Sciopero della fame contro la Legge elettorale: intervista a Roberto Giachetti
Una lunga serie di scadenze mai rispettate, con i partiti che si inseguono in un interminabile gioco dell'oca. La tanto attesa riforma della legge elettorale stenta a realizzarsi. Quella legge ideata dall'ex ministro leghista Roberto Calderoli, da lui stesso definita come “una porcata”, fortemente voluta da Silvio Berlusconi che, il 4 ottobre 2005, minacciò la crisi di governo nel caso non venisse approvata la riforma in senso proporzionale. Quella, per intenderci, che non permette all'elettore di indicare preferenze sulla scheda. La stessa che delega ai partiti le nomine di chi siederà alla Camera e al Senato.
«La discussione non viene affrontata in modo serio – dice ai nostri microfoni Roberto Giachetti, deputato del Partito Democratico, ex Radicale, in sciopero della fame da 21 giorni per riportare l'attenzione sul tema – o c'è un impegno definito per discutere la legge prima dell'estate oppure, come la riforma costituzionale, anche quella elettorale rischia di saltare». Le maggiori resistenze all'interno del Parlamento, secondo Giachetti, provengono da un Pdl sempre più frammentato, con gli ex An che sono per le preferenze, mentre altre correnti del partito lo sono di meno. Ma il punto principale, secondo Giachetti, è da ritrovare nell'ennesima discesa in campo di Silvio Berlusconi: «Sta cercando di capire quale può essere una legge elettorale più adatta alle sue esigenze e ai suoi auspici di vittoria». Lasciamo quindi la parola all'onorevole Giachetti.