In fondo è la lezione che ci ha lasciato Libero Grassi: ci sono azioni possibili anche all'interno di un substrato sociale e culturale che non avrebbe mai nemmeno il coraggio di immaginarle. Mica di compierle, molto prima. Nell'anniversario per la morte di Libero Grassi (a proposito, quanto sarebbe bello decidere tutti insieme che i giusti si ricordano nel loro giorno di nascita, quando abbiamo cominciato ad avere l'onore di esserne concittadini) varrebbe la pena prendere la sua storia al contrario, rovesciarla, tentare di scrollarle di dosso i sedimenti da orazione funebre e rivestirla con cura, con tutte le parole più rotonde e pulite che conosciamo.
Il 29 agosto di 26 anni fa Libero Grassi, imprenditore tessile in una Palermo che scottava, veniva ucciso da cosa Nostra con quattro colpi mentre si incamminava per arrivare nella sua fabbrica. La mafia siciliana lo punì per il suo fermo rifiuto a sottostare al racket mafioso e, ancora di più, per essersi pubblicamente esposto nel convincere gli altri siciliani a ribellarsi. Libero Grassi è stato un ribelle. Quindi. Fuori dagli schemi perché consapevole (con larghissimo anticipo) quanto quegli schemi fossero ingiusti e sbagliati. Nonostante oggi il suo nome sia diventato un'icona Libero Grassi non si è ribellato alla mafia (come fa troppo comodo scrivere nei coccodrilli stanchi 26 anni dopo) ma si è ribellato anche a una Sicilia disunita, impaurita, complice e silente. Libero Grassi ha urlato la propria denuncia in faccia a un popolo che aveva sempre fatto così. Un anticonformista non conforme alla codardia che s'era fatta pensiero unico.
Libero Grassi era un idealista. Al tempo non esistevano i "buonisti" ma in fondo, Libero Grassi, era uno di quelli che crede nell'inganno di chi ripete che "non c'è alternativa". Libero Grassi è tra quelli che si convincono che una pratica giusta e equa abbia il dovere di provare a diventare diffusa e maggioritaria per senso dell'etica e non perché ha la possibilità di diventare popolare.
Libero Grassi credeva nel valore della politica. Ha partecipato alla fondazione del Partito Radicale di Marco Pannella. Si è candidato alle elezioni provinciali del del 1972. Ha rinunciato a prendere parte alla corte del più forte inseguendo la costruzione di una parte che rispecchiasse le sue idee. Era un idealista, insomma. Uno di quelli che oggi viene sbertucciato dai soloni più realisti del re.
Sostanzialmente, a voler cercare una parole che le tenga insieme tutte, Libero Grassi era un uomo libero. Libero come allora andava pochissimo di moda. E oggi pure.