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La morte della Regina Elisabetta II

Due anni fa moriva la Regina Elisabetta, Caprarica: “Carlo se l’è cavata bene. La sua erede? Kate Middleton”

L’intervista di Fanpage.it ad Antonio Caprarica a due anni dalla morte della Regina Elisabetta II: “Sono stati anni assolutamente tumultuosi, probabilmente tra i più complicati che la Monarchia abbia dovuto affrontare nell’ultimo secolo. Ma Carlo III se l’è cavata bene. La sua erede? Kate Middleton, l’unica personalità capace di tenere alta la bandiera della memoria di Elisabetta”.
A cura di Ida Artiaco
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"Elisabetta II ha consegnato alla monarchia un alone di rispetto che forse non ha mai avuto nella sua storia precedente. E anche se la sua morte ha rappresentato la fine di un'epoca, il suo erede, Carlo, non se la sta cavando malissimo. La sua erede? Kate Middleton, la futura regina consorte".

Così Antonio Caprarica, giornalista e conoscitore della monarchia britannica, autore, tra gli altri, del volume "La fine dell'Inghilterra. Un Paese smarrito, un trono vacillante", ha fatto il punto a Fanpage.it sullo stato della monarchia inglese nel giorno del secondo anniversario della morte della Regina Elisabetta II. Era infatti l'8 settembre 2022 quando venne annunciato il decesso della sovrana a 96 anni nel suo amato castello di Balmoral.

Dott. Caprarica, come sono stati questi due anni senza Elisabetta II e come se l'è cavata il suo successore?

"Sono stati anni assolutamente tumultuosi, probabilmente tra i più complicati che la Monarchia abbia dovuto affrontare nell'ultimo secolo. Fermo restando che la scomparsa di Elisabetta è stato il crollo di un monumento e la fine di un'epoca, di un regno durato 70 anni – ed è chiaro che chiunque vada al suo posto è in imbarazzo e ha qualche difficoltà – credo che Carlo III non se la sia cavata affatto male, anche in termini di popolarità e aiutandosi con una maggiore accessibilità. C'è poi stata la malattia, che è stata un colpo durissimo. Tenuto conto di tutti questi fattori, cioè della difficoltà della successione a un mito, dell'infuriare della malattia e anche dell'addio di Harry e la conseguente rottura, diciamo che non se l'è cavata affatto male".

L'annuncio della malattia di re Carlo è stato per altro quasi simultaneo a quello della malattia di Kate Middleton

"Che politicamente è stata ancora più grave, perché è sotto gli occhi di tutti che Kate sarà il pilastro del futuro della casa reale, l'unica personalità capace di tenere alta la bandiera della memoria di Elisabetta. L'erede più autentica di questa regina che è entrata nella leggenda è proprio la sua nipote acquisita che di reale non ha nulla se non il titolo ottenuto per via matrimoniale ma che dal punto di vista del carattere, della tenuta e del senso del dovere è certamente un buon testimonial dell'epoca di Elisabetta".

Quanto questi annunci hanno inciso sull'esistenza stessa della Monarchia?

"Quello della malattia è stato un cambiamento sotto molti punti di vista. In primis, dal punto di vista del mito cancella per sempre l'idea che chi sta sul trono è immune alle malattie e forse anche alla morte. Elisabetta aveva abituato i suoi sudditi, e anche tutti noi suoi osservatori, all'idea che il re d'Inghilterra automaticamente fosse immune alle malattie, cosa che era solo lei probabilmente. E il fatto che la malattia irrompa nella casa reale con questa violenza ha anche un impatto sulla retorica monarchica. Uno degli argomenti più portati dai monarchi per giustificare la permanenza sul trono è che il trono stesso garantisce stabilità. Il trono c'è sempre, dura sempre. Benissimo, se chi si siede è una donna indistruttibile come Elisabetta, che in 96 anni di vita non ha avuto altro che un gomito fratturato e la malattia finale.

Questi ultimi due anni dimostrano che invece il trono è una istituzione fragile come tutte le altre istituzioni democratiche. E forze, anzi, ancora più fragile. Inoltre, avendo evidenziato che la monarchia è una istituzione umana, bisogna prendere atto che oggi dopo Elisabetta chi gestisce questo delicato istituto ha capito che bisogna abbandonare il pantheon degli dei e tornare sulla terra e quindi accettare la malattia, riconoscerla, dichiararla e raccontarla. Tutto questo è un fatto positivo anche per il rapporto con i sudditi e di utilità della monarchia stessa. È un fatto importante che il re parli pubblicamente del suo cancro, così come Kate, che dopo Diana è la seconda reale della storia che ha avuto il coraggio di andare in tv a raccontare il proprio dolore. Questo giova moltissimo alla loro popolarità".

Quale l'eredità più importante di Elisabetta?

"Ha lasciato un alone di rispetto quale forse la Monarchia non ha mai avuto nella sua storia precedente. La popolarità e la rispettabilità della monarchia è una cosa recente che lei è riuscita a consegnare al suo erede, dandogli anche una statura internazionale e una attenzione planetaria che prima non aveva. Sul fronte negativo, c'erano i limiti della sua formazione, è stata l'ultima vittoriana, con una certa incapacità di vivere il mondo moderno il che si esprimeva in un distacco rispetto ai sudditi che poi era quello che Diana le rimproverava sempre. Non poteva essere in contatto con le emozioni della gente. Ci sono dunque due aspetti che rimarranno sempre di Elisabetta: da un lato un grandissimo rispetto pubblico, dall'altra una barriera di ghiaccio che la isolava dalla gente a cui si è avvicinata solo negli ultimi anni della sua vita, quando è diventata più fragile e più umana. Una barriera che però Carlo sta cercando di erodere".

Ha collaborato Eleonora Panseri.

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