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Se questo ragazzino non fosse stato nero, lo avremmo coperto e non di insulti

Su Facebook gira la foto di un bambino nudo in riva al mare prima di buttarsi in acqua. Il fatto che sia nero (e presumibilmente un rifugiato) scatena i commenti inorriditi di chi grida allo scandalo e invoca la pulizia etnica per salvare le nostre donne dal pericolo di stupro. Per un bambino.
A cura di Giulio Cavalli
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Un bambino davanti al mare. Non ci vuole nemmeno troppa immaginazione. Estate, spiaggia e la voglia di andarci dentro. Il nome del bambino che vedete in questa foto non lo sappiamo. Possiamo immaginare, questo sì, tutte le volte che da bambini davanti all'acqua abbiamo avuto la tentazione di spogliarci e buttarci. E che felicità quando i grandi acconsentono. Ecco, possiamo credere che nella testa di questo bambino senza nome fotografato di spalle ci sia tutto quel pregustare.

Invece quel bambino è nero. Anzi, negro, come hanno scritto i commentatori inferociti e scandalizzati. E siccome non hanno, come al solito, nemmeno il coraggio di dirla sfacciatamente allora hanno pensato bene di accusarlo di essere nudo. Lo scandalo del bambino nudo in spiaggia. Giuro. Come se fosse una scena che capita libera come sono liberi i bambini nei giochi al sole, perché se ne fregano fortunatamente i bambini del male negli occhi di chi li guarda.

Così Ivan Nasso (che tra l'altro era presidente di una commissione sul Cinema da parte della giunta di centrodestra guidata da Giuseppe Scopelliti, ex sindaco di Reggio Calabria) ha pensato bene di condividere questa foto e gridare tutto il suo orrore: ecco la prova del rischio che facciamo correre alle nostre donne, giovani e anziane. Davvero: Nasso ha riflettuto sul bambino quella sua stortura mentale. Secondo lui quel bambino è un appestatore, il prossimo stupratore delle sue figlie e delle nostre nonne.

Sotto i commenti sono una lava d'indecenza: c'è chi chiede l'intervento delle forze dell'ordine, un ex senatore di Reggio Calabria che invoca l'uso delle armi, chi dice di volerlo coprire con un casco di banane fino al solito coglione che invoca un bel Olocausto per rimettere tutto a posto: “Io la legge me la faccio da me, spero che ci sia altra gente che mi appoggi a fare un altro Olocausto”. Pornomani sociali, deviati e invertiti che hanno trovato il modo di dare forma alla propria bruttura. A forma di bambino.

Mi piace pensare che lui, il bambino senza nome, invece si sia tuffato, senza nemmeno avere ancora le macchie per potere immaginare cosa sia sbrodolato intorno alla sua foto rubata. E che alla fine abbia pensato a quanto sia bello sentirsi liberi. Essere bambini. Prima che gli capiti di incrociare adulti che non oserebbe nemmeno immaginare.

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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