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Quattordicenne sucida, il Moige fa causa a Facebook: “omesso controllo”

La ragazzina si era uccisa a gennaio vittima di bullismo. Oggi la svolta nelle indagini ha portato alle accuse di istigazione al suicidio e detenzione di materiale pedopornografico nei confronti di 8 minorenni. Quindi la decisione del Movimento italiano genitori di denunciare il social network, “strumento di pedofili e bulli”
A cura di Biagio Chiariello
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Nuovi sviluppi sul caso di Carolina Picchio, la 14enne di Novara che, lo scorso gennaio, si è tolta la vita lanciandosi dal balcone di casa. Il Movimento italiano genitori ha infatti presentato formale denuncia alla Procura di Roma nei confronti di Facebook. Oltre alla responsabilità degli 8 minori che la Procura dei minori di Torino oggi ha iscritto nel registro degli indagati con l'accusa di istigazione al suicidio e detenzione di materiale pedopornografico, corresponsabilità ci sarebbero – secondo il Moige – da parte dello staff del social network per omesso controllo e vigilanza. E il Movimento si dice anche pronto a costituirsi parte civile "in tutti i prossimi episodi di mancato controllo a danno di minori". Lo comunica direttamente Maria Rita Munizzi, presidente nazionale del Moige, spiegando che "dopo gli ultimi casi di cronaca e le segnalazioni ricevute di contenuti più che discutibili, i casi di bullismo e anche adescamento pedopornografico su Facebook" si  è deciso di ricorrere alle vie legali. All'epoca della tragedia di Carolina si era parlato di bullismo e sfottò pesantissimi, avvenuti tramite social network, che avrebbero portato la ragazzina alla drammatica decisione. "Come genitori non possiamo più tollerare il far west che vivono i nostri figli iscritti senza il nostro consenso a Facebook, la questione dell'accesso e vigilanza è centrale" sottolinea la Munizzi. E conclude: è "grave che una multinazionale" quale è Facebook "non effettui una vigilanza sulle piazze virtuali, che sembrano diventate lo strumento privilegiato per pedofili e bulli. Siamo indignati e preoccupati per il silenzio e l'indifferenza di chi gestisce questi potenti mezzi di comunicazione, senza un'adeguata politica di tutela dei minori".

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