Conflitto Israelo-Palestinese

La dottoressa di MSF che cura i bambini di Gaza: “Israele non lascia entrare neppure gli antidolorifici”

Parla a Fanpage.it la dottoressa Amy Kit-Mei Low, responsabile medico di Medici Senza Frontiere nella Striscia di Gaza: “Qui il sistema sanitario è ormai al collasso per la carenza di forniture mediche e di operatori in grado di fornire assistenza alle persone vulnerabili e ferite”.
Intervista a Dott.ssa Amy Kit-Mei Low
Responsabile medico di MSF a Gaza.
A cura di Davide Falcioni
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La dottoressa Amy Kit-Mei Low (a sinistra) e una sua collega di MSF alle prese con un ferito all'ospedale Nasser
La dottoressa Amy Kit-Mei Low (a sinistra) e una sua collega di MSF alle prese con un ferito all'ospedale Nasser
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"La situazione sanitaria a Gaza è drammatica e peggiora di giorno in giorno. Gli ospedali hanno subito 489 attacchi e l'intero sistema sanitario è ormai al collasso per la carenza di forniture mediche e di operatori in grado di fornire assistenza alle persone vulnerabili e ferite". A dirlo, in una testimonianza raccolta da Fanpage.it, la dottoressa Amy Kit-Mei Low, responsabile medico di Medici Senza Frontiere nella Striscia di Gaza da settimane in prima linea per curare feriti di guerra e malati ridotti allo stremo dopo oltre nove mesi di bombardamenti quotidiani che non hanno risparmiato neppure luoghi che erano stati individuati come "sicuri".

La dottoressa Amy è nell'enclave costiera palestinese da circa un mese e lavora ogni giorno nel reparto di pediatria dell'ospedale Nasser di Khan Younis: "Il tasso di occupazione dei letti nelle stanze di degenza è costantemente aumentato durante la mia permanenza. La prima settimana era del 202%, poi è salito al 312%. Questo significa che non c'è abbastanza spazio per curare tutte le persone che ne hanno bisogno". I pazienti – racconta il medico dell'Ong – sono ormai stipati in ogni angolo del reparto, tra le grida disperate dei familiari e quelle dei feriti che si mescolano e si confondono.

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Emblematico un episodio raccontato dalla dottoressa e riferito al 22 luglio, giorno in cui un bombardamento israeliano ha provocato molte vittime civili: "Una bambina di 5 anni è arrivata da noi in condizioni molto difficili. I miei colleghi sono riusciti a metterle un tubo toracico nel polmone per drenare il liquido e far espandere di nuovo l'organo. In quel momento nel reparto c'era molto caos, con persone che entravano ed uscivano, pazienti feriti e familiari che cercavano i loro cari. Così a un certo punto è arrivata anche la madre della bimba. Non so se le sue fossero grida di terrore o di sollievo nel sapere che sua figlia era ancora viva. Penso che vederla in condizioni così critiche debba essere molto difficile per quella donna. Può capitare di assistere a scene simili in televisione, ma il fatto che sia accaduto davanti ai miei occhi mi ha davvero colpita. Non lo dimenticherò mai".

Le condizioni in cui operano i medici sono estremamente difficili. Alla carenza di spazi, e al caos generato dall'arrivo ondate di feriti, si deve sommare l'impossibilità di reperire il necessario per curare i pazienti: solo una parte delle forniture necessarie a far funzionare una struttura sanitaria viene infatti fatta entrare a Gaza da Israele, "ma ce ne sono molte che non entrano, come medicine, guanti, saponi, detergenti, pezzi di ricambio per attrezzature biomediche". Persino l'ossigeno è bandito, così dei cinque serbatoi disponibili al Nasser hospital prima della guerra oggi solo uno è funzionante. E naturalmente non basta.

In quello che sempre di più somiglia un girone infernale non vengono fatti arrivare nei dispensari neppure i farmaci di strettissima necessità. Racconta la dottoressa Amy Kit-Mei Low che "scarseggiano antibiotici e antidolorifici, medicinali indispensabili per il funzionamento dell'ospedale e per garantire che si possano eseguire interventi chirurgici in condizioni adeguate. Abbiamo bisogno di spazio, abbiamo bisogno di letti, abbiamo bisogno di attrezzature per curare i pazienti".

Neppure gli oggetti più semplici – ma fondamentali per far funzionare una struttura sanitaria degna di essere considerata tale – vengono immessi nei magazzini. Al Nasser hospital, quindi, sono bandite persino la biancheria e le forniture per la lavanderia dell'ospedale. "Questo – spiega ancora la responsabile di MSF – sarebbe un ospedale molto bello, perfettamente funzionante. Ma la mancanza di forniture rende la situazione molto complicata. Non è possibile neppure fare un'adeguata separazione dei rifiuti. Non ci sono sacchi per la spazzatura. Il sito di smaltimento e l'inceneritore non funzionano, quindi c'è un accumulo di rifiuti che porta malattie, infezioni ed epidemie. Sono sicuro che tutti sappiate che l'OMS è molto preoccupata per la polio che è stata rilevata nell'acqua. È tutto collegato. Questa guerra ha distrutto molte cose: non solo edifici, ma intere infrastrutture e l'intera società di Gaza".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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