I due alpinisti morti sul Monte Bianco sono stati trovati abbracciati uno all’altra
Quando i soccorritori del Peloton d'haute montagne di Chamonix, alle pendici del Monte Bianco, sono arrivati ai 4.600 metri di altitudine del "Mur de la cote", un ripido pendio ghiacciato che porta alla vetta più alta d'Europa, Andrea Galimberti e Sara Stefanelli erano abbracciati: i due alpinisti evidentemente si erano stretti nel tentativo uno all'altra di resistere alle basse temperature raggiunte a causa di un'improvvisa bufera. Oltre a loro, a non molta distanza sono stati recuperati i cadaveri degli altri due alpinisti sudcoreani dispersi da sabato scorso, e anche loro sorpresi dal maltempo che ha fatto precipitare le temperature a 15 gradi sotto zero, con raffiche di vento che hanno raggiunto i 150 chilometri all'ora.
"Sono stati colti di sorpresa dalle cattive condizioni meteorologiche di sabato e si sono trovati bloccati senza riparo", ha dichiarato il comandante del PGHM di Chamonix, Etienne Rolland, confermando l'allarme lanciato dai soccorritori da Andrea Galimberti prima che si perdessero i contatti: "Non vediamo nulla, veniteci a prendere, rischiamo di morire congelati", aveva detto l'uomo, il cui cellulare è stato trovato a pochi metri dal corpo. Si ipotizza che i due italiani siano morti per assideramento. Le salme sono state portate a Chamonix.
Le ricerche dei due alpinisti erano iniziate all'alba di domenica sia dai soccorritori francesi che da quelli italiani. Per entrambi un nulla di fatto: in alta quota si era accumulato mezzo metro di neve fresca che aveva cancellato le tracce dei ramponi sul ghiacciaio. "Avevamo pensato di lasciare una squadra a piedi sulla vetta – ha spiegatp Paolo Comune, responsabile del Soccorso alpino valdostano – con due persone che potessero cercare i dispersi. Ma lassù le condizioni sono troppo pericolose, sia per il vento che rende difficile l'operazione sia per la neve instabile che può provocare valanghe". Nonostante le speranze di trovarli in vita fossero pressoché ridotte al lumicino, familiari e amici hanno creduto fino all'ultimo in un miracolo, confidando nell'esperienza dei due alpinisti: in particolare, Andrea Galimberti aveva numerose ascensioni alle spalle sulle Alpi.