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News su migranti e sbarchi in Italia

Nei centri in Albania non c’è più nessuno: dopo gli agenti anche gli operatori rientrano in Italia

Dopo la drastica riduzione degli agenti impiegati nei cpr in Albania, anche gli operatori dell’ente gestore delle strutture per il rimpatrio dei migranti torneranno in Italia. Intanto le opposizioni denunciano il flop dell’accordo con Tirana: “È un fallimento epocale”.
A cura di Giulia Casula
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I centri in Albania continuano a svuotarsi. Dopo la drastica riduzione delle forze dell'ordine impiegate nelle strutture di Schengjin e Gjader, oggi arriva la notizia che anche gli operatori dei cpr torneranno in Italia.

In particolare, il personale di ‘Medihospes', l'ente gestore dei centri per il rimpatrio dei migranti in Albania, faranno ritorno in territorio italiano entro il fine settimana. Il rientro , secondo quanto riporta Il Manifesto, dovrebbe riguardare tutti gli operatori e per il momento, non ci saranno ricambi.

Fonti del Viminale riferiscono che i centri continueranno comunque a rimanere attivi, sebbene queste strutture risultino vuote. Finora i cpr non hanno mai effettivamente ospitato dei migranti: sia il primo che il secondo trasferimento si erano conclusi con rientro in Italia dei richiedenti asilo, dopo la decisione del Tribunale di Roma di non convalidare il trattenimento e rinviare la questione alla Corte di giustizia europea.

Dal ministero dell'Interno però, assicurano che i centri resteranno vigilati, anche se il numero degli agenti inviati a Gjader e Schenjing è stato notevolmente ridotto. Negli scorsi giorni era partita l'operazione di "rimodulazione" delle unità impiegate nei cpr, che dalle 295 inizialmente previste (ma mai raggiunte) sono passate a 170.

Nelle strutture dunque, si è deciso di mantenere solamente un contingente sufficiente a garantire la regolare rotazione dei turni di vigilanza, nonostante – lo ricordiamo – i cpr siano vuoti.

Intanto le opposizioni denunciano il flop del protocollo Roma-Tirana."Tornano gli operatori dall'Albania, i centri rimangono vuoti. La campagna elettorale è finita e non servono più. Se ne riparla alla prossima", ha commentato Elisabetta Piccolotti di Alleanza Verdi Sinistra. "Il governi Meloni ha agito scientemente per distrarre l'opinione pubblica dai problemi concreti della maggioranza delle persone. Ha fallito sapendo che avrebbe fallito con il solo obiettivo di creare uno scontro con la magistratura utile alla propaganda. Hanno speso una montagna di soldi e giocato coi diritti delle persone. Rimane  una pagina ignobile per la nostra Patria", ha proseguito la parlamentare.

Anche Riccardo Magi parla di "un fallimento epocale" a proposito del modello Albania. "Dapprima lo spreco enorme di fondi pubblici, poi le sentenze dei tribunali e i centri svuotati, in seguito il rientro di una parte del personale di polizia, adesso il ritorno degli operatori. Un fallimento epocale. Per fortuna", ha dichiarato il segretario di +Europa.

Magi ha evidenziato come dall'apertura dei cpr a oggi, in Italia siano sbarcate 6.000 persone migranti. "Se i giudici non avessero applicato le leggi, oggi in Albania ce ne sarebbero appena 18. Capite di che stiamo parlando? Non solo Giorgia Meloni prende in giro gli italiani, ma fa pagare a ciascuno di noi il conto della sua salatissima propaganda: un miliardo di euro. Mentre dimenticano i giovani, danno mance di 7 euro agli infermieri e non fanno niente contro le liste d'attesa", ha insistito rivolgendosi direttamente a Meloni. "La presidente del Consiglio fermi questa pantomima, rispetti le leggi e i diritti e chieda scusa a tutti gli italiani", ha concluso.

Nel frattempo la maggioranza attende la conversione in legge del Dl Flussi, in cui è stato inserito l'emendamento che toglie alle Sezioni Immigrazioni dei tribunali le decisioni sui trattenimenti e riassegna la competenza alle Corti d'Appello.

In attesa del pronunciamento dei giudici europei, però, il governo dovrà affrontare un'altra prova. La data è quella del 4 dicembre, quando la Corte di Cassazione si esprimerà sul ricorso del Viminale contro la decisione del Tribunale di Roma di non convalidare i trattenimenti dei migranti.

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