Roberto Saviano condannato per plagio: ha copiato tre articoli in Gomorra. La sentenza della Cassazione
Lo scrittore Roberto Saviano ha copiato tre articoli di giornale inseriti nel suo primo libro, il bestseller Gomorra edito dalla Arnoldo Mondadori; tre articoli paradossalmente pubblicati da quei giornali – Cronache di Napoli e Cronache di Caserta – che lo stesso Saviano aveva duramente attaccato, indicandoli come esempi pericolosi (uno su tutti l'intervento al Festivaletteratura di Mantova del 2008). La sentenza di condanna per plagio ora è inappellabile: arriva dal terzo grado di giudizio, dalla Corte di Cassazione.
Fanpage.it è in grado di pubblicare l'intero dispositivo che condanna Roberto Saviano e Mondadori e, di fatto, conferma l'impianto della condanna che la Corte d'Appello di Napoli, sezione specializzata in materia di proprietà industriale e intellettuale, aveva sancito per scrittore e editore, nel settembre dell'anno 2013.
- 1Roberto Saviano e il plagio di Cronache di Napoli e Cronache di Caserta
- 2Libra Editrice contro Saviano: cosa dice la Cassazione sul plagio in Gomorra
- 3Saviano condannato per plagio: il pdf della sentenza di Cassazione
- 4Novembre 2016: confermata la condanna, ridotto il risarcimento
- 5Roberto Saviano, la sentenza integrale del 2016
- 6Nel 2021 la Cassazione: aumentare l'importo del risarcimento per il plagio degli articoli in Gomorra
Roberto Saviano e il plagio di Cronache di Napoli e Cronache di Caserta
La Suprema corte, prima Sezione civile, presieduta da Renato Rordorf ha di fatto confermato l'esistenza del plagio da parte di Saviano nei confronti di Libra Editrice scarl, editore dei quotidiani locali a tiratura regionale Cronache di Napoli e di Cronache di Caserta. La difesa delle società era affidata agli avvocati da Marco Cocilovo e Barbara Taglialatela, quest'ultima vincitrice anche della causa in Appello. La storia è lunga e articolata (leggi qui il resoconto di Fanpage sul plagio di Roberto Saviano, nel 2013): i giudici di Appello avevano riconosciuto l'esistenza di più plagi nel libro Gomorra, rappresentati dalla presenza di tre articoli: "Il multilevel applicato al narcotraffico" e "Ore 9: il padrino lascia la ‘sua' Secondigliano" editati da Cronache di Napoli per i quali è stata riconosciuta la riproduzione abusiva; e "Boss playboy, De Falco è il numero uno", pubblicato dal "Corriere di Caserta", ritenuto illegittimamente riprodotto senza la citazione della fonte.
I primi due articoli sono stati copiati e inseriti nel best seller simbolo dell'anticamorra in Campania nel capitolo che parla della prima faida di Scampia, quella tra la famiglia Di Lauro e gli Scissionisti (i cosiddetti ‘Spagnoli'). Il terzo, invece, in "Gomorra" viene riprodotto ma senza indicare la fonte dalla quale è copiato.
Libra Editrice contro Saviano: cosa dice la Cassazione sul plagio in Gomorra
La Cassazione ha bocciato l'ipotesi difensiva di Saviano e Mondadori sull'accusa di plagio: «Si ha violazione dell'esclusiva – scrive in sentenza la Cassazione – non solo quando l'opera è copiata integralmente (riproduzione abusiva in senso stretto) ma anche quando si ha contraffazione dell'opera precedente, contraffazione la quale implica delle differenze, oltre che delle somiglianze). Ora, quando si tratta di valutare se c'è o no contraffazione – scrive ancora la Corte – non è determinante, per negarla, l'esistenza di differenze di dettaglio: ciò che conta è che i tratti essenziali che caratterizzano l'opera anteriore siano riconoscibili nell'opera successiva». «La Corte d'Appello – si legge a pagina 14 della sentenza del Palazzaccio – ha adeguatamente riconosciuto che gli articoli giornalistici oggetto del presente giudizio, in quanto elaborazione di dati e informazioni espressi n modo personale, rientrassero nella protezione del diritto d'autore, dovendo oltretutto osservarsi che ciò corrisponde ad un espresso dato normativo (il riferimento è alla legge sul diritto d'autore ndr.)».
E dire che nella prima sentenza – correva l'anno 2010 – il pronunciamento fu favorevole a Saviano e all'editore di Segrate. Nel successivo grado di giudizio, invece, il ribaltamento della decisione. Ora a chiudere tutto arriva la Cassazione che mette fine alla querelle e respinge il ricorso dell'autore di Gomorra, nel frattempo passato da Mondadori a Feltrinelli. Ora è il conquibus ad essere oggetto di valutazione. La Suprema Corte ha infatti accolto solo in una parte il ricorso di Mondadori e Saviano: quella relativa ai criteri di liquidazione del danno subito dall'editore Libra per la copia degli articoli senza autorizzazione. In pratica, la Cassazione ha ritenuto insufficiente la motivazione della Corte di Appello sui criteri della liquidazione che quindi dovrà essere adeguatamente motivata. In Appello Saviano e Mondadori erano stati condannati a scucire 60mila euro a titolo risarcitorio più altri 20mila di spese legali (la parte economica è stata poi rinviata in Appello e rivista dal tribunale). Subito dopo la sentenza del 2014 lo scrittore casertano si era così espresso: «Ho sempre cercato fonti e notizie ovunque le trovassi. Ho sempre voluto come prima cosa accertarmi che quanto stessi raccontando fosse vero, provato, verificato. Anche se si tratta dello 0,6% del mio libro, non voglio che nulla mi leghi a questi giornali: difenderò il mio lavoro e i sacrifici che ha comportato per me e per le persone a me vicine». E ora, invece, la giustizia italiana dice che le storie di Saviano, del suo bestseller Gomorra e dei due giornali Cronache di Napoli e Cronache di Caserta saranno – ovviamente per una minima parte – indissolubilmente legate.
SAVIANO CONDANNATO: SENTENZA DELLA CORTE DI CASSAZIONE PDF
Novembre 2016: confermata la condanna, ridotto il risarcimento
Nel mese di novembre del 2016 la Corte di Appello di Napoli ha ribadito la condanna dell'autore de "La paranza dei bambini" e della Arnoldo Mondadori Editore spa per l'illecita riproduzione di articoli pubblicati dai quotidiani Cronache di Napoli e Corriere di Caserta e riportati nel libro ‘Gomorra', rivedendo tuttavia la parte economica destinata alla Libra editrice e fissata in una «somma complessiva di 6mila euro a titolo di danni patrimoniali – si legge nella sentenza della Corte di Appello di Napoli – sezione specializzata in materia di impresa – per l’illecita riproduzione di articoli nei brani del libro “Gomorra” pubblicati dal quotidiano Cronache di Napoli, nonché per l’illecita riproduzione in quanto priva dell’indicazione della fonte dell’articolo, pubblicato dal quotidiano Corriere di Caserta».
ROBERTO SAVIANO PLAGIO SENTENZA 2016 APPELLO INTEGRALE (PDF)
Nel 2021 la Cassazione: aumentare l'importo del risarcimento per il plagio degli articoli in Gomorra
Una storia infinita. Iniziata nel 2013 e che sta continuando ancora. La Suprema corte di Cassazione con la sentenza n. 39.762 depositata il 13 dicembre 2021, ha accolto il ricorso della Libra sull'entità del risarcimento dovuto per il plagio in Gomorra di Roberto Saviano. In pratica il risarcimento del danno alla società Libra Editrice, deve tener conto dell'enorme successo che ha avuto il libro.
Che accadrà, ora? Sarà nuovamente la Corte di appello di Napoli a dover quantificare un congruo risarcimento. Sono stati giudicati pochi i 6mila euro liquidati nel novembre 2016 dalla stessa Corte di appello di Napoli che, in sede di rinvio, aveva ridimensionato l'iniziale condanna (in solido tra l'autore e la casa editrice) fissata (nel 2013) sempre dalla Corte d'Appello di Napoli, in 60mila euro.
La replica di Roberto Saviano alla sentenza 2021
Roberto Saviano ha replicato attraverso i suoi canali social alla sentenza:
Gli editori di Cronache di Napoli e del Corriere di Caserta mi detestano da quando li ho portati in televisione, da quando ho svelato come, attraverso le loro pagine, i detenuti per camorra scambiavano messaggi con gli affiliati a piede libero.
Mi detestano da quando ho raccontato la vicenda di Enzo Palmesano (insieme a Nadia Toffa), il giornalista licenziato dal Corriere di Caserta (oggi Cronache di Caserta) per ordine di un boss di camorra.Ma mi detestano ancora di più perché in Gomorra ho citato due loro articoli senza indicarne la paternità ma scrivendo solo: “secondo giornali locali”.
Furbescamente mi si vuol far passare per falsario, ma chiunque abbia una copia di Gomorra in casa può verificare che non mi sono mai attribuito la paternità di quei due articoli vergognosi.
(articolo aggiornato il 14 dicembre 2021)