Risponde colpo su colpo, Francesca Chaouqui – mentre continuano a piovere nuovi dettagli su una presunta relazione tra lei a monsignor Vallejo Balda -, i due sono accusati di essere i "corvi" che avrebbero passato documenti riservati ai giornalisti. Mentre in Vaticano oggi ricomincia il processo (che ormai sembra sempre di più concludersi con una sentenza di condanna il 7 dicembre e la grazia per il giorno successivo in occasione dell'apertura del Giubileo) cominciano a delinearsi le strategie difensive dei due imputati.
Monsignor Balda ha specificato nel suo memoriale di essere stato "circuito" dalla giovane pr calabrese e, ammettendo anche un rapporto sessuale – anticipato da Fanpage nei giorni scorsi – , racconta di essere stato raggirato e "spaventato" da una donna che lui stesso definisce "instabile e pericolosa". E qui fioccano le storie di questi giorni: la Chaouqui che millanterebbe di appartenere ai "servizi segreti", l'onda di messaggi che dimostrerebbero un atteggiamento simile allo stalking fino al dichiarato "matrimonio di copertura" per rassicurare il prelato.
Lei, invece, decide di rompere il silenzio e di ribellarsi a quello che definisce "un piano architettato a tavolino dalla difesa di monsignore" che, ci dice, "ha già ammesso le sue responsabilità e ora cerca di scaricare le sue colpe su di me". La regia, secondo la giovane pr calabrese, sarebbe tutta di Antonia Zaccaria, l'avvocato difensore di monsignor Balda che (come tutti gli avvocati "non vaticani") non è stata ammessa al processo e che, secondo la Chaouqui avrebbe ordito un piano difensivo "costruito su assolute falsità" mentre il monsignore era già in carcere, arrestato dalla gendarmeria vaticana. Secondo la Chaouqui monsignor Balda si sarebbe improvvisamente allontanato dopo essere entrato in un circolo di amicizie che l'avrebbero distratto ad una vita di "aperitivi, serate e concerti" e alla domanda su un loro presunto rapporto non semplicemente professionale ribatte: "Assolutamente falso e già querelato. Tra l'altro – ci dice – monsignore aveva ben altri gusti".
Di sicuro il gossip sta distraendo da un processo che però pone più larghi interrogativi: al di là della continua fuga di notizie ("ci processano come corvi ma ogni giorno esce un particolare di atti secretati" osserva la Chaouqui) c'è da capire chi abbia avuto interesse nel distruggere il lavoro comunque prezioso di una Commissione (la COSEA di cui facevano parte tre dei cinque imputati a processo in questi giorni) che avrebbe dovuto riordinare il quadro finanziario del Vaticano. In questa storia rimangono sullo sfondo alcuni personaggi (da Bisignani, all'associazione "Messaggeri della Pace" fino ai poteri interni che non hanno mai visto di buon occhio la rivoluzione di Papa Francesco) che forse hanno solo da guadagnare da questo rincorrersi di notizie di basso profilo. Perché ciò che risalta agli occhi è per ora il quadro di un Vaticano per nulla diverso da quello che già innumerevoli volte ha cercato di cambiare e cambiarsi, per poi fallire. E forse la parte più interessante di questa storia ha poco a che vedere con gli imputati.