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Manovra 2025

Schlein attacca il governo sulla Manovra: “Aumentano stipendi ai ministri e bloccano il salario minimo”

Elly Schlein ha preso la parola aprendo l’Assemblea nazionale del Pd, e ha attaccato il governo Meloni sul tema della manovra 2025: “Mentre con una mano aumentano gli stipendi ai ministri, con l’altra bloccano il salario minimo”, ha detto. Il discorso della segretaria si è concluso con un appello: “Costruiamo un’alternativa, torneremo al governo del Paese”.
A cura di Luca Pons
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"Mentre con una mano aumentano gli stipendi ai ministri, con l'altra bloccano il salario minimo. Che non si dica che questo governo non sa scegliere le priorità". Lo ha detto la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, parlando in apertura dell'Assemblea nazionale del Pd a Roma. Un discorso che si è concluso con la segretaria che ha invitato il partito "mettersi al lavoro", dicendo: "Torneremo al governo del Paese". E in cui Schlein ha criticato anche Atreju, la rassegna di Fratelli d'Italia, dicendo che lì va in scena il "favoloso mondo di Ameloni".

Schlein ha attaccato misura, proposta in manovra, che porterebbe a un incremento di stipendio di oltre 7mila euro al mese per i ministri che non sono parlamentari.  Allo stesso tempo, proprio in manovra le opposizioni avevano rilanciato la proposta del salario minimo a 9 euro l'ora. Un emendamento che, però, è stato bocciato ancora una volta dal centrodestra, come avvenuto in passato quando la proposta è stata portata avanti.

"Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha detto di ‘aver sentito' che il salario minimo danneggerebbe 20 milioni di lavoratori", ha attaccato Schlein. "Ma sentito da chi? La Russa esca dalle chat di fake news di Trump e Musk", ha detto tra gli applausi dei presenti.

La segretaria dem ha attaccato la "manovra recessiva e di austerità" del governo Meloni, che ha"solo tagli tranne per il Ponte sullo Stretto, opera che continueremo a contrastare". Nel testo, ha detto invece, "non ci sono investimenti per fare ripartire economia e non c'è nulla per ridurre il costo dell'energia, che è il più alto in Europa in questo Paese".

E, come detto, concludendo il suo intervento Schlein ha prospettato il ritorno del Pd alla maggioranza e quindi al governo: "Siamo un grande partito popolare", ha detto. "Mettiamoci al lavoro per costruire con la società un'alternativa a questo governo, ci siamo. Torneremo al governo del Paese".

Proprio la "costruzione dell'alternativa" è stata al centro dell'intervento della segretaria, che ha più volte fatto appello all'unità. "Vogliamo un partito che non abbia timore di farsi scompigliare i capelli da un vento nuovo", ha affermato.

"Unità è anche la parola chiave del nostro percorso di costruzione di un campo progressista", ha continuato Schlein, dicendo che non si può aspettare troppo per costruire una coalizione di opposizione: "So che la politica ha i propri tempi e i tempi devono maturare. Essere primo partito ci impone maggiore generosità, ma non possiamo pensare di passare quest'anno a farsi ognuno gli affari propri e rinviare il dibattito alle prossime politiche. Continuiamo a coltivare battaglie comuni, perché siamo più forti".

La segretaria ha poi toccato il tema della riforma della giustizia e del rapporto dell'esecutivo con i magistrati ("il governo Meloni è impegnato in uno scontro istituzionale mai visto prima che fa male al Paese, in mondo in cui già dall'altra parte dell'oceano i miliardari vogliono scegliere i giudici"), ma anche dei centri migranti in Albania: "Meloni ancora non ci ha messo la faccia, è un clamoroso fallimento. Quei centri sono vuoti e rimarranno vuoti".

Infine, un passaggio sull'Autonomia differenziata, con la possibilità di un referendum nel 2025 che si fa sempre più concreta: "Noi abbiamo raccolto le firme per il referendum, siamo pronti ad andare avanti e portare il Paese al voto. La Corte costituzionale ha smontato lo ‘Spacca Italia' e nelle motivazioni di quella sentenza abbiamo trovato la fondatezza dei nostri argomenti. Il governo dovrebbe fermarsi, bloccare le intese, abrogare la legge e chiedere scusa al Paese".

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