Racket e illegalità: cittadini e associazioni liberano Napoli est [VIDEO]
Era il fortino militare del clan Sarno, che grazie al controllo dell'assegnazione delle case popolari e dello spaccio di droga era diventato la famiglia di camorra più potente di Napoli. Oggi, Ponticelli -popolo quartiere all'estrema periferia della città- diventa l'avamposto da cui gridare "no" a racket e usura, ricercando legalità e ordine. Lo dice il pm Vincenzo D'Onofrio, uno degli uomini a cui si devono le indagini che hanno sgominato la famiglia dei Sarno dopo l'omicidio di Petru -il rom barbaramente trucidato da un proiettile errante nel centro storico di Napoli.
«Chiedo ai commercianti di esporre un cartello su cui scrivere "Io denuncio", è una questione di dignità» dice dal palco a una platea di una cinquantina di persone -poche, ma molte di più di quelle che avevano il coraggio di riunirsi in strada quando Ciro Sarno -detto o' Sindaco– decideva dal carcere chi poteva vivere e chi doveva morire. «Io parlo a chi è in piazza -continua D'Onofrio- ma soprattutto a chi non c'è, ma che sta ascoltando lo stesso».
Sul palco anche il commissario regionale antiracket, Franco Malvano, e il presidente della Rete per la legalità, Lorenzo Diana. Parole pesanti, soprattutto dopo l'ennesima minaccia di morte a Catello Maresca, altro pm della Dda di Napoli in prima linea per la sensibilizzazione dei cittadini.