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Il caso dei falsi video porno con il viso di Giorgia Meloni, cosa è successo: oggi l’udienza a Sassari

Oggi la presidente del Consiglio Giorgia Meloni è chiamata a testimoniare nel processo del Tribunale di Sassari per i falsi video porno con il suo volto diffusi in rete. La denuncia di Meloni risale al 2020 e gli imputati sono due uomini, padre e figlio. La premier, che chiede un risarcimento da 100mila euro, dovrebbe parlare in videochiamata da Roma.
A cura di Luca Pons
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Oggi, martedì 2 luglio, alle ore 13 si terrà una nuova udienza del processo intentato per il caso dei falsi video porno con il volto di Giorgia Meloni. Le indagini iniziarono nel 2020 a Sassari, per opera della Polizia postale, a seguito di una denuncia presentata proprio da Meloni quando non era ancora presidente del Consiglio. Le immagini, create digitalmente, erano in rete già da mesi. Meloni quest'anno si è poi costituita parte civile quando il procedimento è iniziato, chiedendo 100mila euro di risarcimento. Oggi la premier testimonierà in quanto parte offesa: dovrebbe parlare in videochiamata da Roma davanti alla giudice Monia Adami.

Quando è partito il caso dei falsi video porno: la denuncia di Giorgia Meloni

Il caso partì nel 2020, quando Giorgia Meloni – all'epoca leader di Fratelli d'Italia all'opposizione – presentò una denuncia alla polizia postale dopo essere venuta a conoscenza dell'esistenza di queste immagini. Si trovavano in rete da mesi, e avevano accumulato diverse milioni di visualizzazioni. Le indagini portarono la polizia a identificare gli username di chi aveva caricato i video, collegarli ai loro contatti telefonici, e così identificare le due persone che oggi sono imputate. Si tratta di due uomini di 73 e 40 anni, padre e figlio, entrambi di Sassari. La casa del più giovane fu perquisita, e gli agenti conclusero che aveva modificato i video utilizzato appositi software grafici.

Quest'anno, all'inizio del processo che si svolge proprio a Sassari, il padre ha ottenuto a marzo la messa alla prova ed è stato affidato all'ufficio di esecuzione penale esterna. In particolare, si prevede un programma di lavoro di pubblica utilità che duri quattro mesi, in sostegno dell'Unione italiana ciechi e ipovedenti. Il figlio, invece, ha seguito l'iter ordinario.

Cosa chiede Meloni agli imputati

La richiesta di Meloni, come detto, è di un risarcimento di 100mila euro. Si tratta, aveva detto la sua avvocata di parte civile Maria Giulia Marongiu, di una "cifra simbolica" per "contribuire alla tutela delle vittime, le donne che, spesso inconsapevolmente, sono l'obiettivo di questo genere di reati". Infatti, se la giudice dovesse concordare sul risarcimento, la somma sarà versata nel fondo nazionale costituito dal ministero dell'Interno per le donne vittime di violenza.

Cosa sono i video deep fake

I video in questione sono un esempio di deep fake. Si tratta di una tecnica utilizzata non solo per creare immagini pornografiche, ma in generale di uno strumento che permette di creare un video manipolato, in cui il volto di una persona si trova sul corpo di un'altra. Può essere utilizzato per truffe di vario tipo, o anche, come in questo caso, per creare immagini false di tipo pornografico. Ne sono vittima spesso esponenti della politica o del mondo dello spettacolo, soprattutto donne, ma può succedere anche a chi non ha un ruolo pubblico: per creare un deep fake, infatti, spesso è sufficiente avere a disposizione una buona quantità di immagini di una persona.

In questo caso, la faccia di Giorgia Meloni è stata aggiunta digitalmente su corpo di un'attrice di video pornografici. In Italia, a differenza di altri Paesi, creare un deep fake non è di per sé un reato. Il processo che si celebra a Sassari, infatti, è per il reato di diffamazione.

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