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16 ottobre 1943, rastrellamento degli ebrei nel ghetto di Roma

Settanta anni fa oltre mille ebrei, dei quali 200 bambini, vennero rastrellati a Roma e spediti su dei treni “piombati” al campo di sterminio di Auschwitz.
A cura di D. F.
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Il 16 ottobre del 1943 era sabato. Poco prima dell'alba le SS invasero le strade del Portico d'Ottavia, a Roma, e portarono via 1.024 persone. Tra queste 200 sono bambini. Trascorreranno due giorni, poi verranno caricati su 18 vagoni piombati e – partendo dalla stazione Tiburtina – trasportati al campo di sterminio di Auschwitz, in Polonia, dopo un viaggio estenuante di sei giorni. Solo 15 di quei 1.024 torneranno a casa sani e salvi. Oggi sono trascorsi 70 anni da quel rastrellamento, eppure ancora gli echi dell'antisemitismo non si sono spenti. Ieri militanti dell'estrema destra hanno insultato una città – Albano Laziale – medaglia d'argento della Resistenze. Oggi Forza Nuova ha deciso di presentare un esposto contro la comunità ebraica di Roma, colpevole secondo Roberto Fiore di aver alimentato violenze ieri, durante l'arrivo del feretro di Erich Priebke. Oggi, intanto, stato infatti depositato in commissione Giustizia al Senato l'emendamento che introduce nel codice penale l'accusa contro chi nega i crimini contro l’umanità, come quelli avvenuti con la shoah.

Intanto le più alte istituzioni della Repubblica hanno ricordato l'anniversario della deportazione degli ebrei di Roma. Napolitano, uscendo dalla sinagoga, dove ha reso omaggio alle vittime del rastrellamento del Ghetto di Roma, si è dichiarato convinto che l'iter sul reato di negazionismo approvato in Senato "si chiuderà presto ed è un merito del nostro Parlamento". E ancora il capo dello Stato: "Il significato di questa giornata è talmente evidente anche se non ci fosse il sole, è un significato di grande solidarietà con chi ha sofferto, con chi ha combattuto, con chi si è salvato, con chi è morto. E' una giornata di grande coesione, civile e istituzionale". Riccardo Pacifici, presidente della comunità ebraica, ha detto: "Non vogliamo più pronunciare il nome del torturatore di via Tasso e del complice nella strage delle Fosse Ardeatine. Il fatto positivo – ha aggiunto – è che questa vicenda ha aperto un positivo dibattito che ci ha permesso di vedere il volto più bello dell' Italia. Un paese unito, dalle forze dell'ordine a quelle civili, istituzionali e religiose, dal questore al sindaco coraggioso di Albano, tutti in prima linea in questa battaglia di civiltà".

Durante la commemorazione è stata letta anche una lettera di Papa Francesco: "L'odierna commemorazione – ha scritto il Santo Padre – potrebbe essere definita come una memoria futura. Un appello alle nuove generazioni a non appiattire la propria esistenza, a non lasciarsi trascinare da ideologie, a non giustificare mai il male che incontriamo, a non abbassare la guardia contro l'antisemitismo e contro il razzismo qualunque sia la loro provenienza".

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