Perché Standard & Poor’s ha confermato il rating dell’Italia e cosa vuol dire per il governo Meloni
È arrivato il verdetto di Standard & Poor's, una delle agenzie di rating più influenti al mondo, sull'Italia. Molti lo attendevano come una sorta di ‘voto' alla gestione economica del governo Meloni, soprattutto sulle scelte fatte nelle ultime settimane con la Nadef e la manovra. Il risultato: rating confermato a BBB, con outlook stabile, cioè con la probabilità che il voto resterà questo anche nel prossimo periodo.
S&P è la prima delle quattro agenzie che si esprimeranno da qui al 17 novembre. Le loro valutazioni influenzano gli investitori, che sono poi quelli che finanziano l'Italia. Perciò, la decisione di ‘abbassare il voto' potrebbe avere effetti negativi per le finanze pubbliche italiane. Il rating di Standard & Poor's, BBB, è praticamente una sufficienza: rientra tra quei voti che permettono di investire sull'Italia con una certa sicurezza, mentre se fosse appena più basso (BB) sarebbe come sconsigliare i titoli italiani agli investitori.
Standard & Poor's comunque non si è limitata a comunicare il nuovo voto, ma ha fatto dei commenti che spiegano meglio il suo parere sull'Italia. Innanzitutto il governo ci metterà più del previsto a consolidare il bilancio dello Stato, sia per le scelte che ha fatto che aumentano il debito pubblico rispetto alle previsioni, sia per l'alto costo del Superbonus 110%.
E visto che il debito resterà su "alti livelli", l'Italia resterà vulnerabile alla situazione economica internazionale. Dall'altra parte, però, l'agenzia dà grande importanza ai fondi europei per il Pnrr: questi dovrebbero portare un "significativo stimolo economico" e aiutare l'Italia a riprendersi.
Attenzione, però, perché il Pnrr è un'arma a doppio taglio. È vero che i soldi di Bruxelles sono la cosa che permette all'Italia di mantenere un voto stabile, ma è anche vero che se i progetti del Piano dovessero avere dei grossi ritardi, il giudizio sull'Italia potrebbe scendere. "Potremmo abbassare i rating", si legge sul sito dell'agenzia, "nel caso in cui la traiettoria di bilancio del governo si discostasse significativamente dai suoi obiettivi". Basterebbe "anche un’attuazione solo parziale delle riforme strutturali economiche e di bilancio, in particolare quelle legate all’erogazione dei fondi Ue del Pnrr".
Insomma, la situazione resta delicata, considerando tutte le difficoltà che il governo sta affrontando proprio nel mettere in pratica il Pnrr. Nel frattempo comunque S&P mantiene un giudizio relativamente positivo, e fa anche le sue stime sulla crescita del Pil. Questo aumenterà dello 0,9% quest'anno (leggermente più ottimistico della previsione del governo Meloni, allo 0,8%), e poi dello 0,7% nel 2024 (qui invece il governo ha dichiarato un numero molto alto, cioè l'1,2%). Nel 2025 si dovrebbe tornare a una crescita un po' più sostenuta, cioè l'1,3%.