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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Mandato d’arresto a Netanyahu, Scotto (Pd): “I giudici dell’Aja hanno prove solide”

Gli esponenti di opposizione incontrano i giudici della corte penale internazionale a l’Aja, insieme alle Ong che operano in Palestina. L’Italia obbligata a rispettare i mandati d’arresto. Intanto continuano gli attacchi alla Corte da Usa, Russia e Israele.
A cura di Antonio Musella
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La delegazione di parlamentari ed europarlamentari italiani alla corte penale internazionale
La delegazione di parlamentari ed europarlamentari italiani alla corte penale internazionale
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Parlamentari ed europarlamentari italiani hanno incontrato i vertici della corte penale internazionale, in particolar modo con riferimento ai mandati di cattura emessi dai giudici de L'Aja nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, l'ex ministro della difesa Yoav Gallant e del leader di Hamas, Mohammed Deif. Si tratta dell'intergurppo parlamentare delle forze di opposizione che lavora sul tema della Palestina. All'incontro hanno preso parte esponenti del Partito Democratico, del Movimento 5 Stelle, di Alleanza Verdi e Sinistra, insieme a loro diverse Ong come "Un ponte per" con Alfio Nicotra e Assopace Palestina con Luisa Morgantini, ed ancora Acs, EducAid e Arci. Sullo sfondo però il rischio concreto che entro un anno la Corte possa cessare le sue attività ed entrare nella black list delle organizzazioni internazionali.

"Accuse basate su testimonianze e prove sui social"

Fanpage.it ha raggiunto Arturo Scotto, deputato del Partito Democratico ed impegnato nell'interguppo parlamentare delle opposizioni sulla Palestina. L'incontro principale si è svolto con il Vice presidente della corte penale internazionale, l'italiano Rosario Aitala: "Chiaramente i giudici mantengono il legittimo riserbo e non forniscono dettagli – spiega Scotto a Fanpage.it – ma di certo sappiamo che si basano su prove solide che hanno portato ai mandati di cattura anche per Netanyahu e Gallant. La corte non fa processi politici e non processa gli Stati, ma si basa su prove verificate e mette sotto accusa i singoli. Loro si stanno basando su testimonianze, prove di crimini ritrovate anche sul web e sui social e hanno utilizzato anche l'intelligenza artificiale per individuare ulteriori elementi di accusa". Nel nostro paese, dopo la decisione della Corte di spiccare i mandati di cattura a Netanyahu e Gallant, alcuni tra cui i ministri Salvini e Tajani, hanno commentato la decisione come se fosse una iniziativa politica. "Di fatto si dimentica che l'Italia è firmataria della carta di Roma che istituisce la Corte penale internazionale, quindi l'Italia come gli altri paesi ha l'obbligo di ottemperare ai provvedimenti della corte" sottolinea Scotto.  La Corte inoltre muove le sue indagini quando i singoli paesi non lo fanno: "Per cui i paesi che aderiscono alla Corte, come l'Italia, si devono sottoporre a quella giurisdizione. Posizioni come quella del presidente francese Macron, ed anche la Francia aderisce alla Corte, per cui i mandati si annullerebbero in virtù dell'immunità dei capi di Stato, non hanno senso" spiega il parlamentare dem.

La Corte sotto attacco: "L'Italia difenda il diritto internazionale"

Ma quello che ha preoccupato non poco la delegazione dei parlamentari italiani sono i continui attacchi alla corte penale internazionale. Nel giugno scorso il Congresso americano ha votato per le sanzioni contro la Corte, sebbene gli Usa non ne facciano parte. Se il Senato confermerà la votazione c'è il rischio che l'intera attività della Corte venga sospesa e di fatti l'intera istituzione di diritto internazionale sia resa di fatto incapace di agire. Non ci sono solo i procedimenti contro Netanyahu e Gallant, ma anche quelli contro la Russia, per i massacri compiuti nell'occupazione dell'Ucraina e tutte le procedure aperte per le guerre nei paesi dell'Africa dal Mali al Congo. Di certo l'amministrazione Trump non renderà vita facile alla Corte, per il sollievo degli israeliani che dopo il mandato di arresto emesso da l'Aja, in poche settimane hanno varato il cessate il fuoco in Libano e posto fine al fenomeno dei cosiddetti prigionieri amministrativi, ovvero cittadini palestinesi arrestati e detenuti senza accusa e senza procedimenti giudiziari nelle carceri israeliane. "Anche la Knesset si appresta a votare un provvedimento simile a quello del Congresso americano – spiega Scotto – così come i Ministro russo Medvedev definì la Corte come carta igienica". Ma senza la Corte penale internazionale l'applicazione del diritto internazionale rispetto ai presunti crimini commessi dai leader di governo israeliani contro i palestinesi, ha poche possibilità di andare avanti. "L'Italia ha fondato la corte penale internazionale – spiega Scotto – se si allinea su questa tendenza rischia di mettere in discussione i capisaldi della nostra politica estera degli ultimi 30 anni. La Corte è sempre stata nel mirino delle autocrazie, ma se i nemici della corte contagiano gli amici allora vuol dire che c'è un problema, ed è un problema sul senso dell'Occidente e della sua funzione". Oltre 1000 dipendenti complessivamente per la Corte dell'Aja che rischiano nel giro di un anno rischia di essere smantellata di fatto. Per fare un esempio, oggi la corte procede con i mandati di arresto sulle vicende legate a Gaza, oltre che a Netanyahu e Gallant, anche nei confronti del leader di Hamas, Mohammed Deif. Nel caso in cui dagli Usa arriveranno sanzioni verso la Corte penale, i vertici dell'organo di giustizia verrebbero sottoposti alle stesse restrizioni di cui sono vittime i membri di organizzazioni terroristiche che si trovano nella black list Usa come, appunto, Hamas. "Non possiamo permettere che al tempo di Trump il nuovo ordine mondiale non sia regolato dal diritto internazionale, ma dalla logica della forza, dalla guerra e dai soldi" conclude Scotto.

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