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Via libera definitivo dell’Ue alla legge sul Ripristino della Natura: il governo Meloni vota contro

Dal Consiglio dell’Ue è finalmente arrivato l’ok alla Nature Restoration Law, la legge che si propone di ripristinare almeno il 30% degli habitat entro il 2030, il 90% entro il 2050. L’approvazione è stata possibile grazie al dietrofront dell’Austria, che inizialmente si sarebbe dovuto astenere. Il governo italiano invece, ha votato contro.
A cura di Giulia Casula
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Il Consiglio dell'Unione europea ha approvato la Nature Restoration Law, la legge che si propone di ripristinare almeno il 20% delle aree marine e terrestri entro il 2030 e tutti gli ecosistemi entro il 2050. Il regolamento, che aveva ricevuto il via libera dal Parlamento Ue a febbraio, è riuscito a passare nonostante il voto contrario di Italia, Ungheria, Svezia, Polonia, Paesi Bassi e Finlandia.

A rendere possibile l'approvazione a maggioranza qualificata del testo (ovvero l'ok di almeno 15 paesi, pari al 65% della popolazione europea) è stato il dietrofront dell'Austria, originariamente contraria alla legge sul Ripristino della Natura. L'ok austriaco era bloccato dall'opposizione di alcuni dei nove Länder che compongono il Paese e inizialmente il governo di Vienna aveva comunicato di volersi astenere dal voto. L'empasse, alla fine, è stato superato grazie al cambio di rotta della ministra dell'Ambiente, Leonore Gewessler che ha votato a favore. "Questa legge deve essere attuabile in modo flessibile perché sia efficace. Il successo economico dell'Ue si basa su ecosistemi resilienti pur mantenendo la nostra responsabilità nei confronti della società e del pianeta", ha detto la ministra verde durante  la riunione del Consiglio a Lussemburgo.

Che cosa prevede la legge sul Ripristino della Natura

In primo luogo, l’obiettivo del regolamento è quello di ripristinare almeno il 30% degli habitat che si trovano maggiormente a rischio. Per le aree marine e terrestri la norma detta regole più stringenti: le zone in questione, infatti, dovranno essere ripristinate entro la fine del decennio. Per fare ciò gli Stati membri dovranno adottare le misure stabilite dalla legge, tra cui una serie di vincoli specifici per la salvaguardia di ecosistemi terrestri, costieri, marini e di acqua dolce.

Il regolamento poi fissa al 60% l'obiettivo di ripristino degli ecosistemi in cattive condizioni da raggiungere entro il 2040, estendendolo al 90% entro il 2050. La natura di ogni vincolo (ad esempio pulizia, bonifica o rimboschimento) sarà misurata a seconda della tipologia di habitat.

La priorità sarà data ai siti Natura 2000, un insieme di oltre 27.000 aree protette in Europa. Un punto importante è quello degli ecosistemi agricoli, per i quali gli Stati membri dovranno attuare delle misure volte a registrare un aumento almeno in due di tre indicatori sullo stato di salute: l'indice sulle farfalle comuni, la quota di superficie agricola ad elevato diversità e lo stock di carbonio organico nei terreni minerali coltivati.

I 27 Paesi dovranno anche impegnarsi a a piantare almeno tre miliardi di alberi aggiuntivi e rendere 25.000 km di fiumi in corsi a flusso libero entro la fine del decennio. La strategia adottata da ogni Stato per raggiungere i requisiti previsti dalla legge sarà inserita all'interno di un piano nazionale da presentare alla Commissione europea.

L'Ue approva la Nature Restoration Law, Pd: "Passaggio storico"

"Dopo il via libera del Parlamento europeo a febbraio, finalmente anche il Consiglio ha approvato il Regolamento Ue sul ripristino della natura: un passaggio storico. Il Governo Meloni ha perso un'altra occasione: votando contro questo provvedimento, l'esecutivo ha isolato, ancora di più, l'Italia sul piano europeo", Così in una nota Annalisa Corrado, responsabile dem per la conversione ecologica, e Camilla Laureti, alle politiche agricole, hanno commentato il via libera dell'Ue alla Nature Restoration Law.

"Questa legge è fondamentale per prevenire gli impatti del cambiamento climatico e della perdita di biodiversità, contribuendo a garantire prosperità agli ecosistemi con effetti positivi anche sulla salute umana, sulla salubrità dei territori e sulla stessa agricoltura, che per prima paga il prezzo del mutamento del clima", hanno aggiunto. "Continua dunque da parte della destra l'uso propagandistico del Green Deal, cercando di minarne uno dei pilastri fondamentali, come appunto la Nature Restoration Law. Un tentativo che oggi non è andato a buon fine, per fortuna. Il Piano verde ha come obiettivo strategico quello di garantire il benessere del Pianeta, ma è anche un prezioso strumento per rilanciare le nostre economie e sanare le diseguaglianze che attraversano la nostra società".

Anche da Alleanza Verdi-Sinistra l'ok definitivo alla legge per il ripristino degli ecosistemi è stata accolta con entusiasmo. "L’approvazione definitiva della legge è un’ottima notizia che dà speranza per il futuro. Futuro negato al nostro Paese, perché Il Ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin ha votato ancora una volta contro questa legge, insieme all'Ungheria di Orban, ai Paesi Bassi, alla Polonia, alla Finlandia e alla Svezia", ha affermato la senatrice di Avs Aurora Floridia. "Nonostante la miopia di questi Stati e della destra italiana sempre contro l'ambiente, L’Europa ha detto basta alle bugie dei negazionisti del cambiamento climatico e di chi vuole continuare a non fare nulla a tutela dell'ambiente. Ora tutti gli Stati della Ue dovranno attuare la legge per ridurre le emissioni di gas effetto serra, per rigenerare gli ecosistemi, difendere la biodiversità e affrontare l’emergenza climatica. E nessuno, neanche il governo Meloni, potrà voltarsi dall’altra parte, per il proprio tornaconto politico di pura propaganda".

"Ci hanno provato in tutti i modi le destre a ostacolarlo, ma nonostante sia frutto di una trattativa al ribasso, il regolamento per ripristinare le aree naturali degradate dell’UE è legge, la prima legge europea sul ripristino della natura. Spiace constatare che, con ostinata e miope coerenza, l’Italia sia tra i Paesi che hanno votato contro, continuando una crociata senza senso a scapito dell’ambiente". Lo hanno comunicato in una nota congiunta i parlamentari del Movimento 5 Stelle nelle Commissioni Ambiente e Attività produttive di Camera e Senato.

Per il M5S il voto contrario dell'Italia ha un solo significato: "opporsi alla lotta all’inquinamento, alla tutela della salute dei cittadini e degli ecosistemi, ma anche alla cementificazione selvaggia. Il degrado del suolo è già costato miliardi di euro e i danni imputabili alla perdita dei suoi servizi essenziali sono stimati a oltre 50 miliardi di euro all’anno. Un impatto economico che, unito a quello ecosistemico e sanitario, non possiamo permetterci. Scongiurato il pericolo di vederla affossata, e con essa parte del Green Deal europeo, ora si lavori con ambizione anche sui Piani nazionali di ripristino che gli Stati membri dovranno adottare rispettando gli obiettivi prefissati. Su questo non abbasseremo la guardia. Vedremo cosa si inventerà il negazionismo del governo nostrano, ormai isolato in Europa, per continuare a remare contro”, hanno concluso.

Di diverso avviso la Lega. "Il via libera alla legge  conferma che a Bruxelles vogliono ignorare il segnale che gli elettori hanno dato nelle urne. Mentre i cittadini dicono basta all'ambientalismo ideologico, il Consiglio europeo va avanti con il Green Deal, grazie alla complicità di una ministra austriaca dei Verdi, che si fa beffe del suo stesso governo guidato da un esponente del Partito Popolare" ha commentato il senatore del Carroccio Gian Marco Centinaio, responsabile del dipartimento Agricoltura e Turismo della Lega. "Ha fatto bene il governo italiano a confermare il proprio voto contrario, insieme ad altri importanti Paesi attenti alla tutela dell'autonomia alimentare. Nonostante le correzioni introdotte nei mesi scorsi a questo pacchetto di norme, infatti, continua a prevalere la volontà di colpire gli agricoltori con l'intenzione di proteggere il territorio, in una contrapposizione sbagliata e controproducente. Adesso toccherà ai singoli Stati preparare i rispettivi piani nazionali e noi dovremo assicurare la massima flessibilità per aiutare l'ambiente senza penalizzare agricoltura, pesca e silvicoltura italiane".

Wwf: "Occasione persa per il governo Meloni, opposizione ideologica"

Le associazioni invece, hanno festeggiato la decisione del Consiglio Ue. "Una vittoria per la tutela della biodiversità e il Green Deal europeo, ma delude il voto contrario dell’Italia”, ha dichiarato Legambiente, che si è rivolta al governo italiano affinché "superi la sua miopia e adotti la legge al più presto con direttive da tradurre velocemente nei Piani di attuazione nazionale, fissando obiettivi misurabili sul recupero e ripristino di diversi ecosistemi, dalle foreste agli ecosistemi marini, nonché gli ambiti agricoli e urbani”.

Anche il Wwf si è detto "molto soddisfatto per l’approvazione della Nature restoration law, una vittoria storica della società civile europea che difende l’ambiente e vuole costruire un rapporto equilibrato tra uomo e natura. Spiace che in un passaggio cruciale per la tutela della natura in Europa, il governo Meloni abbia clamorosamente mancato l’appuntamento con la storia, opponendosi ideologicamente ad un provvedimento cardine del Green deal europeo e scegliendo la disinformazione delle lobby dell’agroindustria contro gli interessi dei cittadini", ha dichiarato Dante Caserta, responsabile Affari legali e istituzionali del Wwf Italia. "In ogni caso, il governo non potrà ora evitare di dare attuazione al Regolamento a livello nazionale definendo un Piano nazionale con obiettivi chiari, concreti e vincolanti".

Per Coldiretti invece, la legge sul Ripristino Natura resta "un provvedimento ideologico", nonostante "siano state eliminate le misure che avrebbero tagliato la produzione agricola made in Italy, aumentando le importazioni di cibi da Paesi extra Ue coltivati con pesticidi che da noi sono vietati da decenni. Il tutto con effetti devastanti anche sull’assetto idrogeologico del territorio, più esposto al rischio dissesto". Secondo l'organizzazione guidata da Ettore Prandini, "il testo varato rappresenta un compromesso al ribasso anche se senza dubbio migliorativo rispetto alla prima proposta della Commissione, grazie soprattutto al lavoro della Coldiretti insieme agli europarlamentari italiani che ha portato a far cadere i vincoli più illogici, come ad esempio l’abbandono del 10% delle superfici agricole e disincentivi alla manutenzione del territorio".

Tra le criticità della Nature Restoration Law, secondo Coldiretti, ci sarebbe "il tema della gestione dei piani nazionali di Ripristino, compresi alcuni obiettivi relativi ai terreni agricoli, assieme al mantenimento degli obiettivi di riumificazione delle torbiere (seppure meno rigidi rispetto alla proposta iniziale). A livello generale la legge approvata dal Consiglio mantiene un’impostazione ideologica sbagliata che mette in contrapposizione la Natura e l’agricoltore, vero custode del patrimonio ambientale", hanno concluso.

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