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Sciopero, ora Salvini dice che vuole cambiare le regole: “Lo strumento va rivisto”. Pd: “Eversivo”

Il ministro dei Trasporti Matteo Salvini minaccia di cambiare la legge sulla sciopero, un diritto sancito dalla Costituzione: “Se devi fare uno sciopero al giorno, vuol dire che lo stresso strumento dello sciopero non funziona più”.
A cura di Annalisa Cangemi
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"Il diritto allo sciopero è di tutti ed è in Costituzione, ma sarà opportuno rivedere la normativa". L'annuncio del ministro dei Trasporti Matteo Salvini viene motivato così: "Se devi fare uno sciopero al giorno, perché da che si è insediato questo governo siamo arrivati a mille scioperi, vuol dire che lo stresso strumento dello sciopero non funziona più", ha detto oggi a margine di un sopralluogo al cantiere di Briosco (Monza Brianza) sulla superstrada 36 del Lago ci Como.

Questo pomeriggio il vicepremier, come aveva annunciato ieri, ha firmato la riduzione dello sciopero generale di venerdì 13 dicembre, proclamato da Usb, confermando la precettazione parziale dei lavoratori del trasporto: "Siamo a 10 giorni da Natale, c'è anche il diritto al lavoro, alla salute e alla mobilità e quindi ho firmato personalmente per ridurre a 4 ore e non a 24 la fermata sui trasporti". Lo sciopero di bus e metro previsto per venerdì sarà quindi ridotto a quattro ore. E analoga riduzione scatta anche per il trasporto ferroviario con l'astensione dal lavoro limitata dalle 9 alle 13 con possibili ricadute alla circolazione di Frecce, Intercity e treni regionali.

Il ministro per la Pa Zangrillo ha dato ragione a Matteo Salvini: "Dobbiamo ribadire il diritto allo sciopero. Ma lo sciopero generale deve essere l'extrema ratio. Salvini ha ragione quando dice che bisogna lavorare per un corretto bilanciamento di tutti i diritti. Chi sciopera e chi deve usare i mezzi pubblici", ha detto il membro del governo a Sky Tg24. "Io penso che una parte del sindacato abbia perso contatto con i lavoratori. Nella Pubblica amministrazione l'adesione all'ultimo sciopero generale del 28 novembre è stata del 5,8%" ha aggiunto Zangrillo. "Dovremmo seguire la via del dialogo".

Usb tira dritto: "Ordinanza illegittima"

"In Italia subiamo da anni una legislazione particolarmente restrittiva in materia di scioperi e abbiamo spesso lamentato interventi assai discutibili della Commissione che hanno ulteriormente ridotto spazi già molto limitati. Ora si va oltre: la Commissione non interviene e un ministro si permette di non tener conto delle indicazioni del Tar che ha chiarito in modo inequivocabile fin dove può arrivare il suo operato. La misura è colma. Il 13 dicembre l'Usb non terrà conto dell'ordinanza del ministro, perché palesemente illegittima. Lo sciopero resta confermato per tutta la giornata".

Il riferimento del sindacaro è alla sentenza emessa il 28 marzo del 2024 con cui il Tar del Lazio si è pronunciato contro l'ordinanza con la quale il ministro Salvini aveva ridotto lo sciopero nazionale del trasporto pubblico locale indetto da Usb e da altre organizzazioni sindacali per la giornata del 15 dicembre 2023. Il Tar, con quella sentenza, annullò l'ordinanza del ministero e condannò lo stesso al pagamento delle spese legali. Ora, a un anno di distanza, "in condizioni analoghe e sulla base di identiche motivazioni, il ministro torna ad adottare una ordinanza che come allora impone di ridurre l'agitazione a 4 ore. Ma come un anno fa, – fa sapere Usb – anche in questa circostanza, Salvini scavalca l'operato della Commissione di Garanzia che ha già riconosciuto la piena legittimità dello sciopero del 13 dicembre, limitandosi a prescrivere l'esclusione del solo trasporto aereo (essendo prevista un'altra agitazione nel settore qualche giorno dopo)"

"Esattamente come avvenne in occasione dello sciopero del 15 dicembre 2023, l'assenza di segnalazioni da parte della Commissione lascia uno spazio di intervento molto limitato al ministro. La sentenza del Tar infatti chiarisce che ‘risultavano indispensabili la chiara esplicitazione delle speciali ragioni di necessità e di urgenza, relative a fatti sopravvenuti eventualmente occorsi a ridosso dell'astensione, tali da legittimare l'intervento officioso del ministro"'.

Salvini lo scorso anno non individuò alcun "fatto sopravvenuto" che potesse giustificare il suo intervento e infatti il Tar specificò nella sentenza che "nessuna adeguata indicazione in tal senso è dato rinvenire nel provvedimento avversato, in cui il Dicastero si è limitato a far riferimento a fatti e a circostanze già conosciute dalla Commissione".

"Eppure, a pochi mesi da quella sentenza, come se nulla fosse, Salvini reitera lo stesso abuso, poiché anche per lo sciopero del 13 dicembre non è riuscito a proporre nessuna circostanza straordinaria che avrebbe potuto giustificare il suo intervento".

I sindacati rispondono a Salvini

"Le norme sullo Sciopero sono già codificate e condivise: non si possono cancellare con un atto unilaterale da parte di un ministro o di un governo. Una cosa è criticare l'uso rituale e compulsivo dello strumento, un fatto che danneggia soprattutto il sindacato, ben altra cosa è mettere in discussione l'attuale disciplina che ne regola l'esercizio", ha detto il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra. "Si rischia da un lato di comprimere un principio intangibile sancito dalla Costituzione e dall'altro di regalare un assist a chi vorrebbe radicalizzare ulteriormente il clima sociale. Per coniugare il diritto allo sciopero e quello dei cittadini ad avere servizi essenziali e mobilità la legge c'è. Va semplicemente applicata", ha aggiunto.

"Salvini ormai non si limita solo a precettare tutte le settimane gli scioperi, adesso minaccia di rivedere la normativa e mettere in discussione un diritto sancito dalla Costituzione. Siamo davanti a un uso potenzialmente eversiva della funzione di governo", ha detto il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera Arturo Scotto. "Che in una stagione difficile come quella che si apre sul terreno delle innumerevoli crisi industriali sparse per il Paese è molto pericoloso. Da un ministro si dovrebbe pretendere saggezza, non toni aggressivi e intimidatori nei confronti del sindacato. Meloni lo richiami alle sue responsabilità".

"La precettazione è uno specchietto per le allodole, una mossa puramente propagandistica", secondo Antonio Misiani, responsabile Economia, Finanze, Imprese e Infrastrutture del Partito Democratico. Intervistato da Affaritalani.it sulla nuova precettazione del ministro dei Trasporti, ha detto: "La verità è che il settore del trasporto pubblico locale è in grave crisi ma il governo non se ne sta minimamente occupando. Il fondo nazionale trasporti è assolutamente insufficiente: secondo le associazioni di categoria e le regioni, servirebbe uno stanziamento aggiuntivo di un miliardo e settecento milioni per coprire l'inflazione, che ha gonfiato i costi per le aziende, e il rinnovo del contratto di lavoro. Il governo finora ha messo sul piatto 120 milioni per il solo 2025: una cifra ridicola e per di più una tantum. La cosa più utile che Salvini può fare è trovare i soldi che servono, altrimenti non saranno certo le precettazioni a salvare il sistema dal collasso".

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