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In Italia la salute non è un diritto per tutti: chi sono i vulnerabili che non accedono alle cure del Ssn

In occasione della Giornata universale della copertura sanitaria, il 12 dicembre, Emergency ricorda che il diritto alle cure non è garantito a tutti in Italia: “Gli italiani che si rivolgono a noi sono indigenti o senza fissa dimora, persone che hanno perso la residenza e quindi non hanno la tessera sanitaria, e per cure possono contare solo sul Pronto soccorso. Ma ci sono anche famiglie che vivono appena al di sopra di una certificazione di indigenza”, ha spiegato a Fanpage.it Andrea Bellardinelli, direttore di Programma Italia.
A cura di Annalisa Cangemi
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In Italia le cure sanitarie non sono accessibili per tutti: ostacoli burocratici, difficoltà amministrative nell’ottenimento dei requisiti d'accesso, rendono praticamente impossibile per molte persone ricevere assistenza. Ma non si parla solo di stranieri: anche per gli italiani più fragili è complicato riuscire ad avere una visita. È la fotografia che emerge dai dati raccolti nel 2023 da Emergency, che da 17 anni, supporta il Servizio sanitario nazionale, nei suoi ambulatori mobili e fissi in Italia, nell'ambito di Programma Italia: l'obiettivo è garantire al maggior numero di persone possibile il diritto sancito dall'articolo 32 della Costituzione: "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti".

In occasione della Giornata universale della copertura sanitaria, il 12 dicembre, Emergency racconta il suo progetto, che ha permesso nel 2023 di erogare in modo gratuito 42.525 prestazioni socio-sanitarie, accogliendo in tutto 9.715 persone. E purtroppo si tratta di numeri in aumento: crescono i bisogni e parallelamente aumenta la richiesta di cure.

Il progetto Programma Italia è operativo in diversi punti del territorio, da Nord a Sud: in Sicilia a Vittoria (Ragusa), in Sardegna a Sassari, in Campania a Castel Volturno (Caserta), nel quartiere Ponticelli a Napoli, in Calabria a Rosarno e Polistena (RC), in Veneto a Marghera e in Lombardia a Milano e Brescia. “Questo è il nostro osservatorio. Mediamente, in Italia la situazione di difficoltà di accesso alle cure è abbastanza omogenea: i servizi magari ci sono, ma la domanda è ‘per quanto reggerà il sistema?’, si domanda Andrea Bellardinelli, direttore di Programma Italia, contattato da Fanpage.it. “Il punto è, quando sei vulnerabile, quando la lingua o l’assenza di mezzi di trasporto pubblici diventano una barriera per l’accesso alle cure, chi ti aiuta? Magari non ti curi e vai al Pronto soccorso solo quando sei in emergenza. Viene meno il concetto di tutela della salute e prevenzione. L’obiettivo dovrebbe essere evitare l’ospedalizzazione”.

I team dei diversi ambulatori sono composti da 5-6 professionisti, medici di base, infermieri, pediatri, psicologi, mediatori culturali, che offrono assistenza gratuitamente, dal lunedì al venerdì, alle persone più vulnerabili prestazioni di medicina di base, assistenza infermieristica, mediazione socio-sanitaria e ascolto psicologico, lì dove la sanità pubblica è più carente. Bellardinelli spiega a Fanpage.it la mission di Emergency: “Da Milano a Pozzallo, cerchiamo di calibrare gli interventi in modo da intercettare il maggior numero di pazienti possibile. Ad esempio per offrire assistenza agli stagionali, alcuni ambulatori rimangono aperti dalle 15 alle 21. L’obiettivo è supportare il Ssn, che era considerato dall'Oms uno dei sistemi sanitari migliori al mondo, perché sulla carta dovrebbe garantire cure gratuite di qualità a ogni individuo presente sul territorio, non solo a ogni cittadino. Ebbene questo sistema è stato logorato da anni di tagli, e dal fatto che le unità sanitarie sono state trasformate in aziende, che tengono conto delle logiche del profitto. Non dimentichiamo quello che è successo con il Covid: situazioni come la pandemia, non guardano allo status amministrativo della persona, colpiscono in maniera democratica tutti. Quindi una debolezza del Ssn è un problema per tutta la collettività. Andrebbero potenziati i dipartimenti di cura territoriali, che sono gli avamposti principali, l’unico modo per alleggerire i Pronto soccorso, che dovrebbero essere luoghi dedicati solo alle emergenze. Anche perché una visita al Pronto soccorso costa alla collettività circa il 35% in più rispetto a una visita ambulatoriale”.

Chi sono i fragili che non riescono ad accedere alle cure del Ssn

Nel 2023 il 42,7% degli utenti erano pazienti extra UE con permesso di soggiorno; il 35,7% pazienti extra UE senza permesso di soggiorno; il 11,9% pazienti italiani; il 5,2% pazienti europei privi dei requisiti per l’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale e il 3,2% pazienti europei con i requisiti per l’iscrizione al Ssn.

I primi dieci Paesi di provenienza dei pazienti che si sono rivolti agli ambulatori di Emergency sono Italia (12,1%), Nigeria (10,24%), Marocco (8,77%), Tunisia (7,86%), Bangladesh (6,69%), Romania (6,4%), Perù (4,9%), Senegal (4,62%), Ghana (3,42%) e Ucraina (3,34%). “Gli italiani che si rivolgono a noi sono indigenti o senza fissa dimora, persone che hanno perso la residenza e quindi non hanno la tessera sanitaria, e per cure possono contare solo sul Pronto soccorso. Ma ci sono anche famiglie che vivono appena al di sopra di una certificazione di indigenza”, dice Bellardinelli. “In una famiglia in una situazione di difficoltà, per esempio spesso accade che si spedano prima di tutto i soldi per curare i figli, magari si trovano le risorse per curare la madre, e il padre viene all’ultimo. Noi cerchiamo di orientare gli utenti, informandoli di tutti i servizi sociali del Comune, delle reti associative. Perché esistono fasce di nuovi poveri, che sono costretti a diventare degli equilibristi del quotidiano, per sopravvivere”.

Secondo gli ultimi dati, gli uomini sono il 64% dell’utenza, mentre le donne il 36%. Le persone che si sono rivolte a Programma Italia appartenevano principalmente alla fascia d’età tra i 18-40 anni (48,1%). Subito dopo troviamo la fascia d’età 41-60 anni (28,4%), maggiori di 60 anni (12,4%), la fascia di età 0-5 anni (4,8%), la fascia di età 6-14 anni (4,7%) e la fascia di età 15-17 anni (1,5%).

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