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Prodi dà una scossa al Pd: “Abbiamo perso sei milioni di voti, molti si sono rifugiati nel populismo”

Romano Prodi, ex presidente del Consiglio e presidente della Commissione europea, ha parlato al Forum Europa organizzato dal Pd. Ha sottolineato la difficoltà del partito negli ultimi anni, e ha invitato “riflettere sull’idea di Paese” che si vuole “costruire”. Poi ha elogiato Schlein: “La federatrice del centrosinistra può essere lei”.
A cura di Luca Pons
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Il Pd "ha perso sei milioni di voti in 15 anni", cioè dal momento della sua nascita nel 2007 alle elezioni politiche dell'anno scorso. Lo ha sottolineato Romano Prodi, ex presidente del Consiglio, intervenendo al Forum Europa organizzato dal Pd in questi giorni, che ieri ha visto il discorso di Elly Schlein. Prodi ha sottolineato che negli ultimi anni, "il succedersi di governi di coalizione" formati da partiti diversi "ha fatto sempre prevalere l'oggi sul domani, il compromesso sul progetto".

Il contrario di ciò di cui il Pd ha bisogno: "Dobbiamo riflettere sull'idea di Paese che vogliamo costruire. Nel vuoto, il populismo ha finito per prendere sempre più peso, sia in Italia che altrove". In questo momento serve una coalizione in grado di vincere, e in prospettiva la figura federatrice del centrosinistra potrebbe essere proprio la segretaria Elly Schlein. Prodi lo ha detto a margine, rispondendo ai cronisti: "Ogni momento ha il suo federatore, lei può benissimo esserlo. Il problema è farsi federare…".

Per quanto riguarda i numeri elettorali, Prodi ha sostanzialmente ragione, e anzi avrebbe potuto anche parlare di 7 milioni persi. Alle elezioni politiche del 2008, le prime a cui il Pd prese parte, la neonata forza del centrosinistra ottenne  12 milioni di voti alla Camera e 11 milioni al Senato (per il quale c'era un limite di età diverso). Lo scorso settembre, invece, si è fermato poco sopra i 5 milioni in entrambe le Camere.

L'aumento dell'astensionismo spiega solo in parte il calo: nel 2008 in Italia votarono per la Camera 36 milioni di persone, nel 2022 sono stati 29 milioni. Un calo forte, sì, ma che non ha svantaggiato solo il Pd. Uno dei problemi per Prodi è il populismo e l'incapacità del partito di dare una risposta al suo arrivo: "Il populismo non è un evento casuale, ma il rifugio di chi non trova una casa utile nei partiti, e molti non l'hanno più trovata nel Pd. Dobbiamo trovare una nuova strada per costruire un rapporto forte con la società".

Per ripartire, dunque, il Pd deve mettere al centro un progetto e degli obiettivi chiari, ad esempio il salario minimo: "Noi dobbiamo fare battaglie per il salario minimo, che è ovunque in Europa, e dove non c'è è perché viene assolutamente garantita la giusta retribuzione".

Poi c'è il tema del clima: "Dobbiamo continuare la battaglia per l'ambiente. Non sono molto ottimista: quando i vertici dell'ambiente sono fatti da due Paesi produttori di petrolio di fila, c'è qualcosa che non va", ha detto Prodi, parlando della Cop28 che si è svolta a Dubai, mentre l'anno scorso era in Egitto e l'anno prossimo sarà in Azerbaijan.

Il punto, come è emerso nella storia del Pd, è che sui temi importanti bisogna "procedere con il necessario equilibrio tra radicalismo e riformismo". Questa secondo Prodi deve essere la bussola anche "alle prossime elezioni europee, dove serve un progetto forte per creare una coalizione in grado di vincere".

Nel centrodestra, invece, "Meloni non ha ancora deciso se stare con Bruxelles o con Budapest", ha detto l'ex presidente del Consiglio a margine. E a proposito di Meloni, Elly Schlein ha fatto bene a non andare ad Atreju: "Io non sono mai andato. Il dibattito politico deve essere riportato nelle sue sedi, non bisogna pescare qualcosa per fare uno show". Dal palco Prodi ha continuato a parlare della destra: "Per la destra l'Ue è utile solo quando produce un immediato interesse nazionale. Questo è un grande equivoco della politica europea della nostra destra".

Infine, Prodi ha parlato della politica estera dell'Ue: "Abbiamo un'unità sostanziale solo sull'Ucraina, sul resto la scomposizione è sempre stata drammatica e con questo abbiamo perso il nostro ruolo nel mondo". Serve quindi "una politica estera e una difesa comune", ma senza "un assurdo aumento delle spese militari. Non pensiamo che la parola pacifismo abbia un significato negativo. Dobbiamo proseguire nella razionalizzazione delle spese, nell'esercito europeo, ma anche nella persecuzione della pace".

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