegni di ricerca. Sebbene sia difficile ottenere una stima precisa della situazione, è chiaro che questa sia particolarmente critica, con stipendi che variano tra i 1.200 e i 2.000 euro al mese. Molti di loro si trovano in una condizione di precarietà che dura mediamente tra i 4 e i 5 anni, ma alcuni prolungano questa condizione anche per più di 10 anni.
Abbiamo intervistato Antonio Caso, Capogruppo M5S in Commissione Cultura, firmatario dell'emendamento.
Quale ruolo ha avuto il Movimento 5 Stelle in questa causa?
Il nostro ruolo è stato quello di parlarne e accendere i riflettori sulla causa. Come Movimento abbiamo provato per molto tempo ad affrontare questo tema, tra ordini del giorno ed emendamenti vari. Tengo molto a questa causa, l'ho affrontata fin dall'inizio. Anche io vengo da sette anni di ricercatore precario, assegnista di ricerca.
Come vi siete organizzati insieme ai ricercatori e ai sindacati?
Abbiamo organizzato eventi e incontri insieme, che negli ultimi tempi si sono intensificati. I ricercatori Precari Uniti, insieme ai sindacati, si sono dichiarati in assemblea permanente al Consiglio Nazionale delle Ricerche, occupandolo di fatto, anche la notte. Sono ancora lì. Sono stato con loro insieme a Giuseppe Conte, che ha fatto un appello alla professoressa Maria Chiara Carrozza, presidente del CNR, chiedendole di sposare questa battaglia. Carrozza si è rivelata distante dalla protesta. Per i ricercatori è questa una delle principali preoccupazioni, che non ci fosse la loro stessa presidente con loro. Allo stesso modo, anche le altre opposizioni, in particolare Pd e Avs sono state presenti a questi incontri.
Qual è la cifra apposta dall'emendamento?
L'emendamento, che è l'unione di diversi emendamenti di tutte e tre le forze politiche, è stato reso possibile perché coperto con parte dei fondi del famoso "tesoretto", cioè la quota destinata alle opposizioni in Legge di Bilancio. Si tratta di 10 milioni di euro annui, in media, dall'anno prossimo a tempo indefinito. Da calcoli si immagina che con questa cifra si possano stabilizzare circa duecento precari.
L’importo stanziato è quello che era stato chiesto?
Nell'emendamento abbiamo 9 milioni per il 2025, 12 milioni e mezzo per il 2026, dieci milioni e mezzo dal 2027 in poi, per l'assunzione di ricercatori, tecnologi, tecnici e amministrativi. Tutti i ricercatori che verranno assunti tramite questo emendamento saranno assunti a tempo indeterminato. Saranno certo ancora una piccola quota. Questo non potrà risolvere in toto la situazione del precariato dei ricercatori. Si parla di 4mila precari. Abbiamo fatto presente fin da subito che non avremmo potuto risolvere tutto il problema con il nostro esiguo tesoretto. Ma è certo un segnale, molto forte. Gli stessi ricercatori chiedevano di ricevere un segnale. Che fosse diretto alla presidente Carrozza, e ovviamente, che arrivasse al Governo.
Cosa sta facendo, secondo lei, il Governo per il futuro dei ricercatori precari?
Il Governo sta continuando a tagliare il comparto istruzione, come anche università e ricerca. Ripeto, assumere duecento precari a fronte di 4mila posti non significa che abbiamo risolto il problema, ma è un segnale forte e ci siamo impegnati molto per raggiungerlo. Abbiamo fatto in modo che all'interno dell'emendamento si esplicitasse il riferimento alla legge Madia, che dice che le amministrazioni, per superare il precariato, devono ridurre il ricorso ai contratti a termine e valorizzare la professionalità acquisita dal personale con rapporto di lavoro a tempo determinati. Al CNR ci sono molti progetti Pnrr, molti dei ricercatori sono assunti con fondi Pnrr e purtroppo dopo il termine di questi fondi, previsto per il 2026, c'è il nulla.
Quali saranno i prossimi passi del suo partito per garantire che i ricercatori precari del CNR possano continuare a beneficiare di miglioramenti nel loro status lavorativo?
Continueremo a presentare ordini del giorno ed emendamenti. Quello che ci diciamo sempre con i ricercatori è che la cosa importante è che se ne parli, bisogna richiamare l'attenzione del Paese intero. Dobbiamo tenere sempre a mente che se non investiamo in capitale umano e in innovazione, il Paese rischia di perdere la competitività che ancora abbiamo in Europa. Investire in capitale umano e in innovazione, significa investire in istruzione e ricerca. Parole chiave che portiamo avanti e che portano vanti anche le altre opposizioni.