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L’aumento dei prezzi riduce risorse per la sanità nelle Regioni: forti divari nell’offerta dei servizi

Secondo la Corte dei Conti le entrate regionali, soprattutto quelle tributarie, sono aumentate, nel 2023, anche grazie ai fondi Pnrr. Tuttavia, le risorse sanitarie assegnate alle Regioni non compensano l’aumento dei prezzi, riducendo la quota di spesa sanitaria rispetto al Pil.
A cura di Annalisa Cangemi
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Secondo la Corte dei Conti le entrate regionali, soprattutto quelle tributarie, sono aumentate, nel 2023, anche in virtù dei fondi Pnrr, dopo un calo 2022 dovuto alla fine dei trasferimenti statali straordinari per l'emergenza.

Le risorse sanitarie assegnate alle Regioni non compensano, però, l'aumento dei prezzi, riducendo la quota di spesa sanitaria rispetto al Pil. Sono i dati che emergono dalla "Relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni/Province Autonome per gli esercizi 2020-2023", approvata dalla Sezione delle Autonomie della Corte dei conti.

La spesa sanitaria – evidenzia la magistratura contabile – ha visto, nel 2020, un maggiore incremento nelle Regioni a statuto ordinario su quelle a statuto speciale, con un'inversione di tendenza nel 2021 e una nuova crescita nel 2022. Nello stesso anno, l'indebitamento complessivo delle Regioni è diminuito, con un indebitamento pro capite di 668 euro, in calo sugli anni precedenti.

Nel dettaglio, "la spesa sanitaria complessiva, riferita alla Missione 13, iscritta nei consuntivi relativi agli anni 2020-2022 delle Regioni/Province autonome, evidenzia una tendenza crescente (+9,3% rispetto al 2020) passando dai 136,7 miliardi di euro del 2020 (anno in cui si registra un incremento del 10,2% rispetto al 2019) ai 149,5 miliardi di euro del 2022, con un'incidenza della spesa sanitaria sul totale della spesa regionale attorno 63,7%". La sanità rappresenta, dunque, la maggior voce di spesa.

"L'aumento registrato nel periodo in esame è, in prevalenza, ascrivibile, nel 2020 e 2021, alle maggiori risorse destinate dallo Stato al settore sanitario per fronteggiare l'emergenza sanitaria da Sars e, nel 2022, all'incremento del livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard a cui concorre lo Stato". A livello geografico, la maggiore spesa viene sostenuta nel Nord (48,4%), seguito dal Sud (30%) e dal Centro (21,6%).

Sul fronte dei Livelli essenziali di assistenza, secondo i risultati del monitoraggio del Nuovo sistema di garanzia per il 2022, 13 Regioni/Province autonome (Piemonte, Lombardia, Trento, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Puglia e Basilicata) hanno registrato un punteggio superiore alla soglia di sufficienza (60) nell'erogazione dei Lea in tutte le macroaree analizzate, ovvero assistenza e prevenzione, distrettuale e ospedaliera.

La Provincia autonoma di Bolzano e Abruzzo e Molise ottengono un punteggio insufficiente nell'area della prevenzione, mentre per la Campania l'insufficienza è riferita all'area distrettuale. Calabria, Sardegna e Sicilia sono sotto la sufficienza nelle due macroaree della prevenzione e distrettuale, mentre la Valle d'Aosta ha un punteggio inferiore alla soglia in tutte le macroaree.

Complessivamente nel 2022 – si evidenzia – permangono ancora situazioni di criticità riconducibili alle Regioni che non ottengono la sufficienza, non molto distante da quanto rilevato nel 2021. Nel bilancio regionale, infine, "tutta la gestione sanitaria dovrebbe trovare compiuta rappresentazione e, in considerazione della latitudine degli interventi che rientrano nella missione 13, vi dovrebbe essere, di massima, una convergenza tra il perimetro sanitario e la missione 13". Invece, dal rendiconto 2022 "è stato riscontrato un comportamento non univoco da parte degli enti: infatti, per alcune Regioni, vi sono delle poste contabili riferibili alla sanità riportate in altre missioni, oltre ad alcune incoerenze tra diversi quadri dello stesso rendiconto".

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