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Strage di Nassiriya, 12 novembre 2003. Dieci anni fa l’attentato: 19 italiani morti

Dodici novembre 2003, dieci anni fa. Per l’Italia una ricorrenza triste e dolorosa nel ricordo di quello che è stato il più grave attentato subito dalle nostre truppe dal dopoguerra.
A cura di Biagio Chiariello
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12 novembre 2003, esattamente dieci anni fa. In Italia sono le 8.40. A Nassiriya, in Iraq, un camion sfondò la recinzione della sede della missione Msu (Multinational Specialized Unit) dei carabinieri, nella base italiana "Maestrale", aprendo un varco ad un'autobomba che esplose subito dopo. E' una strage: muoiono 12 militari dell'Arma, cinque militari dell'Esercito, due civili italiani e 7 iracheni. Si tratta dell'attacco più sanguinoso nella lunga catena di lutti che caratterizzò l'operazione “Antica Babilonia". Un fatto di cronaca su cui, oggi, non esiste più alcun fascicolo aperto, visto che tutte le inchieste sono state archiviate.  Morivano così i carabinieri Massimiliano Bruno, Giovanni Cavallaro, Giuseppe Coletta, Andrea Filippa, Enzo Fregosi, Daniele Ghione, Horacio Majorana, Ivan Ghitti, Domenico Intravaia, Filippo Merlino, Alfio Ragazzi e Alfonso Trincone. Insieme a loro restano a terra i militari dell’esercito Massimo Ficuciello, Silvio Olla, Alessandro Carrisi, Emanuele Ferraro e Pietro Petrucci. Restano uccisi anche due civili italiani: sono il cooperante Marco Beci e il regista Stefano Rolla che con la sua troupe sta seguendo proprio l’attività dei carabinieri italiani in Iraq. I feriti alla fine saranno 58.

Oggi, in occasione del decimo anniversario dell'attentato, si terranno le commemorazioni volute dal ministero della Difesa alle quali parteciperanno i vertici dello Stato e quelli militari."Oggi la memoria tragica di Nassiriya.Il pensiero per le famiglie dei 19 italiani e 9 irakeni che perirono.La vicinanza alle forze armate" ha twittato il premier Enrico Letta. Ma il ricordo della strage di Nassirya per chi il 12 novembre 2013 ha perso un figlio, un fratello, un amico, un collega o chi quel giorno di dieci anni fa era lì. Come Riccardo Saccotelli, maresciallo dei carabinieri in congedo e sopravvissuto alla strage di Nassirya, ha affidato il suo sfogo ai microfoni di Radio 24. "Lo Stato non ha fatto nulla per noi. Oggi capisco chi diceva 10, 100, 1.000 Nassirya". Nell'attacco Saccotelli ha riportato ferite e per questo ora è in congedo. Lui non ha voluto la medaglia: "è un'offesa alla mia dignità", ha spiegato. "Quella medaglia non vale niente, perché lo Stato si è comportato in modo ambiguo".

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