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Chi è il presidente Yoon e quali potrebbero essere le conseguenze internazionali del tentato colpo di Stato

Il 3 dicembre il presidente sudcoreano Yoon Suk-Yeol ha dichiarato la legge marziale, ritirata poco dopo il voto contrario unanime del Parlamento e delle proteste seguite all’annuncio. Ora rischia la procedura di impeachment. Ma chi è Yoon e quali conseguenze potrebbe avere a livello internazionale la sua decisione? Fanpage.it ne ha parlato con Guido Alberto Casanova, ricercatore dell’ISPI Asia Centre.
Intervista a Guido Alberto Casanova
Ricercatore dell'ISPI Asia Centre.
A cura di Eleonora Panseri
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Il presidente sudcoreano Yoon Suk-Yeol
Il presidente sudcoreano Yoon Suk-Yeol

Il 3 dicembre il presidente sudcoreano Yoon Suk-Yeol ha dichiarato la "legge marziale d'emergenza", provvedimento ritirato poche ore dopo a causa del voto contrario unanime del Parlamento e delle proteste seguite all'annuncio. Ora rischia la procedura di impeachment, cioè la messa in stato d'accusa.

Per approvarlo serviranno non solo i voti dell'opposizione, ma anche quelli del partito conservatore, il partito del presidente, che si è opposto pubblicamente alla legge marziale. Ma chi è Yoon Suk-Yeol e quali conseguenze potrebbe avere a livello internazionale la decisione presa dal presidente? Fanpage.it l'ha chiesto a Guido Alberto Casanova, ricercatore dell'ISPI Asia Centre.

"Fatico veramente a capire la decisione presa da Yoon. L'ha motivata dicendo fondamentalmente che l'opposizione è formata da un gruppo di agenti che agiscono contro lo Stato per conto della Corea del Nord. Il problema nordcoreano quindi è stato filtrato attraverso la lente della politica interna perché è stata individuata nell'opposizione la longa manus della Corea del Nord. Questo ovviamente contiene una carica retorica fortissima".

Dottor Casanova, qual è stata la genesi dei fatti avvenuti in Sud Corea?

In Corea del Sud è assolutamente stigmatizzata qualsiasi cosa abbia a che fare con la Corea del Nord, anche se non la considererei come elemento scatenante della crisi. Secondo la mia lettura, ha una genesi tutta interna. Da quando Yoon è stato eletto a inizio 2022 il suo partito non ha mai avuto la maggioranza in Parlamento, che invece l'opposizione ha mantenuto anche alle elezioni parlamentari dello scorso aprile.

Yoon è stato quindi "un'anatra zoppa" per tutti i suoi due anni e mezzo di governo. La politica in Corea del Sud può essere estremamente polarizzata e quindi, dato un governo conservatore e una maggioranza liberal progressista, il governo del Presidente non è riuscito a far passare praticamente nessuna legge, l'opposizione ha sempre respinto le sue proposte. E questo ha portato a uno stallo nell'attività legislativa degli ultimi anni.

D'altronde, se il governo non ha la maggioranza in Parlamento, è chiaro che deve trovare un accordo con l'opposizione. Yoon ha provato ad avere un dialogo che evidentemente non soddisfava le sue aspettative e ha deciso di adottare una misura estremamente radicale, sproporzionata rispetto a quello che era il contesto politico sudcoreano interno, dichiarando la legge marziale.

È stata una mossa estremamente avventata, per mettere all'angolo l'opposizione e finalmente riuscire ad approvare delle misure necessarie per il Paese. Però ricorrere alla legge marziale perché non si trova la quadra con l'opposizione è fuori da qualsiasi logica democratica.

Non c'è stato quindi un vero e proprio episodio scatenante?

Se c'è stato, non si è visto. Soprattutto, dopo le elezioni di aprile, è diventato chiaro il fatto che il governo conservatore, da qui fino alla fine del mandato di Yoon, fissata nel 2027, non sarebbe riuscito ad approvare da sola nessuna riforma.

Quindi, il dialogo con l'opposizione era obbligatorio. E infatti in quella direzione si erano mossi i principali partiti ed effettivamente quanto è successo è stato un capovolgimento totale rispetto alle interazioni che avevamo visto negli ultimi mesi. Che denota anche un'assoluta incapacità di gestire la politica da parte del presidente.

A proposito del presidente, chi è Yoon Suk-Yeol? Qual è la sua storia politica?

Per inquadrarla in termini occidentale, Yoon è stato considerato il ‘Trump sudcoreano'. Ha deciso di correre con il partito conservatore alle presidenziali del 2022 pur non essendo un membro storico, facendo una scalata da outsider, proprio come fatto da Trump nel 2016.

Ha un profilo da magistrato, è stato Procuratore generale della Corea del Sud, nominato, tra l'altro, dal governo liberal progressista di Moon Jae-in, che aveva riavvicinato il Paese con la Corea del Nord. Era stato nominato nel 2019 perché era stato reputato affidabile nella lotta alla corruzione dei funzionari governativi e nella messa in stato d'accusa dell'ex presidente conservatrice Park Geun-hye, deposta nel 2017 dopo grandi proteste.

Una figura che piaceva tanto alla sinistra, quanto era odiata inizialmente dal Partito conservatore perché aveva condotto l'indagine contro l'ex presidente. I problemi sono iniziati quando ha cominciato a indagare anche gli alleati politici del presidente Moon che l'ha rimosso e nel 2022 ha deciso di correre con i conservatori.

Si è presentato con una campagna abbastanza reazionaria, molto antinordcoreana e maschilista, promettendo l'abolizione del Ministero per l'Uguaglianza di genere. Questo è un po' il suo profilo.

Ma, dopo l'impegno nella lotta alla corruzione, ora anche lui sta avendo problemi di questo tipo.

Sì, soprattutto nell'ultimo anno la figura di sua moglie Kim Keon-hee, la First Lady, è stata al centro di scandali per presunti regali che avrebbe ricevuto in modo indebito da parte di persone terze. Yoon non è immune da scandali e infatti non è un caso che sia uno dei presidenti meno amati della storia della Corea del Sud.

Si sta parlando di impeachment, quanto è fondata questa possibilità?

Una mozione dall'opposizione è già stata presentata e sono piuttosto sicuro che il Parlamento voterà a favore per la messa in stato d'accusa. Le strade per Yoon sono due: o la messa in stato d'accusa oppure, giocando in contropiede, le dimissioni. Dopo quello che è successo, non vedo possibile una continuazione della sua presidenza, in nessun modo.

Ovviamente, se ci fosse una votazione in Parlamento, la messa in stato d'accusa dovrebbe essere ratificata o respinta dalla Corte Suprema. Si aprirebbe quindi una fase d'indagine sulla decisione presa da Yoon che si trascinerebbe veramente a lungo e non credo che possa conciliarsi con una normale attività di governo.

È già successo nel 2017 che il presidente venisse messo in stato d'accusa e poi deposto. In quel caso il primo ministro aveva preso ad interim la carica di presidente portando a elezioni il Paese nei mesi successivi. Cosa che succederebbe anche in questo caso.

Le elezioni potrebbero essere incerte perché il leader dell'opposizione Lee Jae-Myung qualche settimana fa ha ricevuto il verdetto per un presunto caso di corruzione con pena sospesa di due anni e che dovrebbe renderlo ineleggibile per un periodo di tempo. Si tratta però di un primo grado di giudizio e sicuramente lui sta mettendo gli occhi sulla possibile successione. È chiaro che se i coreani andassero a elezioni oggi il partito liberal progressista potrebbe vincere le elezioni.

Quanto accaduto che conseguenze potrebbe avere nei rapporti con la Corea del Nord, sull'Oriente e all'estero?

È una cosa ancora molto fresca, ma mi viene da dire che avrà comunque un suo peso, anche solo da un punto di vista d'immagine, simbolico. La Corea del Sud è ormai un Paese solidamente democratico, come abbiamo visto nelle scorse ore.

Quando il presidente ha imposto la legge marziale in modo abbastanza autoritario, i sudcoreani sono scesi in piazza per protestare e contrastare la presa di potere del Presidente. Sicuramente l'immagine internazionale della Corea del Sud come una democrazia stabile viene colpita.

Su quali potrebbero essere gli effetti ulteriori bisogna un attimo vedere come la leggeranno gli altri attori, al momento è troppo presto. La Corea del Nord non ha ancora commentato quanto accaduto. I rapporti tra i due Paesi sono pessimi e sotto Yoon sono ulteriormente peggiorati.

Non credo sia passato sufficiente tempo perché l'evento sia stato digerito a Pyongyang, a Pechino e a Washington, per trarne delle lezioni su cosa aspettarsi dalla Corea del Sud da qui in avanti. Sicuramente c'è un Paese che nel giro di una notte ha subito uno sconvolgimento politico impensabile.

Quello che posso dire è che la reazione statunitense è stata estremamente cauta. In un tweet l'ambasciatore Usa in Corea del Sud non ha condannato né ha preso le distanze da quanto stava accadendo.

Ma è chiaro che, se tutta la narrazione della presenza occidentale in Asia e delle alleanze è impregnata sul principio democratico, quando quel principio viene messo a repentaglio dal presidente e se gli Stati Uniti non condannano l'alleato, va a intaccarsi quella forza dei valori democratici come fondamento delle alleanze.

È probabile che, se i liberal democratici prendessero il potere, potrebbero prendere nota di questo. L'alleanza non finirà ma ci potrebbe esserci decisamente una dose aggiuntiva di scetticismo.

Se vincessero i liberal democratici, potrebbero migliorare i rapporti con la Corea del Nord?

È possibile che venga fatto un tentativo di ricucire i rapporti con il Nord ma non so se questo possa avere successo. Negli ultimi anni le relazioni si sono talmente guastate che potrebbe non essere sufficiente un cambio di governo. Dopo il fallimento dei colloqui tra Trump e Kim e Moon e Kim, la Corea del Nord ha imparato a non fidarsi del Sud e degli Stati Uniti.

Spero di sbagliarmi, ma credo che nel loro calcolo strategico le aperture da parte degli altri due Stati siano insincere o tese ad aprire e rendere vulnerabile la Corea del Nord. Purtroppo, la lezione che i nordcoreani hanno tratto da quella fase di dialogo è che, benché benintenzionati a parole, Usa e Corea del Sud non siano affidabili.

Proprio per una serie di decisioni prese a livello istituzionale, il Nord non è intenzionato a cedere l'arma nucleare, a denuclearizzarsi, e questo rimane un ostacolo insormontabile per la normalizzazione dei rapporti con il Sud. E se prima il Sud era identificato dal Nord come un'entità illegittima ma con cui si poteva dialogare, da un anno a questa parte il Nord la identifica come una nazione ostile e altra, uno Stato paria.

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