Una partecipata assemblea al Teatro Quirino Roma ha sancito la nascita del Gruppo Parlamentare "Sinistra Italiana": 31 deputati alla Camera (25 di SEL e 6 fuoriusciti dal PD) e un gruppo al Senato che nascerà presto con lo stesso nome tenendo insieme i sette senatori di Sinistra Ecologia e Libertà e Mineo e due ex M5S. Un gruppo parlamentare che è solo l'inizio di un percorso che dovrebbe portare poi alla nascita di una formazione che punta ad unire le diverse anime a sinistra dal PD. Manca però l'adesione di Pippo Civati e del suo movimento ‘Possibile'. Il "signor no", come bisbigliano a microfoni spenti. Abbiamo voluto chiedergli il perché.
Civati, nasce il gruppo parlamentare "Sinistra Italiana" che Fratoianni, coordinatore di SEL, ha indicato come primo passo verso la costruzione di un partito. Ad oggi ‘Possibile' sembra non aderire. Che succede?
Va chiarita subito una cosa: al di là delle decisioni tra segreterie e dirigenti di partito noi con "Possibile" il 21 novembre a Napoli avremo un'assemblea in cui si discuterà tutti di tutto e quindi anche della posizione da assumere. E anche se è già abbastanza chiara la nostra posizione trovo giusto che sia un'assemblea che faccia esprimere tutte le voci e non certo solo i parlamentari. Io avevo chiesto da mesi che non nascesse un gruppo di leader che solo dopo a cascata costruisse qualcosa ma che fosse un processo partecipato.
Ma sulla prospettiva di unità?
Bisogna naturalmente capire prima un po' di cose. Non so più come dirlo: ma se ci presentiamo alle prossime amministrative con candidati sindaci diversi come possiamo fingere di essere uniti? Pisapia e Vendola mi deridono ma intanto oggi SEL ha firmato le primarie del PD a Milano mentre Fassina ha dichiarato che non sosterrà Sala. Io non riesco più a seguirli, davvero.
Ecco, appunto, facciamo chiarezza…
Subito: credo che sia diverso il metodo, la prospettiva e non credo che noi parlamentari possiamo credere di esaurire le esigenze di un mondo, quello del centrosinistra, che è molto più ampio là fuori. A me non piace una discussione che si risolve in una cerchia ristretta di persone. Io non ce l'ho con loro, voglio chiarire questa cosa e non ho nemmeno spirito di competizione. Per me se le cose non si fanno a modo io posso anche lasciare il passo. Non mi sono mai candidato a guidare la sinistra in nessuna forma, ho solo chiesto di fare passaggi di un certo tipo che purtroppo SEL si è rifiutata di fare.
Tipo i referendum?
Appunto. Oggi ho scoperto che hanno presentato alcuni quesiti che sono praticamente uguali ai nostri, penso ad esempio al referendum sulle trivelle. Noi dobbiamo costruire una sinistra che viva nella società, non nelle stanze della politica. Se dovevamo fare qualcosa di preconfezionato allora sarebbe andata bene SEL, senza bisogno di scioglierla.
Al momento attuale qual è il tema di maggiore distanza tra voi di ‘Possibile' e ‘Sinistra Italiana'?
Sicuramente il rapporto con il Partito Democratico. E poi il valore del dibattito interno. Per come abbiamo concepito ‘Possibile' quello che penso io potrebbe benissimo anche essere minoranza. Mi accusano di fare la prima donna però io ho fatto una proposta dal basso, parliamo di 5000 persone già iscritte a Possibile e saranno loro a dare la linea. Il processo di costruzione del nostro movimento lo finiremo a gennaio e credo che sia difficile che poi si faccia un nuovo partito.
Dicono che ‘Possibile' è il partitino di Pippo Civati…
Queste polemiche mi spiacciono. Facciamo finta che Civati non esista: non mi candiderò, rimarrò a casa se serve a tranquillizzarli però sappiano che io voglio votare un partito organizzato in modo diverso. Perché la pluralità non è determinata dalle stesse persone nella stessa corrente prima nel Pd o in SEL e ora in Sinistra Italiana. C'è un mondo di persone che vorrebbero delle risposte. Cerchiamo di capirlo. E i linguaggi non sono tutti uguali e nemmeno le tradizioni.
‘Possibile' appoggerà i referendum proposti da Fassina e Sinistra Italiana?
Certo. Anche se non mi sembra che ci abbiano dato molto tempo per discuterne. Comunque noi ci siamo, anche perché molti quesiti sono identici ai nostri e quindi saremo coerenti con noi stessi.
Parliamo di Milano. Sembra che Sala sia il "modello Milano", si dice addirittura benedetto anche da Pisapia…
Appunto. Per questo dico che c'è molto da fare. Io sapevo che sarebbe finita così e già sei mesi fa dicevo che bisognava muoversi. Oggi a Milano siamo lontani anni luce da quello schema del 2011 e lo dico con grande dispiacere perché altrimenti io non sarei uscito da un centrosinistra che si è inevitabilmente rotto. Se Pisapia si fosse ricandidato sarebbe stata una bellissima notizia per Milano e anche per me. Intanto segnalo che abbiamo perso sei mesi esatti da quando Pisapia ha dichiarato di non volersi ricandidare.
Roma?
La bella notizia sarebbe stata la candidatura di Walter Tocci ma so che ha già smentito. Dovremo trovare la modalità più larga possibile per trovare un candidato. Magari le primarie le faremo noi, visto che non le farà il PD.
Ma non fa sorridere che a Roma PD e Forza Italia stiano cercando di convincere a candidarsi con loro la stessa persona, Alfio Marchini?
Il partito della nazione c'è. É già successo per la maggioranza in Parlamento. Mi sembra ovvio. Già il governo Letta portava ad esiti di un certo tipo.
Cagliari?
Sono molto più preoccupato di Milano ma non ne parlo perché SEL Sardegna mi ha detto che non posso parlarne perché sono di Monza (ride nda). Alternativa, autonomia, libertà di pensiero e pluralità: queste sono le cose che inseguo fin dalla mia uscita dal Partito Democratico. Se questa discussione l'avessimo fatta insieme il nuovo soggetto politico sarebbe già nato sei mesi fa. Onestamente se devo dirti come vedo la prospettiva secondo me ci sono i partiti che c'erano prima (e che non credo si scioglieranno, penso a Rifondazione Comunista) e sicuramente si potrà andare insieme in alcune elezioni se ci sarà unità di intenti e di programma.
Dicono che voi siete quelli del "no".
Certo. Del resto c'è già Renzi che è l'uomo del sì a tutti i costi. Ma di Renzi non parlo. Noi siamo già fuori da quella storia.