117 migranti morti, per Salvini è colpa di scafisti e ONG: “Non sarò mai loro complice”
L'Italia non ha intenzione di modificare le proprie linee di condotta per quel che riguarda la search and rescue nel Mediterraneo e la gestione dei flussi di migranti che partono dalla Libia. La conferma arriva nuovamente dal ministro dell'Interno e vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini, dopo le notizie sul tragico naufragio che è costato la vita a 117 persone, che erano partite a bordo di un gommone, senza essere intercettate dalle due guardie costiere libiche che da qualche mese ormai si occupano in modo esclusivo del pattugliamento delle loro coste.
Spiega Salvini in un breve messaggio diffuso sui social network: "Io non sono stato, non sono e non sarò mai complice dei trafficanti di esseri umani, che con i loro guadagni investono in ARMI e DROGA, e delle Ong che non rispettano regole e ordini. Quanto a certi sindaci e governatori di PD e sinistra anziché denunciare la presunta violazione dei "diritti dei clandestini", dovrebbero occuparsi del lavoro e del benessere dei loro cittadini, visto che sono gli italiani a pagare loro lo stipendio".
Parole che fanno seguito alle dichiarazioni di ieri, con cui il ministro dell'Interno metteva in relazione il naufragio di ieri con l'attività delle ONG al largo della Libia: "Sarà una coincidenza che da tre giorni c'è una nave di una Ong, proprietà olandese, equipaggio tedesco, che gira davanti alle coste della Libia? Ed è un caso che in questi giorni gli scafisti tornano a far partire barchini, barconi e gommoni mezzi sgonfi che poi affondano e poi si contano i morti e i feriti?"
Insomma, il governo italiano continua nella linea del disimpegno dalle attività di search and rescue e la Guardia Costiera italiana non cambierà la propria linea di condotta, continuando a restare all'interno delle acque territoriali italiane e a delegare la search and rescue alla Guardia Costiera libica. La logica che guida le scelte del governo guidato da Giuseppe Conte è quella di evitare di costituire un pull factor, ovvero un fattore di attrazione per le barche dei migranti, sperando in questo modo di disincentivare le partenze. Una ipotesi che, per ora, è smentita dai fatti e dall'ennesima tragedia annunciata nel Mediterraneo.