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“Trattata malissimo in ospedale dopo un aborto spontaneo: un’infermiera mi ha negato gli assorbenti”

“Quando sono arrivata nel reparto di ginecologia e ostetricia ho scoperto che mi sarebbero serviti degli assorbenti. Ho detto a un’infermiera che non lo sapevo e non li avevo, la sua risposta è stata: ‘Scusi, ma lei cosa pensa che è venuta a fare qui?'”.
A cura di Natascia Grbic
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Se avete avuto difficoltà ad accedere all'interruzione di gravidanza, o siete state trattate in modo poco dignitoso per la vostra scelta, scrivete a segnalazioni@fanpage.it. Daremo voce alle vostre storie.

"Era la prima volta che rimanevo incinta, e quella gravidanza è terminata con un aborto spontaneo. Mi sarei aspettata da parte del personale sanitario una parola di conforto, e invece sono stata trattata malissimo, con insufficienza e maleducazione. Come se non bastasse mi hanno messo in una stanza accanto alla sala parto. Mentre abortivo c'erano donne che partorivano: mi sono alzata dal letto, ho firmato il foglio delle dimissioni e me ne sono andata". Clara è una delle donne che ci ha contattati per raccontare la sua esperienza di aborto. Un'esperienza che ancora oggi, a distanza di tempo, ricorda con rabbia e amarezza. "Spero che con i nostri racconti le cose possano cambiare", ci dice. "Per questo ho deciso di condividere la mia storia".

Clara ha avuto un aborto spontaneo. Era la sua prima gravidanza, ma le cose purtroppo non sono andate bene. "Ho avuto un'emorragia, quindi sono corsa dalla mia ginecologa che però mi ha confermato che non c'era più nulla da fare. L'embrione non aveva più battito e la crescita si era fermata a circa dieci giorni prima, per cui mi ha detto che dovevo procedere il prima possibile con il raschiamento in ospedale". Clara ha contattato l'ospedale, ma nessuno le ha spiegato come funzionava l'intervento e cosa dovesse fare. "Ho cercato informazioni su internet perché loro non mi hanno detto nulla, non avevo la minima idea di cosa aspettarmi. Quando sono arrivata nel reparto di ginecologia e ostetricia ho scoperto che mi sarebbero serviti degli assorbenti. Ho detto a un'infermiera che non lo sapevo e non li avevo, la sua risposta è stata: ‘Scusi, ma lei cosa pensa che è venuta a fare qui?'".

La risposta ha spiazzato Clara. "Sono rimasta allibita, non mi aspettavo una risposta del genere. L'infermiera ha poi continuato dicendo che non mi avrebbero dato loro gli assorbenti, e che avrei dovuto trovare il modo di farmeli portare. Ho chiamato il mio compagno, che fortunatamente è riuscito ad andare in farmacia. Ha consegnato poi gli assorbenti all'ingresso, e il personale me li ha portati in reparto". Se il compagno non fosse arrivato in tempo, Clara non avrebbe avuto nulla a proteggerla dalle perdite. "Da quando sono entrata in ospedale a quando sono uscita, sono stata trattata malissimo. Pensavo che dato il tipo di reparto e la delicatezza delle situazioni con cui il personale aveva a che fare, ci fosse maggiore tatto ed empatia. E invece non solo non ho ricevuto mezza parola di conforto, ma sono stata trattata con disprezzo, quasi come fossi un'assassina".

Come già capitato a tante altre donne, Clara viene ricoverata nello stesso reparto delle partorienti. "Mi hanno detto con sufficienza che un reparto apposito c'era, ma dato che non avevano posto dovevo stare lì – racconta -. Anche in questo caso sono rimasta basita dalla totale mancanza di comprensione. Avevo avuto un aborto spontaneo, ero in una condizione psicologica molto sofferente, ed essere trattata così ha peggiorato la situazione". Poco dopo, a Clara viene data la prima pillola per far partire le perdite. "Mi hanno detto che dopo due ore mi avrebbero portato in sala operatoria per il raschiamento. Nel frattempo ero su questa barella, e accanto a me c'erano donne che urlavano per partorire, è stato straziante". Le ore passano, ma nessuno va da Clara. "Dopo quattro ore mi sono alzata e sono andata a chiedere alle infermiere come mai ci voleva così tanto per l'intervento, anche lì hanno sbuffato. Poi finalmente mi hanno portata in sala operatoria. Il chirurgo è stata la sola persona gentile che ho incontrato quel giorno".

Una volta terminata l'operazione, Clara è stata portata nuovamente in reparto. "Mi sono svegliata nuda su una barella, in una stanza con la finestra aperta, stavo morendo di freddo. Accanto a me c'era una donna che urlava perché stava partorendo. Non ce l'ho fatta più a sopportare una situazione del genere, mi sono alzata, ho preso le mie cose e ho detto alle infermiere di portarmi immediatamente il foglio delle dimissioni perché volevo andare via. Hanno provato a dirmi che non potevo alzarmi, che dovevo rimanere ricoverata, ma sono stata irremovibile, non potevo sopportare un trattamento del genere un minuto di più".

Ci sono voluti giorni a Clara per riprendersi da quello che era successo. Dieci giorni in cui si è chiusa in silenzio con il suo compagno per elaborare quanto accaduto. "Dopo l'intervento non ho parlato per quasi due settimane. Per me quello era un momento delicato, era la prima gravidanza, ed è terminata con un aborto spontaneo. Mi sarei aspettata anche solo una persona che mi dicesse ‘non ti preoccupare andrà tutto bene' mentre mi metteva l'ago canula. Nel mio caso l'aborto era stato spontaneo ma nessuna, anche chi decide volontariamente di interrompere una gravidanza, deve essere trattata in questo modo. Spero che le cose cambino e ci sia più attenzione: deve partire da noi, da noi donne. Cominciamo a farci sentire".

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