Bastava raccogliere i segnali giunti d Roma in occasione dell'allarme (poi rientrato) per l'esclusione delle liste elettorali di Fassina per sapere che lo scontro interno sarebbe stato solo rimandato e infatti oggi, a urne chiuse, le due anime di Sinistra Italiana interrompono la tregua e si scontrano in vista dei ballottaggi. Da una parte chi continua ad essere attratto dall'irrefrenabile voglia di apparentarsi con il PD al secondo turno (con chi, vedi Milano, aveva già deciso di "rompere" scegliendo fin dall'inizio Giuseppe Sala) e dall'altra la linea di Fassina D'Atorre e Fratoianni che continua a ripetere "mai con il PD".
Ieri Claudio Fava ha pubblicato un lungo post sul suo profilo Facebook in cui senza giri di parole dichiara di votare Giachetti al secondo turno:
«Tra dieci giorni si voterà per il sindaco di Roma. – ha scritto Fava – E io voterò Roberto Giachetti. Non mi sento equidistante dai due candidati al ballottaggio e non credo nel rimedio aristocratico della scheda bianca. Questa città pretende uno scatto di responsabilità: che in politica vuol dire anche metterci la faccia. Lo dico da uomo di sinistra. Una sinistra in cui taluni preferiscono definirsi per sottrazione rispetto al PD, si ingegnano di applaudire la notte del voto il presunto sorpasso della Meloni su Giachetti, pensano di costruire la propria identità sulle sconfitte altrui. Io non ne sono capace. E punire Roma con un cattivo voto pur di dare un dispiacere a Renzi mi sembra una scelta adolescenziale.»
Curiosa parabola quella di Fava: uscito da SEL a giugno del 2014 è ritornato con i vecchi compagni in Sinistra Italiana dopo essere passato per la componente del PSI al Gruppo Misto e subito prende le distanze da Stefano Fassina (che appunto aveva parlato di "scheda bianca" al secondo turno. Ma Fava non è solo nel pensare che la disfatta della linea Fassina richieda un'inversione di tendenza: con lui anche Massimo Zedda, Massimiliano Smeriglio, Marco Furfaro e Ciccio Ferrara (solo per citarne alcuni) sono dell'idea di mantenere un dialogo con il Partito Democratico nei comuni dove i rapporti funzionano. Anzi, Massimo Zedda, forte della vittoria al primo turno nel comune di Cagliari, apre addirittura ad un riavvicinamento al PD anche al governo dicendosi convinti che anche il premier Renzi stia valutando questa possibilità. Parole simili a quelle pronunciate qualche settimana fa dallo stesso Giuliano Pisapia che chiarì che senza PD la sinistra non avrebbe avuto futuro.
Fassina intanto si prepara a riunire i suoi e continua a ripetere di essere stato danneggiato in campagna elettorale proprio da questa spaccatura interna che ha frenato la sua corsa al Campidoglio. "Non siamo riusciti a costruire un profilo abbastanza autonomo dal PD", dice consapevole di rispondere così anche ai dubbi interni. Intanto i due schieramenti interni (correnti di un partito in realtà mai "nato" davvero) si preparano in vista del congresso fissato per fine anno e che probabilmente deciderà il reale peso delle due posizioni. All'esterno gli avversari si godono l'ennesimo attorcigliamento di una sinistra che sembra irredimibile e qualcuno a bassa voce dice "la vita è quella cosa che passa mentre Sel discute se allearsi o no con il Pd (sapendo che lo farà)."