Zerocalcare: “Vi raccontiamo cosa succede ora in Siria e perché la rivoluzione del Rojava è in pericolo”
Gli eventi in Siria, dopo anni che la guerra civile sembrava congelata, sono precipitati in modo molto veloce. Il 30 novembre Aleppo, che durante i primi anni del conflitto era stata oggetto di un drammatico assedio, è caduta nelle mani delle forze filoturche e jihadiste senza che il regime di Bashar al Assad riuscisse a opporre resistenza. Da lì alla conquista di Damasco è passata una settimana, con la fuga precipitosa di Assad a Mosca, dove ha ottenuto asilo.
Negli studi di Fanpage.it Zerocalcare, nell'inedito ruolo dell'host, ci ha aiutato a districarci nella ressa di eventi che abbiamo di fronte, per capire costa accadendo e quale futuro potrebbe esserci per la Siria e per la rivoluzione guidata dai curdi nel Nord-Est del Paese. Zerocalcare ha viaggiato più volte nel Nord-Est della Siria, raccontando nei suoi libri e nelle storie a fumetti la lotta per una Siria democratica e contro l'Isis.
"Più di una volta in questi giorni mi è stato chiesto di spiegare o raccontare quello che stava succedendo in Siria. Questo perché ci sono stato per raccontare quello che accadeva in Rojava, quella rivoluzione che metteva al centro un progetto di emancipazione della donna e di convivenza pacifica tra i vari popoli che compongono il mosaico siriano, un progetto che va sotto il nome di confederalismo democratico", spiega il fumettista.
"Ma visto che non sono un esperto, ho scelto di ascoltare le voci di chi ha un legame molto stretto con quelle terre e con il progetto della rivoluzione, e che è stato lì per lunghi periodi di tempo. Per questo ne parliamo con Maria Edgarda Marcucci, detta Eddi, editor di Turning Point ed ex combattente delle YPJ, le unità di protezione delle donne; e con Tiziano Saccucci, dell'Ufficio d'informazione del Kurdistan in Italia".
Siria: la situazione prima del crollo del regime di Assad
La situazione sullo scacchiere siriano prima dell'offensiva su Damasco, era circa quella che vedete nella mappa disegnata da Zerocalcare. L'area rossa era sotto il controllo del regime degli Assad, grazie il sostegno attivo della Russia, delle milizie che fanno riferimento all'Iran, e di Hezbollah. Le aree di colore verde che vedete a Nord invece, sotto l'influenza della Turchia, avevano dato riparo diverse delle forze sconfitte nella guerra civile, in particolare molti miliziani dell'Isis e soprattuto quelli di Jabhat Fateh al-Sham, che oggi si fanno chiamare Hay'at Tahrir al-Sham (Hts). Altre milizie, composte anche da combattenti provenienti da diverse parti del Medio Oriente e dell'Asia Centrale, sono state organizzate direttamente dalla Turchia soprattutto in funzione anti curda nell'Esercito Nazionale Siriano (Sna). Il Nord Est invece è controllato dalle Forze Democratiche Siriane, espressione dell'Amministrazione Autonoma della Siria del Nord-Est.
Le differenze tra HTS e SNA e il ruolo della Turchia
"Perché proprio ora?", è la domanda che pone Zerocalcare ai propri interlocutori. E la risposta arriva da Eddi Marcucci: "Per anni, nonostante Assad si rifiutasse di arrivare a qualsiasi compromesso, la situazione è rimasta in stallo, perché aveva il supporto di forze esterne. Quando queste sono state impegnate su altri fronti, la Russia in Ucraina, l'Iran e soprattutto Hezbollah nel conflitto con Israele, le forze sostenute dalla Turchia hanno attaccato l'Esercito Arabo Siriano e il regime è crollato senza più chi lo teneva in piedi".
Marcucci sottolinea poi le differenze tra Hay'at Tahrir al-Sham e l'Esercito Nazionale Siriano, ripercorrendone brevemente la storia. "Hts e Nsa hanno convissuto negli stessi territori, ma hanno obiettivi e storie diverse. L'Nsa è nato dalle ceneri dell'Esercito Siriano Libero, una coalizione che all'inizio della guerra civile attrae tutti quelli che partecipano all'insurrezione popolare. Questa forza viene poi egemonizzata da alcuni gruppi fondamentalisti che vengono organizzati, armati e supportati logisticamente dalla Turchia che, è bene ricordarlo, è il secondo esercito Nato. Oggi l'Nsa mette insieme bande di mercenari, ex miliziani dell'Isis e reduci. Sono gli stessi contro cui abbiamo già combattuto nel Nord-Est della Siria negli scorsi anni, e che oggi sono lo strumento della Turchia in Siria". Hts invece, che oggi si trova a Damasco e sta gestendo la transizione di potere, pur avendo goduto dell'appoggio turco, ha "un'agenda autonoma". "Nasce dalla galassia jihadista di Al Qaeda. Abu Muhammad al-Jawlani, il leader di Hay'at Tahrir al-Sham è il fondatore di Jabhat al Nusra, la branca siriana di Al Qaeda, dal quale si distacca nel 2016. Oggi si presenta con un volto più moderato, ma quello che sappiamo per certo è che il "califfo" dell'Isis Al Baghdadi, si nascondeva nei territori che controllavano loro", prosegue Marcucci.
Una differenza quella tra Nsa e Hts che si vede anche dagli obiettivi militari che hanno intrapreso, spiega Tiziano Saccoccio. "Mentre Hay'at Tahrir al-Sham dopo la presa di Aleppo si è diretta immediatamente verso Damasco, l'Sna ha dichiarato un'altra operazione e si è diretta verso i territori dell'Amministrazione autonoma attaccando l'Sdf e in particolare puntando sulla città Manbij, già liberata con un costo altissimo dall'Isis. L'offensiva dell'Esercito Nazionale Siriano è sostenuta dai droni e dai bombardamenti della Turchia".
La rivoluzione democratica nel Nord-Est della Siria è in pericolo?
Se al momento Hay'at Tahrir al-Sham e Abu Muhammad al-Jawlani mostrano un volto "moderato", nonostante le violenze in corso, il futuro della Siria è ancora molto incerto. Come è incerta è la situazione per il Rojava e il confederalismo democratica, e la sicurezza delle minoranze come quella curda ed ezida.
Eddi Marcucci spiega che parlare di "curdi" in riferimento all'Amministrazione autonoma del Nord-Est è oggi riduttivo. "Si tratta di un'entità che controlla un terzo della Siria, dove convivono curdi, ezidi, circassi, ceceni, turcomanni, assiri, ceceni, ma dove la maggior parte della popolazione è araba e arabofona, stiamo parlando di tutto il popolo siriano. – spiega – Oggi nessuno è al sicuro in Siria, non solo nel Nord-Est, e la guerra sono quasi quindici anni che va avanti con mezzo milione di morti, milioni di profughi interni e chi è andato via dal Paese e non è mai riuscito a tornare". E per i futuro? Spiega Saccoccio: "Le possibilità sono due, un processo di riconciliazione nazionale con la caduta del regime di Assad, o una nuova escalation. Già a oggi ci sono 200.000 nuovi sfollati, molti dei quali già erano fuggiti da Isis o dall'invasione turca".
L'Isis è stato sconfitto ma non è morto
Quando Zerocalcare è stato in Siria la prima volta, è nato il libro a fumetti "Kobane Calling", che raccontava la lotta contro Isis. "Oggi in Occidente ci sembra che l'Isis sia stato sconfitto – spiega – ma le cose anche in questo caso sono più complicate di così". Eddi Marcucci, che alla guerra contro Isis ha partecipato in prima persona, lo sa meglio di molti altri: "Lo Stato Islamico ha subito una sconfitta militare e territoriale, ma l'ideologia che muoveva il progetto del Califfato è ancora viva, e sopratutto esiste una rete capillare di cellule e militanti che ancora è in piedi, e contro cui l'Sdf non ha mai smesso di combattere". In più c'è un'altra questione, di cui si è discusso troppo poco qui da noi: "L'amministrazione autonoma si è ritrovata con decine di migliaia di prigionieri da gestire da sola. Parliamo non solo di miliziani, ma anche delle loro famiglie. Una realtà sottovalutata in questi anni, nonostante le richieste di aiuto per un la costituzione di un tribunale internazionale e la gestione dei campi dove si trovano". E proprio Isis sta approfittando della situazione per riprendere l'iniziativa e tentare di rialzare la testa in diverse zone della Siria.