Scusatemi, sarò troppo sensibile io, ma c'è qualcosa che non mi torna guardando la foto delle statue nude dei Musei Capitolini come "forma di rispetto alla cultura e sensibilità iraniana" per la gita romana di Hassan Rohani, presidente dell'Iran e accolto ieri a Roma con lazzi, cotillon, sorrisi e un ricco buffet (senza vino) dal Presidente del consiglio Matteo Renzi. Capisco che ci siano sul piatto 17 miliardi di dollari (secondo il Financial Times) per le nostre aziende (Saipem, Danieli, Condotte, Gavio, Fincantieri e Ferrovie dello Stato, tanto per citarne alcune) e posso anche comprendere che la cortesia istituzionale impedisca di dargli uno schiaffetto e qualche rimbrotto ma decidiamo il limite, gentilmente.
Perché se è vero che il Ministro Gentiloni tira fuori dal cilindro Enrico Mattei per celebrare l'accordo commerciale (che lui definisce "assiduo dialogo politico", ma vabbè) appena sottoscritto ed è vero che Renzi (bontà sua) parla di "distanze sui diritti umani", forse conviene fermarsi un secondo per capire di cosa stiamo parlando. Da quando Rohani è salito al potere in Iran (era il giugno del 2013), almeno 2277 detenuti sono stati giustiziati (secondo il dossier dell'associazione "Nessuno tocchi Caino"): nel 2015 le esecuzioni sono almeno 980, il 22,5% in più rispetto alle 800 del 2014 e il 42,6% in più rispetto alle 687 del 2013, i numeri più alti della storia recente dell'Iran. Tenendo conto che i dati, ovviamente, sono quelli di cui si è avuta notizia poiché il governo (portatore di quella "sensibilità iraniana" che stiamo così attenti a non turbare) ufficialmente riporta nel 2015 solo 370 esecuzioni perdendosene quasi il doppio in giro per sbadataggine.
E anche le motivazioni delle condanne a morte lasciano pensare: traffico di droga (632 esecuzioni, di cui solo 178 riportate da fonti ufficiali iraniane); omicidio (201, di cui 122 ufficiali); stupro (56, di cui 50 ufficiali); reati di natura politica (16, di cui 5 ufficiali); moharebeh (fare guerra a Dio), rapina, estorsione e “corruzione in terra” (22, di cui 15 ufficiali). In almeno 53 altri casi non si conosce nemmeno l'accusa. Il tutto con la "sensibile" pratica dell'impiccagione, anche se nel 2013 proprio Rohani ha reinserito la lapidazione tanto per restare al passo con i tempi.
Rohani guida quest'Iran che in barba al Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici e della Convenzione sui Diritti del Fanciullo (che ha pure firmato) ha continuato nel 2015 a giustiziare minorenni al momento del fatto, di cui una donna. E un minorenne anche una settimana fa, il 20 gennaio. Sotto il sorriso di Rohani che oggi rimbalza su tutti i giornali ci sono in Iran almeno 19 giornalisti in carcere per reati d'opinione, come ci dice Isf (Information Safety and Freedom ), associazione internazionale per la libertà di stampa nonché avvocati, cronisti e appartenenti a minoranze etniche e religiose prigionieri "di coscienza" come li ha definiti il direttore generale di Amnesty International Italia, Gianni Rufini.
Pochi giorni fa è stata impiccata Reyhaneh Jabbari, una donna di 26 anni giustiziata perché riconosciuta colpevole di aver ucciso l'uomo che voleva stuprarla. Ahmed Shaheed, il relatore speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nella Repubblica islamica, non ha potuto entrare nel Paese perché considerato "un uomo di spettacolo" per i suoi dossier dossier "politicamente orientati" sulla situazione dei diritti umani in Iran. Proprio Shaheed ha presentato alle Nazioni Unite il suo ultimo rapporto (il settimo sulla negazione dei diritti umani in Iran) in cui denuncia un crollo della situazione femminile sotto il governo di Rohani, con bambine date in sposa già a nove anni, una legge che prevede "rapporti sessuali non consensuali nell'ambito del matrimonio" e di fatto l'impossibilità per le donne non sposate di avere accesso al mondo del lavoro. Se non bastasse Rohani è uno di quelli che ancora non riconosce la Shoah, lo sterminio degli ebrei di cui ricorre proprio domani la Giornata della Memoria.
Mi piacerebbe sapere quale sarebbe il limite sopportabile per avere diritto a così tanta accortezza. Vorrei capire se davvero noi siamo un Paese che di fronte a tutto questo copre le nudità delle statue e nasconde il vino. C'è un limite a ciò che siamo disposti a tollerare, seppur ben pagati?