Operaio morto per esposizione all’amianto, Fincantieri condannata a pagare un milione e 150mila euro
Un milione e 150mila euro, è questa la somma che Fincantieri dovrà risarcire ai familiari di un ex operaio dei cantieri navali veneziani morto nel 2015 per un tumore ai polmoni che il tribunale ha stabilito essere stato causato da una esposizione prolungata all’amianto. Una decisione storica quella della Corte d’appello di Venezia che, accogliendo il ricorso presentato dall’avvocato dei parenti del 65enne, è andata decisamente oltre la sentenza di primo grado.
Il tribunale civile, infatti, in primo grado aveva liquidato il risarcimento in appena 85 mila euro. La Corte D'appello invece ha valutato il danno non patrimoniale conseguente alla perdita del rapporto parentale in 222mila euro per la vedova e 183mila euro a ciascuno dei tre figli dell'uomo, nonché il danno per il mancato guadagno quantificato in oltre duecento mila euro. Il tutto è aumentato ulteriormente grazie alla rivalutazione e agli interessi, oltre a 18mila euro di spese legali.
Nel corso della causa è stato accertato il nesso causale tra la malattia e la prolungata esposizione a fibre di amianto sul lavoro. L'operaio aveva lavorato nei cantieri navali per decenni con mansione di carpentiere e saldatore entrando spesso in contatto con polveri di amianto, in particolare nel corso delle operazioni di coibentazione dei tubi. Solo dopo aver lasciato il lavoro iniziò ad accusare i primi sintomi nel 2012 e nel 2014 gli fu diagnosticato una neoplasia polmonare, un tumore ai polmoni che lo ha portato al decesso nel 2015, all’età di 65 anni.
L'azienda ha cercato di dimostrare l’insussistenza di una responsabilità da parte sua ma anche l'azione contemporanea del tabagismo nel caso dell'uomo ma la sentenza ha stabilito una piena responsabilità e di conseguenza il risarcimento. La sentenza è comunque impugnabile in Cassazione da parte di Fincantieri.