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Che cosa non torna nei numeri di Giorgia Meloni sulla sicurezza sul lavoro

Nel suo messaggio per la commemorazione delle vittime sul lavoro, la Presidente del Consiglio ha rivendicato 1.600 assunzioni di funzionari di vigilanza, promettendo di raddoppiare gli accertamenti nel 2024. I conti, però, non tornano.
A cura di Roberta Covelli
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"Il governo intende fare la propria parte", ha assicurato Giorgia Meloni con un messaggio inviato alla Camera in occasione della cerimonia di commemorazione per le vittime sul lavoro. La presidente del Consiglio ha anche rivendicato le azioni del governo in tema di prevenzione e sicurezza sul lavoro: "in questi mesi abbiamo disposto l’assunzione di 1600 ispettori del lavoro in più con l’obiettivo di raddoppiare il numero delle ispezioni durante il 2024". I conti, però, non tornano.

Tra DPCM e decreto Pnrr: quante sono le assunzioni previste dal governo?

La carenza di ispettori del lavoro, funzionari, assistenti e tecnici è un problema: basti pensare che, secondo i report dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, negli ultimi otto anni il totale annuale di ispezioni e accertamenti si è più che dimezzato, passando dai 221.476 del 2014 ai 100.192 del 2022, anche a causa della riduzione di organico.

Per affrontare la questione e aumentare il personale ispettivo, il governo di Giorgia Meloni ha quindi disposto procedure concorsuali e assunzioni.

Con il Dpcm 11 maggio 2023, relativo alle procedure di reclutamento nella pubblica amministrazione, sono state autorizzate 354 assunzioni presso l’Ispettorato Nazionale del Lavoro per il 2022. L’anno dopo, con il Dpcm 14 maggio 2024, l’aumento di organico previsto e autorizzato è stato di 350 unità.

A queste previsioni va aggiunto quanto previsto dal decreto Pnrr. L’articolo 31 del decreto legge 19 del 2024 autorizza infatti, per il triennio dal 2024 al 2026, l’assunzione a tempo indeterminato di 250 unità di personale. E il comma 5 della stessa norma aumenta di 50 unità il numero di carabinieri dedicati al nucleo speciale a tutela del lavoro.

Finora i numeri sono ancora lontani dalla cifra citata da Giorgia Meloni.

La proroga fantasma: le assunzioni non utilizzate sono già utilizzate

Il sospetto è che, nel conto della presidente, possa rientrare anche il comma 1 dell’articolo 31 del D.L. 19/2024. La norma infatti dispone la proroga, fino al 31 dicembre 2025, delle autorizzazioni alle assunzioni "non utilizzate" previste da due atti precedenti (art. 13, co. 2, D.L. 146/2021 e art. 5-ter D.L. 101/2019). Consultando i decreti in questione, si scopre che le norme citate prevedono concorsi e assunzioni per 150 e 1.024 unità di personale, con voci di spesa già chiarite e stanziate.

Questi ultimi 1.174 ispettori sono quindi stati previsti da governi precedenti, non da quello guidato da Meloni, che ha semplicemente prorogato l’autorizzazione per le assunzioni non utilizzate. Si potrebbe obiettare che, se il governo ha prorogato la norma, è perché quelle assunzioni non c’erano ancora state e quindi la presidente ben potrebbe intestarsi l’aumento di personale. Non è proprio così.

Il 31 gennaio l’Ispettorato Nazionale del Lavoro ha pubblicato il Piano triennale dei fabbisogni di personale, parte del PIAO, Piano Integrato di Attività e Organizzazione, con cui si valutano le necessità organiche e finanziarie dell’ente per il triennio 2024-2026. Nel documento si analizzano i bisogni in termini di personale, con la citazione delle assunzioni già autorizzate e l’indicazione delle disposizioni normative di riferimento. Come si può notare dalla tabella, le assunzioni di funzionari previste dal D.L. 146/2021 e dal D.L. 101/2019 erano già avvenute: il residuo utilizzabile è infatti chiaramente pari a zero.

Ispettorato del lavoro, Piano Integrato di Attività e Organizzazione, 2024-2026
Ispettorato del lavoro, Piano Integrato di Attività e Organizzazione, 2024-2026

Quali sono, allora, le autorizzazioni che il governo Meloni intendeva prorogare? E, considerando che il decreto è stato promulgato il 2 marzo e convertito il 29 aprile, e il documento dell’Ispettorato è stato pubblicato a fine gennaio, è possibile che nessuno si sia accorto di aver previsto una proroga per niente?

Tra bisogni e realtà: 1600 ispettori non bastano

Sia chiaro: la previsione di assunzioni per qualche centinaio di ispettori, con i due Dpcm di Giorgia Meloni, è già qualcosa. Certo non è abbastanza: sempre dal Piano dei fabbisogni emerge infatti come tra il 2024 e il 2026 il personale in uscita sarà di almeno 593 unità, contando le cessazioni di rapporti di lavoro per anzianità. Questo significa che ogni numero sparato sulle assunzioni, promesse o rivendicate, deve tener conto del naturale turnover generazionale: prevedere concorsi per 704 nuovi ispettori significa stare poco sopra l’equilibrio tra assunzioni e cessazioni. Uno sforzo necessario, certo, ma nulla più: è il minimo per evitare il collasso dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, già sotto organico.

La realtà è ancora più impietosa se si prosegue nell’analisi del Piano dei fabbisogni dell’Ispettorato. Nella parte in cui si analizza la dotazione organica e funzionale, si legge infatti che "il volume complessivo di risorse umane, di cui l’Amministrazione dovrebbe dotarsi per il 2024 e successive annualità, è pari a 7.781 unità". Si tratta di una valutazione teorica, che deriva dal confronto tra le esigenze di servizio e la quantità del personale idoneo a garantire lo svolgimento dell’attività. Proseguendo per poche righe s’arriva alla cruda realtà: "il personale in servizio al 31 dicembre 2023 risulta pari a 5.149 unità".

Se la matematica non è un’opinione, mancano 2.632 ispettori per garantire lo svolgimento efficiente delle attività di ordinario servizio. Ammesso e non concesso che le 1.600 assunzioni di ispettori rivendicate nel messaggio di Giorgia Meloni siano effettivamente avvenute (anche se, come si è visto, i conti non tornano), resta da capire come sia possibile promettere di raddoppiare accertamenti e ispezioni se non si garantisce nemmeno l’organico minimo calcolato, nero su bianco, dall’Ispettorato del Lavoro.

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Nata nel 1992 in provincia di Milano. Si è laureata in giurisprudenza con una tesi su Danilo Dolci e il diritto al lavoro, grazie alla quale ha vinto il premio Angiolino Acquisti Cultura della Pace e il premio Matteotti. Ora è assegnista di ricerca in diritto del lavoro. È autrice dei libri Potere forte. Attualità della nonviolenza (effequ, 2019) e Argomentare è diabolico. Retorica e fallacie nella comunicazione (effequ, 2022).
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