Schiavi delle slot, le vittime del gioco d’azzardo (REPORTAGE)
"A volte ci parlavo con le slot, vedi a che livello ero arrivato" comincia così la testimonianza di Antonio, giocatore d'azzardo patologico che ha perso tutti i suoi averi alle slot e videolottery. "Gli ultimi risparmi me li sono mangiati con i Gratta&Vinci" ci dice nella sala riunioni di Salerno dove l'associazione Famiglie in gioco organizza gruppi di auto-aiuto per soggetti affetti da ludopatia. "Si tratta della dipendenza dai giochi d'azzardo, quelli non basati sull'abilità del giocatore come slot, videolottery, videopoker, gratta&vinci, scommesse, ecc…" ci dice la dirigente dell'associazione, Stafania Pirazzo.
Ottanta miliardi è il valore delle giocate complessive nel 2011 -ultimo anno di cui l'Aams (Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato) fornisce i dati aggregati. Ma il presidente del Conagga (coordinamento Nazionale Gruppi per Giocatori d'Azzardo) precisa: "Di questi, circa il 70% torna indietro ai giocatori sotto forma di vincite. Sono 18,4 miliardi i soldi persi che costituiscono margine di guadagno per lo stato e per i gestori".
Strazianti le storie di chi è dipendente dal gioco d'azzardo. Giuseppe ha cominciato a giocare alle carte, frequentando per decine di anni piccole bische nelle quali ha speso tutti i propri soldi. "Non ho mai portato la mia famiglia a fare una vacanza" ci dice. "Ho ipotecato per due volte la mia casa". Antonio racconta che quando sua figlio stava male e doveva essere ricoverato in ospedale, lui non aveva nemmeno i soldi per comprargli un pijama per la degenza. "La mattina mi svegliavo alle 5 per poter cominciare a giocare appena apriva il bar. Pensavo soltanto a giocare, poi avevo dei sensi di colpa così forti che dovevo prendere dei medicinali per calmarmi".
Dario ci è ricaduto, dopo che dieci anni fa aveva perso circa 150 milioni di lire ai videopoker. Dopo anni di lotta e di astinenza, ha incrociato le sale slot dove ha perso altri 30 mila euro. "Andavo al bar e se aveva duecento euro, me li giocavo. E se avevo con me mille euro, li perdevo tutti in un giorno". Sale slot come luoghi di aggregazione: "Ci vanno soltanto persone affette da dipendenza, si riuniscono, se uno non ha i soldi per giocare passa l'intera giornata a guardare giocare gli altri". Alla fine, "il giocatore è solo perdente. Non vince mai e quello che vince lo gioca nuovamente".
Daniele Manzo è il proprietario di un bar no-slot nel cuore di Castel Volturno, al Villaggio Coppola. Si è laureato in psicologia ed ha pubblicato il volume "Il gioco d'azzardo psicologico": "Io restavo sconvolto dai comportamenti alienati dei giocatori patologici, come inserire stuzzicadenti per bloccare i pulsanti e far giocare le macchine in automatico oppure giocare su più slot contemporaneamente". Le slot sono ipnotiche, gli studi raccolti nel libro di Daniele lo confermerebbero: "Oltre alle caratteristiche fisiologiche che determinano una predisposizione a diventare dipendenti dal gioco d'azzardo, esistono meccanismi con il ritmo di immagini e suoni che sono studiati per portare il giocatore in uno stato ipnotico e fargli perdere la concezione del tempo".
Quando finiscono i soldi, cominciano le richieste di prestiti, mutui e finanziarie. Poi, si arriva dagli usurai. Giuseppe confessa: "Anche io sono stato dagli usurai, fortunatamente ne sono uscito in fretta". Antonio confessa di aver rubato per giocare alle slot: "Ora non ho più niente, cammino solo con dieci euro in tasca".
Non sono slot e vlt i giochi d'azzardo più diffusi, come ci spiega Matteo Iori: "Gli apparecchi da gioco raccolgono in totale la maggior quantità di denaro, ma i giochi d'azzardo più diffusi sono le lotterie istantanee ed i gratta&vinci". Riccardo Vizzino, presidente dell'associazione Il dado, ci mostra come il muro di gratta&vinci esposti dal tabaccaio abbia anch'esso un effetto ipnotico: "La casalinga, il pensionato, non giocano alle slot. Si giocano i pochi risparmi al gratta&vinci". E ci mostra come, su ogni schedina, ci sia una "quasi vittoria": "Se tu gratti e ti serve il numero 30 per vincere, ti uscirà il 28 oppure il 31. Questo illude il giocatore di aver perso per poco e lo spinge a giocare nuovamente". Tanto è vero, che solo su gratta&vinci e lotterie istantanee si concentra la pubblicità in tv. Alla fine è la moglie di Giuseppe a dare l'unico consiglio sensato: "Soltanto chi smette di giocare vince veramente".