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Opinioni

Quota 100, 5 motivi per abolire subito la truffa perfetta del governo Salvini-Di Maio

Non ne ha usufruito quasi nessuno, non è servita a rilanciare l’occupazione, pesa sulle casse dello Stato e la stanno pagando i giovani. Ecco perché i renziani hanno ragione a dire che Quota 100 va cancellata subito, per abbassare il cuneo fiscale e incentivare l’occupazione femminile.
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Si mettano il cuore in pace i renziani, non succederà mai: Quota 100 rimarrà lì dov’è sino a scadenza, e se questo governo sarà ancora in carica nel 2021, semplicemente, non verrà rinnovata. Lo diciamo perché i motivi sono fin troppo evidenti: perché Giuseppe Conte e Luigi Di Maio non possono permettersi di cancellare una legge che hanno promosso e avallato. Perché i sindacati sono già sul piede di guerra, visto che molti dei pre-pensionandi sono iscritti loro. E perché Salvini avrebbe gioco troppo facile per dire che questo governo sta facendo tornare la Legge Fornero sulle pensioni, cosa che peraltro ha già cominciato a fare.

Si mettano il cuore in pace, i renziani, ma sappiano che hanno ragione. Perché ci sono cinque ottimi motivi per dire che Quota 100 è una truffa politica, la peggior truffa politica del governo gialloverde, una truffa perpetrata ai danni dei giovani, innanzitutto, ma anche di tutto il resto della popolazione e degli stessi beneficiari della misura, cui in campagna elettorale era stato promesso altro. E per abolirla seduta stante, senza nemmeno passare dal via.

Primo motivo: perché non ha funzionato. A giugno, luglio e agosto sono arrivate circa 10mila domande al mese. A maggio erano state 15mila. Ad aprile 18mila. A febbraio, il primo mese, 77mila. Di fatto, di mese in mese, Quota 100 si sta sgonfiando come un palloncino. E persino l’asticella rivista al ribasso di 200mila domande in un anno – in sede di presentazione, un anno fa, si pensava ne erano state stimate 300mila – rischia di non essere superata. La tendenza, anche il prossimo anno, non dovrebbe cambiare: «C'è un “tiraggio” inferiore rispetto agli otto miliardi in previsione, se ne risparmieranno probabilmente quattro», ha detto il presidente dell’INPS Pasquale Tridico il 9 settembre scorso, in un evento ad Ancona. “Colpa” delle penalizzazioni previste dalla legge per chi va in pensione anticipatamente, ovviamente, che Salvini & co si erano ben guardarti dallo specificare, in campagna elettorale.

Secondo motivo: perché i costi di Quota 100, pochi o tanti che siano, li pagano i giovani. Saranno anche 4 miliardi anziché otto, come dice Pasquale Tridico, ma quei costo lo pagano comunque i pensionati di domani. Già perché Quota 100 va ad appesantire i conti dell’Inps, già claudicanti per conto loro. il recente rapporto del ministero dell’Economia e Finanze e della Ragioneria di Stato sulle “Tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio sanitario”, stima infatti che entro il 2040 la spesa per le pensioni salirà, in percentuale del Pil, dal 15,7% al 18,5%, senza che della Legge Fornero sia toccata anche solo una virgola, adeguamento automatico all’aspettativa di vita compreso. Trovateli voi i soldi per tutto il resto.

Terzo motivo: perché Quota 100 non abolisce la Legge Fornero. Lo diciamo per i più duri d’orecchio. Quota 100 non è una riforma strutturale delle pensioni, ma una prepensionamento anticipato, con penalizzazione, una misura temporanea che dura fino al 2021. Dal 1 gennaio 2022 nessuno ha stanziato i soldi per rifinanziarla, con buona pace di Matteo Salvini. Pertanto Quota 100 non abolisce nessun caposaldo della riforma delle pensioni del 2011. Non c’è un ritorno al metodo retributivo, né tantomeno si esce dall’automatismo che prevede l’innalzamento dell’età pensionabile all’aumento della speranza di vita alla nascita. Erano questi – contributivo e indicizzazione – i due capisaldi che hanno permesso a Elsa Fornero di frenare la tempesta finanziaria sui nostri conti pubblici, e sono ancora entrambi al loro posto. Chi dice che senza Quota 100 torna la legge Fornero, mente sapendo di mentire.

Quarto motivo: perché Quota 100 non ha creato mezzo posto di lavoro. Dovevano essere tre per ogni pensionato. Saranno, se va benissimo uno ogni tre pensionati. Anche in questo caso, le aspettative sono cozzate contro il muro della realtà in modo drammatico. La realtà è peggiore delle peggiori aspettative, peraltro. Perché Quota 100 ha mandato in pensione in anticipo 55mila lavoratori pubblici circa, creando enormi vuoti nel personale medico-infermieristico e nelle forze dell’ordine. Personale che non può essere rimpiazzato perché,  per l’appunto, abbiamo già fatto debito e messo clausole di salvaguardia in abbondanza per approvare Quota 100. Vedi alla voce cani che si mordono la coda.

Quinto motivo: perché con Quota 100 questo è ancora il governo giallo-verde. Quella misura era la cifra del governo di Salvini e Di Maio: seguire il consenso del momento, pensare al presente anziché al futuro, subordinare a 200 mila pensionati l'abolizione del superticket sanitario, i bonus famiglia e i tagli al cuneo fiscale che avrebbero, quelli sì, rilanciato l’occupazione femminile e aumentato un po’ il potere d’acquisto dei salari italiani. Usare i soldi allocati male per fare altro è l’essenza delle alternative politiche. Evidentemente questo governo non è un’alternativa a Salvini. O, perlomeno, lo è solo in parte.

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Francesco Cancellato è direttore responsabile del giornale online Fanpage.it. Dal dicembre 2014 al settembre 2019 è stato direttore del quotidiano online Linkiesta.it. È autore di “Fattore G. Perché i tedeschi hanno ragione” (UBE, 2016), “Né sfruttati né bamboccioni. Risolvere la questione generazionale per salvare l’Italia” (Egea, 2018) e “Il Muro. 15 storie dalla fine della guerra fredda” (Egea, 2019)
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