Taormina straparla: Ilaria Alpi era in vacanza, non al lavoro (AUDIO)
Per l’avvocato ed ex deputato la giornalista e l’operatore Milan Hrovatin sono stati uccisi in Somalia per cause fortuite perché non stavano conducendo nessuna inchiesta.
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Carlo Taormina ritorna a parlare di Ilaria Alpi e lo fa con rivelazioni choc che faranno discutere. Secondo l’avvocato ed ex deputato di Forza Italia, la giornalista e il suo operatore Milan Hrovatin, uccisi a Mogadisco 18 anni fa, in circostanze ancora non del tutto chiarite, erano solo in vacanza. La rivelazione non può lasciare indifferenti anche perché Taormina ha presieduto la commissione parlamentare d’inchiesta che doveva far luce sulla tragedia e che invece ha portato ad un nulla di fatto. L’avvocato, infatti, rivela durante la trasmissione radiofonica La zanzara su Radio 24, di essere in possesso di documenti segreti, scoperti proprio durante l’inchiesta, che proverebbero che la giornalista e il suo operatore erano in Somalia in vacanza e che sono stati assassinati da criminali comuni che avevano intenzione di uccidere un giornalista italiano.
“ La famiglia, nonostante abbia rotto le scatole per anni, va rispettata ”
Carlo Taormina
Insomma per l’avvocato non è mai esistita nessuna inchiesta sul traffico di armi o sui rifiuti tossici, né tantomeno c’è stata un’esecuzione, queste voci secondo l’ex deputato sono state messe in piedi da “parte di certi ambienti comunisti e giornalistici che volevano farne un'icona". Taormina racconta di non aver ancora divulgato i documenti per rispetto nei confronti della famiglia "che nonostante abbia rotto le scatole per anni" va rispettata, ma che è pronto a farlo se sarà autorizzato. A nulla sono servite le rimostranze dei due conduttori, Taormina si dice certo di ciò che afferma perché comprovato dalle carte in suo possesso. Per l'avvocato la Alpi e Hrovatin non stavano lavorando e “il giorno precedente a quello in cui sono stati uccisi non erano Mogadiscio ma in un'altra città per affari loro” e sono morti proprio perché non erano presenti nella capitale somala quando tutti i giornalisti allertati del pericolo “erano stati invitati a partire”.