Calenzano, un operatore avrebbe dato l’allarme pochi secondi prima dell’esplosione. Eni: “Ipotesi premature”
Continuano le indagini per capire cosa abbia provocato l'esplosione nel deposito Eni di Calenzano (Firenze) che ha causato la morte accertata di 5 persone. Poche ore fa è stato recuperato l'ultimo disperso.
La Procura di Prato ha aperto un'inchiesta: al momento una delle ipotesi di reato sarebbe quella di omicidio colposo plurimo, ma da quanto si apprende, ci sarebbe almeno anche un'altra contestazione. Dagli ambienti investigativi però non trapela alcuna informazione su quale sia l'altro titolo di reato e se siano già state iscritte delle persone nel registro degli indagati.
Secondo una prima ricostruzione effettuata dagli inquirenti impegnati a fare luce sulla tragedia, poco prima dell'incidente un operatore che era al deposito dell'Eni avrebbe dato l'allarme, poi pochi secondi dopo si è verificata l'esplosione. Tutto è avvenuto alla pensilina numero 6 dell'area di carico che ne conta 10. Alle 10:21 e 30 secondi, questo l'orario registrato, un operatore con un pulsante ha dato l'allarme ma in pochi secondi c'è stata la deflagrazione a cui è seguita una catena di esplosioni che ha coinvolto almeno cinque autocisterne.
"Io, mezz'ora prima che succedesse il fatto, sono uscito da qui col camion carico. Sono andato a scaricare, ero qui vicino e ho sentito un botto", ha raccontato un lavoratore a Fanpage.it, aggiungendo: "Sono salvo per mezz'ora". Un altro ha sottolineato che "poteva capitare a chiunque in quel momento là dentro".
Più cauta è Eni, che in una nota ha sottolineato che "sta collaborando con l'autorità giudiziaria per individuare quanto prima, in modo rigoroso tramite le opportune e approfondite verifiche tecniche, le cause reali dell'esplosione, delle quali è assolutamente prematuro ipotizzare la natura". La società, che ha espresso nuovamente "la propria vicinanza alle famiglie delle persone decedute e alle persone ferite o comunque coinvolte", ha comunicatp inoltre che "ogni informazione di dettaglio sarà messa a disposizione alle autorità giudiziarie che stanno conducendo le indagini, anche a salvaguardia del segreto investigativo".
Per vederci chiaro la Procura ha incaricato due consulenti di prestigio per svolgere accertamenti per le indagini sulla deflagrazione. Si tratta dell'esplosivista Roberto Vassale e del chimico esplosivista Renzo Cabrino: entrambi hanno tra l'altro già lavorato come periti nella strage di Capaci, inchiesta di cui si è occupato il procuratore di Prato Luca Tescaroli quando era pm a Caltanissetta.