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Contagiò due donne con l’Hiv ad Ancona, ora fa sciopero della fame in carcere: “Voglio essere curato”

Contagiò con il virus dell’Hiv sia l’ex compagna (poi deceduta) che la nuova fidanzata: Claudio Pinti si trova ora in carcere e dalla sua cella di Rebibbia ha dato il via a uno sciopero della fame e della sete. “Sono malato, ho anche un sarcoma. Voglio essere curato”
A cura di Gabriella Mazzeo
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Il 40enne Claudio Pinti sta portando avanti lo sciopero della fame nella sua cella di Rebibbia dopo la condanna definitiva per aver contagiato con l'Hiv la compagna, poi deceduta nel 2017, e aver infettato anche la nuova fidanzata. L'autotrasportatore non ha mai ammesso le sue responsabilità e ora dal carcere sostiene di essere gravemente malato. "Ho l'Aids conclamato e un sarcoma. Potermi curare è un mio diritto e invece da due anni nessuno mi ha mai visitato". L'uomo continua a sostenere di "non essere un untore seriale", ma di "aver sottovalutato le conseguenze della malattia quando stava bene".

Secondo quanto riporta il quotidiano La Repubblica, l'uomo ha dato il via a uno sciopero della fame e della sete. "Pinti sta male – ha spiegato l'avvocato Massimo Rao -. L'ultima volta è stato visitato in carcere due anni fa e da più di un anno e mezzo combattiamo per consentire gli arresti domiciliari, perché le sue condizioni di salute sono assolutamente incompatibili con il carcere".

Secondo il legale, a dirlo sarebbero anche le perizie d'ufficio disposte da Procura e Tribunale. "Lo sostiene anche la Cassazione che sul nostro ricorso contro la revoca dei domiciliari l'anno scorso si era pronunciata in tempi rapidissimi" ha spiegato l'avvocato. La Procura, infatti, si era espressa in favore dei domiciliari al 40enne. "Le conclusioni a cui sono giunti i periti sembrano inequivocabili, ma da un anno e mezzo si va avanti di rinvio in rinvio".

Pinti era stato arrestato dalla squadra mobile di Ancona a giugno 2018, un mese dopo che la sua fidanzata dell'epoca aveva scoperto di aver contratto da lui la malattia della malattia. La prima compagna, Giovanna Gorini, con la quale Pinti aveva avuto una figlia, era morta da appena un anno. L'uomo però non aveva informato la nuova fidanzata del suo stato di salute. Secondo quanto da lui sostenuto, la prima compagna sapeva della sua sieropositività, ma come lui aveva sottovalutato la malattia. "Era stata lei a chiedermi rapporti non protetti" aveva sostenuto Pinti, ribadendo la stessa cosa anche per la nuova compagna. I giudici non gli hanno creduto e ora al 40enne restano da scontare oltre 10 anni, mentre per la prossima settimana è fissata una nuova udienza davanti al tribunale di sorveglianza.

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