I funerali di Patrizia Russo, uccisa dal marito. I figli della donna: “Enorme ingiustizia”
“Storditi dalle contraddizioni della nostra storia e dai gesti inspiegabili che insanguinano la nostra società siamo invitati a continuare a vivere. Feriti dal dolore per tante morti assurde siamo chiamati a risorgere e a essere promotori di vita”. Sono le parole di don Giuseppe Cumbo, vicario generale dell’arcidiocesi di Agrigento, durante l’omelia ai funerali di Patrizia Russo, la 53enne uccisa dal marito Giovanni Salamone nell’abitazione di Solero, in Piemonte.
“Desidero immaginare così l’incontro tra Gesù e Patrizia. Vedendola arrivare alle porte del paradiso il Signore sarà stato preso da grande compassione per lei e le avrà detto: ‘Non piangere!’ È sempre difficile, in situazioni come questa, trovare parole adatte che non risultino scontate o di circostanza, o parole che piuttosto che consolare magari infastidiscono – ha aggiunto don Giuseppe -. Dinanzi al mistero della morte di una innocente si sta in silenzio, si riflette, si piange”.
I funerali si sono tenuti nella chiesa del Sacro Cuore ad Agrigento, gremita di persone, con le due comunità, quella alessandrina e quella agrigentina, strette attorno ai familiari e tutti coloro che volevano bene a Patrizia. La città siciliana oggi era a lutto, per decisione del sindaco Franco Micciché. Alle esequie hanno partecipato anche il vicesindaco di Agrigento Aurelio Trupia, il sindaco di Solero Andrea Toniato.
Durante la celebrazione funebre i figli della 53enne, Francesco e Giuliana, hanno letto un lettera dedicata alla madre: "È stata portata via da un atto di violenza insensato, un gesto atroce. Non ci sono parole per descrivere il senso di ingiustizia che proviamo, lei meritava solo amore e invece è stata vittima di un volere che non potremo mai comprendere. Noi figli adesso affronteremo una realtà tanto difficile senza di lei ma lo faremo come ci ha insegnato, portando il suo amore. Ciao mamma".
La coppia era originaria della città siciliana: si erano trasferiti a Solero lo scorso anno perché la donna, 53 anni, era insegnante di sostegno nelle scuole medie del paese dell’Alessandrino. Nei giorni passati, il 61enne ha cercato di togliersi la vita nel carcere di Alessandria, impiccandosi con un cappio improvvisato fatto con le lenzuola della sua cella.
L'uomo non ha ancora fornito una spiegazione chiara per il femminicidio, che al momento rimane privo di una motivazione concreta. Ha menzionato depressione e problemi economici, ma la prima non era mai stata diagnosticata, e i secondi, almeno secondo quanto dichiarato dalla vittima, non sembravano così gravi da giustificare tanta angoscia.