Da Schlein a Conte, i leader del campo largo alla festa di Avs: su Renzi e Ucraina è ancora scontro

Elly Schlein, Giuseppe Conte e Riccardo Magi hanno preso parte alla festa nazionale di Alleanza Verdi-Sinistra, insieme ai leader Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, in un incontro che ha tirato fuori anche alcuni dei punti critici del possibile ‘campo largo’. Restano tensioni sull’apertura a Matteo Renzi, e lo stesso vale per le posizioni in politica estera, soprattutto l’Ucraina.
A cura di Redazione
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A cura di Marco Billeci e Luca Pons

La prima festa nazionale di Alleanza Verdi-Sinistra, in corso in questi giorni a Roma, è stata anche l'occasione per portare su un palco i leader del cosiddetto ‘campo largo': Elly Schlein, Giuseppe Conte e Riccardo Magi si sono uniti a Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni hanno confrontato le posizioni di Pd, M5s, +Europa con Avs, dimostrando che una volontà di base per formare un'alleanza c'è.

Certo, sul palco mancavano due esponenti di peso dell'opposizione: Azione, di Carlo Calenda, e Italia viva di Matteo Renzi. Proprio quest'ultimo è stato al centro di un primo momento di tensione con il pubblico. E lo scontro non è mancato neanche su un argomento caldo come l'Ucraina, dove il Movimento 5 stelle e +Europa hanno linee decisamente opposte.

Aprendo l'evento, Nicola Fratoianni (segretario di Sinistra italiana) l'ha definito "un appuntamento importante per costruire un'alternativa alla pessima destra che ‘disgoverna' questo Paese". Angelo Bonelli, portavoce di Europa Verde, ha garantito invece: "Quello che Alleanza Verdi-Sinistra non farà mai è porre veti. Quello che noi vogliamo fare in questo Paese è costruire, essere propositivi". Un riferimento nemmeno troppo velato proprio agli assenti della serata, quei partiti di centro il cui avvicinamento alla sinistra (o al "campo progressista", come si è detto nella serata) sembra ancora complicato.

L'alleanza con Renzi attira fischi, ma Schlein non chiude

A spingere per l'unità delle opposizioni, come noto, è soprattutto la segretaria dem Elly Schlein, che infatti ha ribadito: "Noi rappresentiamo forze anche diverse. È sano. Le coalizioni si fanno tra diversi, ma vedo che c'è un tratto comune".

Di fronte alla domanda della moderatrice, Serena Bortone, sulla possibilità di allargare ancora la coalizione (con un riferimento a Maria Elena Boschi, e quindi a Italia viva e Matteo Renzi), il pubblico si è sollevato in proteste, tra urla di "noooo" e fischi. Ma Schlein ha tenuto la linea.

"Intanto penso che è importante che oggi siamo qui tutti insieme. Poi dico… Ragazzi, ragazzi. Abbiamo delle cose di cui discutere. Proviamo a non prenderla dal lato da nome a nome, ma da tema a tema", ha insistito la leader del Pd.

"Se qualcuno ci viene a dire che bisogna rifare il Jobs Act credo che sentiremo un grande no e lo diremo tutti insieme", ha garantito, non risparmiando un frecciatina a Giuseppe Conte: "Se qualcuno mi viene a dire rifacciamo un decreto Sicurezza, io ugualmente dico di no. Ma se diciamo salario minimo, sanità, scuola, politiche industriali, clima e diritti, qua secondo me da questo c'è un nucleo che intanto è già d'accordo. Partiamo da qui, andiamo avanti".

Le distanze su Trump e le armi all'Ucraina

Uno dei punti su cui le posizioni del possibile ‘campo largo' sembrano più difficili da conciliare è la politica estera. Non a caso, fa discutere da tempo la linea ambigua di Giuseppe Conte su Donald Trump, che ieri il presidente del M5s ha difeso: "L'identità progressista del M5s non può essere definita da una candidatura di un altro Paese".

Negli Stati Uniti "abbiamo avuto il Partito democratico sin qui: cosa è successo nel conflitto russo-ucraino? Cosa è successo a Gaza? Il governo americano per tre volte ha votato contro le risoluzioni all'assemblea delle Nazioni unite". Conte ha sottolineato di aver "condannato chiaramente" Trump "per Capitol Hill" e di "non condividere tantissime sue visioni". Ma, ha concluso, "fatemi applaudire Harris quando creerà una svolta su Gaza".

Proprio sulla politica estera ha insistito Riccardo Magi, segretario di +Europa: "Non possiamo chiamare in causa il diritto internazionale solamente quando ci aiuta a sostenere le nostre tesi", ha affermato, spostando la discussione sull'Ucraina.

Il diritto internazionale "dice che un Paese che viene aggredito militarmente ha il diritto – che deve essere internazionalmente tutelato – di difendersi finché il Consiglio di sicurezza dell'Onu non è in grado di stabilire la sicurezza di quel Paese", ha continuato Magi, attirando qualche fischio dal pubblico. "È una questione che tocca la vita delle persone che vengono bombardate e che sono aggredite".

Conte a sua volta ha replicato, difendendo la linea contraria all'invio di armi a Kiev: "Non ho mai detto che Putin ha fatto bene", ha detto, spiegando: "Bisognava impostare diversamente, bisognava puntare, investire su una svolta negoziale piuttosto che puntare tutte le fiches della popolazione ucraina, sulla loro pelle, sulla strategia militare e il confronto militare".

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