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80 anni fa Picasso dipingeva Guernica: la genesi dell’orrore, in una mostra

Il Museo Reina Sofia di Madrid racconta l’orrore di Guernica, 80 anni dopo: una grande mostra dedicata al padre del cubismo ripercorre il processo artistico e personale che ha portato Picasso a dipingere la famosissima tela.
A cura di Federica D'Alfonso
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Pablo Picasso, "Guernica" (1937), Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía
Pablo Picasso, "Guernica" (1937), Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía

Quando l’ambasciatore tedesco Otto Abetz chiese a Pablo Picasso se fosse stato lui a realizzare quell'orrore, il pittore rispose “No, siete stati voi”. Questo aneddoto è divenuto famoso quasi quanto il quadro stesso: sono trascorsi 80 anni dalla tragedia di Guernica, ma la forza comunicativa dell’omonima opera di Picasso non si è mai esaurita. Il Museo Reina Sofia di Madrid ha scelto di tornare a parlare di Guernica con una mostra interamente dedicata al maestro cubista e alla riflessione artistica e umana nascosta dietro il grande capolavoro.

Fino al 4 settembre “Pietà e terrore in Picasso, il cammino verso Guernica” esporrà ben 180 opere con l’intento di raccontare il progressivo avvicinamento artistico e morale di Picasso alla tela del 1937. La mostra si presenta come una delle più importanti della stagione, soprattutto per l’enorme quantità di prestiti dai musei di tutto il mondo: opere come “Natura morta con mandolino e chitarra” giungono dopo decenni in Spagna, affiancandosi ad altri capolavori che prima d’ora non erano mai stati esposti insieme, permettendo un raffronto stilistico e tematico senza precedenti.

"Guernica", conservato presso il Museo Reina Sofia di Madrid
"Guernica", conservato presso il Museo Reina Sofia di Madrid

“Guernica” sarà, non a caso, il punto d’arrivo di un percorso diviso in dieci sale, studiato nel dettaglio per fornire una nuova chiave interpretativa all’evoluzione artistica del grande maestro: i dipinti degli anni Venti e Trenta infatti, secondo i curatori della mostra Timothy James Clark e Anne M. Wagner, costituiscono esperienze necessarie per Picasso per l’elaborazione della sua opera più famosa. Senza opere come “La donna nuda che si pettina” o il “Nudo in piedi davanti al mare” o alle ancora più famose “Tre ballerine” del 1925, "Guernica" non sarebbe mai esistita.

Un’ipotesi affascinante, una lettura nuova quella proposta dalla mostra al Reina Sofia: non soltanto le circostanze politiche, ma anche e soprattutto quelle personali, vengono inserite in un processo di rilettura in immagini che fa trasparire il profondo senso di angoscia che serpeggia in Picasso fin dalle opere degli anni Venti.

Guernica, l’eterno orrore della guerra

La città di Guernica subito dopo i bombardamenti, nel 1937
La città di Guernica subito dopo i bombardamenti, nel 1937

Il 26 aprile 1937 Guernica, una piccola cittadina dei Paesi Baschi, viene bombardata dalle truppe naziste: si tratta del primo attacco aereo della storia, preludio degli orrori che di lì a poco si ripeteranno in tutto il mondo. Il governo della Repubblica comunista spagnola, in piena guerra civile, commissiona a Pablo Picasso un dipinto per l’Esposizione internazionale di Parigi dello stesso anno: nasce così “Guernica”, l’opera forse più emblematicamente legata agli orrori della guerra, e che meglio li rappresenta.

Dramma, orrore, sofferenza e volontà di denuncia: “Guernica” di Picasso rappresenta tutto questo attraverso il grigio e il nero delle immagini, quasi fosse una fotografia d’epoca che immortala la devastazione umana. Una madre grida disperata mentre tiene in braccio il figlio senza vita, un cadavere stringe una spada spezzata da cui, nonostante tutto, spunta un fiore: c’è orrore, certo, ma anche una piccola e pallida speranza.

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