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“Vorrei che la sua storia aiutasse altri”: parla il fratello di Mattia Virgona, 27enne morto sul lavoro

Un mese dopo il decesso di Mattia Virgona, operaio 27enne morto sul lavoro a Portopalo (Siracusa), il fratello Marco ha voluto ricordarlo in un’intervista rilasciata a Fanpage.it. “Oggi piangiamo un papà di un bimbo di due anni e mezzo, un fratello e un amico, non un operaio”.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Mattia Virgona, 27 anni
Mattia Virgona, 27 anni

È morto durante il turno di lavoro a Portopalo (Siracusa) il 27enne Mattia Virgona. L'operaio per il quale è stata aperta un'inchiesta dalla Procura di Siracusa, è stato travolto da un mezzo meccanico nel cantiere dove stava lavorando il 13 novembre scorso. Le indagini sono ancora in corso, ma secondo le prime informazioni reperite da Fanpage.it, l'uomo sarebbe stato investito dal veicolo guidato da un operaio senza brevetto.

Sul corpo di Virgona è stata eseguita l'autopsia, ma per i risultati bisognerà aspettare l'inizio del 2025. Dopo l'esame autoptico, svolto il 19 novembre all'ospedale di Siracusa, la salma è stata restituita ai familiari per la sepoltura. Un mese dopo il decesso, il fratello dell'operaio, Marco Virgona, ha voluto ricordare il 27enne in un'intervista rilasciata a Fanpage.it. 

"Questo non è un periodo semplice – ha raccontato Virgona -. Poco prima di perdere mio fratello, ho perso mio padre. Sicuramente questo è un colpo che non ci aspettavamo. Ho deciso di parlare e di raccontare chi era mio fratello perché non voglio che le persone si debbano trovare nelle circostanze di Mattia. Al Sud purtroppo succede tutti i giorni e i casi che vengono riportati dai media sono ancora pochi: ogni giorno, anche solo in Sicilia, sono tantissimi gli operai che lavorano in nero e che riportano gravi infortuni. Magari non denunciano per paura di ritorsioni o semplicemente perché hanno bisogno dei soldi per le loro famiglie".

Mattia Virgona morto sul lavoro il 13 novembre scorso
Mattia Virgona morto sul lavoro il 13 novembre scorso

"Per mio fratello è stata aperta un'inchiesta, ma le prime novità sulle indagini e sull'autopsia arriveranno con il 2025. La giustizia deve fare il suo corso, ma io sono consapevole che mio fratello purtroppo è morto. Qualsiasi cosa emerga da queste indagini, lui non tornerà indietro. Adesso mi sto occupando della sua famiglia e di suo figlio, perché è un bimbo di due anni e mezzo rimasto senza un papà. Sto cercando di non fargli mancare nulla dal punto di vista materiale ed emotivo".

A un mese dalla morte del fratello, Virgona sta ricostruendo il puzzle della vita del 27enne, alla ricerca di indizi che gli permettano di capire cosa è andato storto quel 13 novembre nel cantiere di Portopalo. "In questo mese non ho avuto contatti con i colleghi di Mattia – ha spiegato -. Ho visto alcune persone che hanno lavorato con lui al suo funerale, ma non ho avuto modo di confrontarmi. Ho cercato di non pensare alla vicenda giudiziaria in quel momento per dedicarmi a mio fratello e alla nostra famiglia. Anche io sto cercando di risollevarmi, ma faccio molta fatica".

Amici e parenti ai funerali di Mattia Virgona
Amici e parenti ai funerali di Mattia Virgona

Mattia ha lasciato un bimbo di due anni e mezzo e la compagna che oggi si divide tra lavoro e famiglia. "Per andare da mio nipote devo viaggiare. Non vivevamo nello stesso paese, ognuno di noi aveva la sua vita ma eravamo sempre in contatto. Stiamo cercando di occuparci al meglio di questo bimbo, gli abbiamo detto che il papà è in cielo col nonno su consiglio di una psicologa. Ogni volta che vuole chiedermi di suo padre mi indica il cielo. È straziante per noi pensare che tra qualche anno cercherà il suo papà e non lo troverà, ancora di più se penso che presto saprà la verità e saprà cosa è successo a Mattia".

"Quello che fa rabbia è che la vita di questa famiglia è stata spezzata nel pieno di mille progetti per il futuro – racconta ancora Virgona -. Mattia voleva una casa nuova, voleva sposare la sua compagna e soprattutto voleva crescere suo figlio. Mentre cercavo di ricostruire cosa è successo a mio fratello, ho scoperto di lui cose che neanche immaginavo. So che ha aiutato tante persone dando loro una mano quando avevano situazioni difficili a casa o prestando loro denaro. Del lavoro però non si era lamentato: era felice lì dov'era, non mi aveva mai detto di problemi relativi alla sicurezza. Era stato assunto anche da poco tempo, circa un anno, ma aveva fatto tutti i corsi necessari all'inizio del lavoro. Quello che fa male è pensare che la storia di Mattia non è unica: ci sono decine di persone che ogni giorno subiscono infortuni sul lavoro, che muoiono o che devono far fronte allo sfruttamento. Al Sud poi la situazione è critica: tantissimi lavorano in nero ed evitano di denunciare per paura di ritorsioni. Come famiglia vorremmo che queste storie non si verificassero più. Mia madre vorrebbe aprire un'associazione in memoria di Mattia in futuro, per il momento ci stiamo leccando le ferite".

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Il 13 novembre, giorno della morte di Mattia Virgona, altre tre persone sono decedute sul lavoro. "Tre lavoratori morti in 24 ore in Italia, sono numeri spaventosi – spiega ancora il fratello -. Più in generale, le condizioni del lavoro in Italia sono spaventose. Non voglio prendermela con il ragazzo che guidava il mezzo da lavoro perché non siamo qui a cercare il cattivo: probabilmente ha seguito le direttive di qualcuno che gli ha detto di mettersi alla guida. È un'intera catena malata che vorremmo smontare e spezzare anello per anello".

"Quando mio fratello è morto, sono stato avvertito da un suo collega. Io sono andato subito lì per vederlo, ma me lo hanno impedito perché purtroppo prima di andarsene ha sofferto molto. Sul posto c'era il medico legale e persone dell'Asl di Siracusa. Probabilmente c'era anche il conducente del mezzo che ha travolto Mattia, ma non ne sono sicuro".

"L'azienda per la quale lavorava mio fratello aveva fama di essere molto attenta alla sicurezza, molto rigorosa. Non riesco a capire cosa possa essere andato storto, perché quel giorno Mattia è stato travolto. Molta gente cerca di non assumersi le sue responsabilità, di non parlare. Se tutti ammettessero il loro ruolo in queste vicende, probabilmente non ci sarebbe neppure bisogno di indagare. In questo momento, prima ancora della giustizia per noi familiari, desidero che mio fratello non venga dimenticato, che della sua morte si parli, che non sia solo l'ennesimo caso di cronaca. Oggi piangiamo un ragazzo giovane che aveva messo su famiglia, un uomo buono, un bravo fratello, un papà entusiasta, un ottimo amico e un marito devoto, non l'operaio che lavorava in cantiere. Dietro queste storie ci sono persone ed è importante non dimenticarlo".

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