Mentre centinaia di persone correvano per evitare quel camion lanciato come un missile in mezzo alle vie di Stoccolma lui stava seduto nel suo furgone da guardia giurata, proprio di fronte al magazzino Åhlens contro cui il mezzo del terrorista finirà da lì a poco la sua folle corsa: Santiago Cueva ha 27 anni, viene dall'Ecuador (tanto per ribadire il multiculturalismo dei carnefici, delle vittime e anche dei salvatori), era in servizio come tutti i giorni nella sua divisa da guardia giurata, e ci ha messo pochi secondi per capire che quel camion, durante il terribile attacco terriristico avvenuto in Svezia pochi giorni fa, era l'ennesimo missile su ruote, lanciato probabilmente contro il Parlamento svedese che si trova proprio in quella stessa strada qualche centinaio di metri più avanti: per questo senza troppi indugi ha acceso il motore e puntato dritto contro il terrorista costringendolo a schiantarsi contro il grande magazzino e, probabilmente, salvando la vita a qualche centinaio di persone.
«Prima ho visto il camion sfondare lampioni, panchine e fioriere. Poi ho visto persone volare in aria, – ha detto Cueva in un'intervista al Daily Mail – ero certo che il camion avrebbe continuato sulla strada Drottninggatan verso il Parlamento. L'obiettivo dell'autista era chiaramente quello di proseguire lungo tutta la strada per colpire lì». Una decisione presa in un soffio, mentre tutto intorno la gente cominciava a morire: «Quello che ricordo più chiaramente è il rumore. Ci fu un forte rumore proveniente dal camion, il suono di colpi, di persone, e continuava a crescere e crescere. Un rumore disgustoso».
Ci sono reazioni che vengono compiute con la pancia, senza pensare alle conseguenze. Mentre Cueva puntava dritto il camion dell'assalitore con il suo furgone racconta di non avere nemmeno pensato alla paura: «E' stata davvero una strana sensazione quando è successo. Il camion stava venendo verso di me e tutta la mia attenzione si è concentrata su come aiutare le persone, proteggerle in qualche modo. Così ho guidato il mio furgone dritto contro di lui, per impedirgli di causare altre morti».
Il terrorista, per evitare il furgone di Cueva, ha sterzato finendo contro l'ingresso dei grandi magazzini «rimbalzando» e «provocando un grosso incendio». A quel punto Santiago (che vive in Svezia dal 1996) è sceso per soccorrere i feriti: «Quello che ho visto è stato terribile. Ho visto persone che erano state colpite e altre morte per terra. Una donna giaceva sotto al camion circondata da diverse persone che cercavano di aiutarla. – racconta – . Ci sono stati molti genitori che non riuscivano a trovare i loro figli e si sono rifiutati di allontanarsi, anche se il camion aveva già preso fuoco».
Anche Cueva si è salvato solo per una manciata di minuti: lui e un collega poco prima stavano pranzando proprio lì dove si è propagato l'incendio. Ora ricorda solo le urla e il terrore ma, dice, «almeno ci si sente bene pensando di avere fatto tutto il possibile». E forse, la sua azione, è stata tantissimo.