Cosa ha detto Meloni al giurì d’onore su Conte e il Mes e quando arriverà la relazione finale
Conte contro Meloni, ultimo atto. Almeno per ora. Il giurì d'onore chiude la fase delle audizioni, dopo aver ascoltato prima il leader del Movimento 5 Stelle e poi la presidente del Consiglio. Ora tocca alla commissione speciale, istituita alla Camera dei deputati su richiesta del presidente grillino, scrivere una relazione conclusiva, che verrà trasmessa all'Aula entro il 9 febbraio. Meno di tre settimane di tempo per decidere chi ha ragione, chi ha torto e soprattutto se – come sostiene Conte – le parole di Meloni sul Mes lo hanno offeso e leso l'onore dell'ex premier. L'audizione di Meloni si è tenuta oggi a mezzogiorno nella sala della biblioteca del presidente a Montecitorio ed è durata poco più di un'ora. Ieri è toccato al leader pentastellato.
La relazione sarà redatta entro il 9 febbraio, ha confermato il presidente Giorgio Mulè. "Non sono emerse circostanze tali che finora hanno spinto i commissari a chiedere una nuova audizione – ha spiegato – Adesso leggeremo il resoconto integrale. Entrambi hanno detto la loro posizione. I commissari non hanno sollevato esigenze di nuove audizioni". Il prossimo passaggio è "quello di studiare, approfondire, mettere a confronto le dichiarazioni del presidente Conte e della presidente Meloni, e poi formarsi un'idea sugli atti parlamentari e tutto ciò che abbiamo a disposizione della commissione – ha continuato Mulè – Successivamente redigeremo la nostra relazione da presentare entro il 9 febbraio. La relazione secondo l'articolo 58 non è soggetta né a discussione né a votazione: viene letta in Aula e l'Aula ne prende atto".
Meloni, insomma, ha riportato la sua versione dei fatti, ma non è uscito nulla delle sue dichiarazioni. "La terzietà e l'imparzialità dei componenti della commissione, per la responsabilità alla quale sono stati chiamati, rappresenta la condizione primaria per svolgere correttamente il lavoro – ha spiegato ancora Mulè – Da questo punto di vista non ho dubbi che l'analisi di ognuno dei commissari sarà uniformata unicamente a una serena e indipendente valutazione dei fatti". E ha avvisato: "Dal punto di vista procedurale, è come se da questo momento il giurì entrasse in una camera di consiglio prolungata, non esce neanche un respiro, fino a quando non verrà letta la relazione in aula".
La relazione non avrà effetti sanzionatori, come ricordato ancora dal vicepresidente della Camera: "Tecnicamente non è una sentenza, il giurì è chiamato a dichiarare la fondatezza o meno di alcune espressioni che sono state utilizzate dalla presidente Meloni e che il presidente Conte ritiene essere false e non veritiere false – ha ribadito Mulè – Il giurì giudica se è fondato o non è fondato quanto detto in Aula".