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“Da 2 anni sulle Svalbard, vi racconto come si vive nella città più a Nord del mondo”: la storia di Giulia

Giulia ha 27 anni, è originaria di Trieste e nel 2022 si è trasferita sulle isole Svalbard, arcipelago del Mar Glaciale Artico, e da quasi due anni vive a Longyearbyen. Intervistata da Fanpage.it, la ragazza ha spiegato: “Sono partita per diversi motivi e mi sono innamorata di questo posto”. Tra orsi polari, distese di ghiaccio e panorami che sembrano “di un altro pianeta”, ecco come si vive nella città più a Nord del pianeta Terra.
A cura di Eleonora Panseri
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Giulia, italiana a Longyearbyen, isole Svalbard.
Giulia, italiana a Longyearbyen, isole Svalbard.
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Giulia ha 27 anni, è originaria di Trieste ma nel 2022 si è trasferita sulle isole Svalbard, arcipelago del Mar Glaciale Artico, e da quasi due anni vive a Longyearbyen. Intervistata da Fanpage.it, la ragazza ha spiegato: "Sono partita per diversi motivi e mi sono innamorata di questo posto. Dovevo stare solo un anno ma alla fine ho scelto di rimanere ancora".

Tra orsi polari, distese di ghiaccio e panorami che sembrano appartenere "a un altro pianeta", ecco come si vive nella città più a Nord del pianeta Terra.

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Quando e perché ti sei trasferita sulle isole Svalbard?

Sono partita a novembre 2022 e sono arrivata fin qui alle Svalbard per un mix di motivi. Era un periodo in cui avevo appena finito una stagione lavorativa in Alta Badia e non sapevo bene cosa fare. Volevo tanto vedere l'aurora boreale, mi ispiravano questi posti, e a me è sempre piaciuto viaggiare.

Quindi, tra una serie di cose, dopo aver approfondito grazie a dei video che avevo visto, mi sono decisa e di punto in bianco ho mandato il curriculum in tutti gli alberghi del posto. Io ho studiato Ingegneria e, in precedenza, avevo fatto la cameriera, ma non avevo mai lavorato come receptionist. E visto che mi piacciono molto le lingue, volevo fare esperienza.

Mi hanno risposto dopo solo una settimana e così ho trovato lavoro. All'inizio volevano che mi trasferissi soltanto per 4 mesi, poi però mi hanno detto: "Non ne vale la pena, resta almeno per un anno". Io ho accettato e ora ne sono passati due.

Diciamo che ti sei innamorata.

Sì, completamente. Il primo anno poi è stato bellissimo, pieno di emozioni e di cose nuove che non si fanno in nessun'altra parte del mondo. Per questo ho scelto di dare una seconda possibilità a questo posto e di restare per un altro anno.

Giulia, italiana a Longyearbyen, isole Svalbard.
Giulia, italiana a Longyearbyen, isole Svalbard.

Sono una persona molto curiosa e mi piace scoprire posti nuovi. Tanti pensano che io sia venuta in un posto così piccolo perché sono una persona poco socievole o che ha bisogno di solitudine, invece è esattamente l'opposto. Ho fatto tantissime amicizie, fin da subito mi ha affascinato l'idea di scoprire come una comunità riesce a essere felice in un posto così remoto.

Mi sono immersa nella vita locale e sono molto soddisfatta di questa esperienza, è una delle più belle che ho fatto. Sto ricevendo tanti messaggi di persone che mi chiedono consigli su come trasferirsi e mollare tutto perché in Italia non si trovano bene, io però in questo non mi riconosco perché prima di venire qui stavo benissimo. Sono partita per fare un'esperienza diversa.

Quando hai detto alla tua famiglia che volevi trasferirti alle Svalbard, come ha reagito?

Nessuno aveva approvato questa scelta. Da questo punto di vista, è stato un po' difficile perché io ero sicura ma mi sono venuti tanti dubbi, visto che avevo contro le persone che mi volevano bene.

Mi dicevano che mi sarebbe venuta la depressione, che non avrei avuto sbocchi lavorativi. Mi proponevano anche altri posti, ma io sapevo che in quel momento era la scelta giusta e non ho ascoltato amici e familiari, altrimenti non avrei mai scoperto questo posto.

Cosa ti piace e non ti piace del vivere lì?

Di aspetti negativi ce ne sono pochi, devo dire. Forse, una cosa bella ma anche un po' brutta è il fatto di essere in un luogo molto remoto. È una situazione che mi permette di vivere quest'esperienza in modo molto approfondito ma sono anche tanto lontana da casa, da familiari e amici, sono 30 ore di aereo in totale. E poi anche un po' il cibo, chiaramente.

Giulia, italiana a Longyearbyen, isole Svalbard.
Giulia, italiana a Longyearbyen, isole Svalbard.

Perché? Cosa si mangia?

Il supermercato ha davvero di tutto, cibi di tutte le nazionalità, mentre la cucina locale offre foche, balene, renne. Anche se chiaramente non sono cose che si mangiano tutti i giorni.

Si provano e poi, se piacciono, bene. Io non sono una grande fan, devo dire la verità, preferisco cucinare italiano. I prodotti hanno costi esorbitanti perché ovviamente la logistica incide molto, tutto dev'essere importato. Non cresce nulla qui, non c'è vegetazione, le temperature sono troppo rigide.

Qual è il costo della vita? Che opportunità lavorative ci sono?

Gli stipendi sono proporzionati al costo della vita ma, come un po' in tutto il mondo, questo sta aumentando a vista d'occhio e sta diventando meno vantaggioso vivere qui. Io sono alle Svalbard perché mi piace, ma se fosse solo per il lavoro, non lo consiglierei.

Forse rispetto all'Italia siamo messi meglio, ma ci sono altri posti nel mondo dove si potrebbero avere vantaggi migliori. Se non si parla il norvegese, le opportunità si restringono molto al settore turistico. Si può diventare guide, però anche in questo caso bisogna fare tanti corsi, avere la licenza per il fucile, la patente e tanta esperienza. Sennò ci sono i classici lavori in hotel, nei ristoranti e bar, nei negozi.

Giulia, italiana a Longyearbyen, isole Svalbard.
Giulia, italiana a Longyearbyen, isole Svalbard.

Come sono le persone?

La maggior parte delle persone è norvegese. Non si può nascere qui, quindi di persone autoctone non ce ne sono. Sul territorio ci sono oltre 50 nazionalità e tutti sono molto socievoli, aperti perché bisogna ricordarsi che siamo davvero lontani dalle nostre famiglie, cerchiamo di creare un bel gruppo tra di noi.

Il governo ultimamente sta mettendo un po' i bastoni tra le ruote agli stranieri perché vuole cercare di mantenere il territorio il più norvegese possibile, ma nella vita quotidiana io questo problema non lo sento.

Tu non nasci come divulgatrice, ma sui social hai iniziato a condividere la tua esperienza di vita lì. Come hai iniziato?

Ho pensato di fare dei video per diffondere informazioni utili e autentiche su un posto di cui non si sente parlare spesso. Vorrei creare una community di persone con cui condividere anche i miei prossimi viaggi, che saranno sempre in posti remoti. È iniziato come un passatempo ma vorrei diventasse anche un lavoro.

Le persone sui social si dividono in due gruppi: c'è chi mi invidia e chi invece dice che questo è un posto triste, deprimente, dove non verrebbe mai, nemmeno un giorno.

Secondo me, è giusto così, non penso che le Svalbard siano un posto per tutti, infatti il mio obiettivo non è convincere a trasferirsi qui. Ho ricevuto anche tanti commenti positivi per il fatto di aver avuto il coraggio di venire qui, di prendere questa decisione e metterla in pratica.

Quali sono le attività che si fanno alle Svalbard nel tempo libero? 

Dipende molto dalla stagione. In inverno ci si incontra per fare delle gita in motoslitta ed è assolutamente il motivo principale per cui voglio rimanere qui, ancora un po', perlomeno. È troppo bello, ho visto posti che mi viene difficile spiegare a parole.

Giulia, italiana a Longyearbyen, isole Svalbard.
Giulia, italiana a Longyearbyen, isole Svalbard.

La sera si esce e si va al pub per fare amicizie e avere una vita sociale attiva. Si fanno anche gite in barca, se qualcuno ce l'ha, e passeggiate, ci sono il cinema e la palestra. C'è quasi tutto, anche se magari in maniera più ridotta.

Ci sono degli aspetti particolari della vita lì?

Per esempio, per le persone anziane o con problemi di salute è altamente sconsigliato rimanere qui perché l'ospedale non è attrezzato per questioni più complicate. È un centro solo per emergenze o problemi ‘base', diciamo, al contrario ti portano sulla terraferma. La stessa cosa vale per le donne incinte che a un mese dal parto devono andare in Norvegia e poi possono rientrare.

Non si può nemmeno essere sepolti qui, per due motivi. Uno perché i corpi con temperature così rigide non si decompongono e avendo dei "vicini" abbastanza affamati, gli orsi polari, non è il caso di lasciarli in queste condizioni.

In più, tempo fa, c'era stato un virus che si manteneva molto bene con il freddo e quindi, per evitare problemi futuri, hanno deciso di non seppellire più le salme e di portarle sulla terraferma.

Qui c'è anche l'università dove fare master o PhD, ma è collegata alla terraferma, non si possono completare gli studi qui. Però ci sono persone che vengono qui per fare un semestre e mettere in pratica qui quello che hanno imparato, sul ghiacciaio, per esempio.

A proposito di animali e natura, immagino che li si vedano cose incredibili.

Io sono rimasta senza parole davanti a certi paesaggi perché non ne ho visti di simili in nessun altro posto del mondo. Sembra di stare su un altro pianeta, non c'è nemmeno un albero, ci sono neve e ghiacciai, oppure il sole o il buio per 24 ore. Sono davvero posti che ti rimangono nel cuore.

Giulia, italiana a Longyearbyen, isole Svalbard.
Giulia, italiana a Longyearbyen, isole Svalbard.

Ogni quanto riesci a tornare? Ti manca l'Italia? 

Non mi manca in modo particolare. Certo, è un paese bellissimo che vorrei visitare meglio, ma sto bene qui, sento la mancanza di famiglia e amici ma ormai sono abbastanza abituata. Torno solo due volte all'anno per circa tre settimana e impiego 30 ore. Devo fare uno scalo a Oslo per una notte intera. Ci sono città collegate meglio, come Milano, ma io vengo da Trieste.

A chi consiglieresti di fare un'esperienza di vita alle Svalbard?

Per trasferirsi qui bisogna avere una forte motivazione, molta curiosità e tantissimo spirito di adattamento perché in questo posto per ricominciare da zero bisogna essere flessibili rispetto a tante cose: le persone, il clima, le condizioni estreme.

Forse per partire e fare un'esperienza del genere sarebbe anche meglio essere giovani perché con una famiglia credo sarebbe un po' ingiusto imporre questo stile di vita ai propri figli, per esempio, che potrebbero preferire la vita in una grande città.

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